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Licenziamento collettivo: legittima soppressione del ballo

Un primo ballerino ha impugnato il proprio licenziamento, parte di una procedura di licenziamento collettivo avviata da una fondazione lirico-sinfonica a seguito della soppressione dell’intero corpo di ballo. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che la soppressione di un settore aziendale, motivata da ragioni economiche e produttive, costituisce una legittima scelta imprenditoriale. La Corte ha inoltre stabilito che, data la specificità e l’infungibilità delle mansioni dei ballerini, era corretto limitare i criteri di scelta del personale da licenziare al solo corpo di ballo, senza estenderli all’intera azienda.

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Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Licenziamento collettivo per soppressione del corpo di ballo: l’analisi della Cassazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato il delicato tema del licenziamento collettivo nel settore culturale, confermando la legittimità della decisione di una fondazione lirico-sinfonica di sopprimere l’intero corpo di ballo. La pronuncia chiarisce importanti principi sulla libertà di iniziativa economica, sui limiti del sindacato del giudice e sulla corretta applicazione dei criteri di scelta del personale in presenza di professionalità altamente specializzate.

I Fatti del Caso

Un primo ballerino, dipendente di una nota fondazione lirico-sinfonica, impugnava il proprio licenziamento. Il recesso era avvenuto nell’ambito di una procedura di riduzione del personale che aveva portato alla completa cessazione delle attività e alla soppressione del corpo di ballo dell’ente. Il lavoratore lamentava l’illegittimità del licenziamento sotto vari profili, chiedendo la reintegrazione nel posto di lavoro.

Mentre il Tribunale aveva parzialmente accolto le sue ragioni, riconoscendo un’indennità risarcitoria, la Corte d’Appello aveva riformato la decisione, rigettando integralmente le domande del ballerino. La questione è così giunta all’esame della Corte di Cassazione.

La Procedura di Licenziamento Collettivo e le Contestazioni

Il lavoratore contestava la validità della procedura di licenziamento collettivo, sostenendo che la comunicazione di avvio non fosse conforme alla legge. Inoltre, asseriva che la scelta di sopprimere il corpo di ballo fosse irragionevole e discriminatoria, e che i criteri di scelta del personale da licenziare avrebbero dovuto essere applicati all’intero organico della fondazione e non solo ai ballerini.

L’ente datore di lavoro, dal canto suo, difendeva la propria scelta come una decisione imprenditoriale insindacabile, dettata dalla necessità di ridurre costi di produzione divenuti insostenibili a fronte dei ricavi, e inserita in un più ampio piano di risanamento volto a garantire la sopravvivenza della fondazione stessa.

La Decisione della Corte: la legittimità del licenziamento collettivo

La Corte di Cassazione ha rigettato tutti i motivi di ricorso del lavoratore, confermando la sentenza della Corte d’Appello e la legittimità dell’operato della fondazione.

La Soppressione del “Ramo d’Azienda” è una Scelta Imprenditoriale

I giudici hanno ribadito un principio cardine del diritto del lavoro: la scelta di sopprimere un settore aziendale, anche se vitale e prestigioso come un corpo di ballo, rientra nella libertà di iniziativa economica garantita dall’articolo 41 della Costituzione. Tale scelta non è soggetta al sindacato del giudice nel merito, il quale può solo verificare l’effettività della decisione e il nesso causale tra questa e i licenziamenti. Nel caso di specie, la fondazione aveva effettivamente cessato di programmare e mettere in scena produzioni di balletto in modo stabile, rendendo la soppressione reale e non pretestuosa.

L’Infungibilità delle Mansioni e i Criteri di Scelta

Uno dei punti più significativi della sentenza riguarda i criteri di scelta. La Corte ha affermato che è corretto limitare il perimetro di selezione ai soli lavoratori del settore soppresso quando le loro professionalità sono specifiche e infungibili. Le competenze di un tersicoreo, infatti, non sono comparabili né facilmente riconvertibili in quelle di un corista, di un professore d’orchestra o di un impiegato amministrativo. Questa “infungibilità” rende il corpo di ballo una sorta di “ramo d’azienda dematerializzato”, un’articolazione autonoma basata su un “know-how” specifico. Di conseguenza, non era né logico né giuridicamente necessario estendere la comparazione per l’individuazione degli esuberi al restante personale della fondazione.

Il Ruolo del Piano di Risanamento

La Corte ha anche chiarito che le norme sui piani di risanamento per le fondazioni liriche (D.L. n. 91/2013) non introducono un divieto di licenziamento per il personale artistico. Al contrario, impongono una “razionalizzazione” di tale personale. La razionalizzazione è una misura più flessibile rispetto alla mera riduzione numerica prevista per il personale tecnico-amministrativo e può includere, quale extrema ratio, anche il licenziamento per riduzione di personale qualora sia l’unica misura idonea a raggiungere gli obiettivi di risanamento del conto economico.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Suprema Corte si fondano sulla distinzione tra il controllo di legittimità sulla procedura e il merito delle scelte imprenditoriali. Il giudice del lavoro deve verificare che la procedura di licenziamento collettivo sia stata formalmente corretta, che la comunicazione di avvio contenesse tutti gli elementi richiesti per consentire un confronto effettivo con le organizzazioni sindacali e che la decisione di ridurre il personale sia reale e non fittizia. Tuttavia, non può sostituire la propria valutazione a quella dell’imprenditore circa l’opportunità economica o strategica della soppressione di un’attività.

La Corte ha ritenuto che la comunicazione di avvio della procedura fosse valida, in quanto indicava chiaramente le ragioni economiche, la cessazione dell’attività del corpo di ballo e la sua composizione. L’infungibilità delle mansioni dei ballerini è stata la chiave di volta per giustificare la limitazione dei criteri di scelta, conformemente a un orientamento giurisprudenziale consolidato che permette di circoscrivere l’ambito di applicazione dei criteri quando i reparti interessati sono caratterizzati da autonomia e specificità professionale non trasferibile altrove in azienda.

Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante punto di riferimento per i licenziamenti collettivi che interessano settori ad alta specializzazione. Stabilisce che la soppressione di un intero comparto aziendale, se effettiva e motivata da ragioni economiche oggettive, è una scelta legittima. Inoltre, chiarisce che il principio della fungibilità delle mansioni è cruciale per determinare l’ambito di applicazione dei criteri di scelta: dove le competenze sono uniche e non intercambiabili, è corretto limitare la comparazione dei lavoratori al solo gruppo professionale interessato dal taglio.

È legittimo un licenziamento collettivo che riguarda un solo settore aziendale, come un corpo di ballo?
Sì, secondo la Corte di Cassazione è legittimo. La scelta di sopprimere un intero settore aziendale per ragioni tecnico-organizzative e produttive rientra nella libertà di iniziativa economica dell’imprenditore e non è sindacabile dal giudice nel merito, a condizione che la soppressione sia effettiva e non pretestuosa.

Perché i criteri di scelta per il licenziamento non sono stati estesi a tutto il personale della fondazione?
I criteri non sono stati estesi perché le mansioni dei ballerini (tersicorei) sono state ritenute “infungibili”, cioè dotate di una professionalità specifica non comparabile con quella del restante personale (coristi, orchestrali, amministrativi). Questa specificità giustifica la limitazione della platea dei lavoratori da porre in comparazione al solo reparto o settore soppresso.

Un piano di risanamento aziendale vieta i licenziamenti del personale artistico?
No. La normativa specifica per le fondazioni lirico-sinfoniche (art. 11 d.l. n. 91/2013) non vieta il licenziamento del personale artistico, ma impone un obbligo di “razionalizzazione”. La Corte ha interpretato questa norma nel senso che la razionalizzazione può includere varie misure, compreso il licenziamento per riduzione di personale, se necessario per raggiungere l’obiettivo del risanamento economico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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