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Licenziamento collettivo: illegittimo senza confronto

La Corte di Cassazione ha confermato l’illegittimità di un licenziamento collettivo in cui un’azienda aveva limitato la platea dei lavoratori da licenziare a una sola sede geografica, senza confrontare le loro professionalità con quelle dei colleghi di altre sedi. Secondo la Corte, in assenza di comprovate esigenze tecnico-produttive che giustifichino tale limitazione, la comparazione deve avvenire a livello aziendale complessivo per garantire una corretta applicazione dei criteri di scelta. Il ricorso dell’azienda è stato quindi respinto.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Licenziamento Collettivo: Illegittimo se la Scelta è Limitata a una Sola Sede

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia di licenziamento collettivo: l’azienda non può limitare la selezione dei lavoratori da licenziare a una singola unità produttiva se esistono professionalità comparabili in altre sedi. Questa decisione sottolinea l’importanza di una comparazione ampia e oggettiva, pena l’illegittimità del recesso. Analizziamo insieme i dettagli di questo importante caso.

I Fatti del Caso

Una società operante nel settore tecnologico, nell’ambito di una procedura di concordato preventivo, avviava una procedura di licenziamento collettivo. La particolarità del caso risiedeva nel fatto che l’azienda decideva di limitare la platea dei lavoratori interessati esclusivamente al personale della sede de L’Aquila. Un dipendente, licenziato con lettera del 22 dicembre 2017, impugnava il recesso, sostenendone l’illegittimità.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello di L’Aquila davano ragione al lavoratore, dichiarando illegittimo il licenziamento e ordinando la reintegra nel posto di lavoro, oltre al risarcimento del danno. Secondo i giudici di merito, la motivazione fornita dall’azienda per limitare la scelta alla sola sede abruzzese era standardizzata e insufficiente. Era emerso, infatti, che le professionalità dei dipendenti licenziati erano del tutto comparabili a quelle presenti in altre sedi della società e che il loro impiego in altri settori produttivi non avrebbe richiesto una formazione eccessivamente onerosa.

I Motivi del Ricorso dell’Azienda

L’azienda, non accettando la decisione, proponeva ricorso in Cassazione basandosi su sei motivi. Tra i principali, sosteneva:
1. La nullità della sentenza per aver adottato una condanna generica al risarcimento non richiesta.
2. La carenza di interesse ad agire dei lavoratori, dato che il ricorso iniziale era cumulativo e generico per 56 dipendenti.
3. La violazione delle norme sul licenziamento collettivo (art. 5, L. 223/1991), affermando che la comparazione tra dipendenti di sedi diverse, distanti centinaia di chilometri, non fosse esigibile e fosse incompatibile con le esigenze aziendali.
4. L’erronea applicazione della tutela reintegratoria, sostenendo che la violazione dei criteri di scelta costituisse un vizio meramente formale, meritevole al più di una tutela risarcitoria.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione sul Licenziamento Collettivo

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso dell’azienda, confermando le sentenze dei gradi precedenti e consolidando importanti principi giurisprudenziali. I giudici hanno chiarito che, quando si procede a un licenziamento collettivo, il datore di lavoro ha l’obbligo di effettuare una comparazione tra tutti i dipendenti con professionalità fungibili a livello aziendale, e non solo all’interno della singola unità produttiva o sede interessata dalla riorganizzazione.

La Corte ha specificato che una limitazione territoriale della platea dei lavoratori è ammissibile solo se sorretta da oggettive esigenze tecnico-produttive che rendano infungibili i dipendenti di una sede rispetto a quelli delle altre. Nel caso di specie, l’azienda non aveva fornito alcuna prova in tal senso. Al contrario, la motivazione era apparsa generica e incentrata esclusivamente sulla dislocazione geografica, elemento di per sé insufficiente a giustificare la restrizione della scelta.

Irrilevanza dei Costi di Trasferimento e Obbligo di Comparazione

Un punto cruciale della decisione riguarda l’irrilevanza di un eventuale aggravio di costi per l’azienda derivante dal trasferimento di personale da una sede soppressa a un’altra. La regola legale, spiegano i giudici, mira ad assicurare che le ristrutturazioni aziendali abbiano il minor impatto sociale possibile. Pertanto, l’obbligo di comparazione su base nazionale prevale sulle considerazioni puramente economiche legate alla logistica del personale.

La violazione dei criteri di scelta, derivante dalla mancata comparazione estesa, non è stata considerata un mero vizio formale, bensì una violazione sostanziale che incide direttamente sulla legittimità del recesso. Per questa ragione, la Corte ha confermato l’applicazione della tutela reintegratoria, come previsto dall’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori per i casi più gravi.

Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un’importante conferma per la tutela dei lavoratori coinvolti in procedure di riduzione del personale. Viene riaffermato con forza che il perimetro di selezione nel licenziamento collettivo deve coincidere con l’intero complesso aziendale, a meno che l’impresa non dimostri, con ragioni specifiche e oggettive, l’impossibilità di utilizzare i dipendenti di una sede in altre unità produttive. La semplice distanza geografica o i costi di trasferimento non costituiscono una giustificazione valida per derogare a questo principio, garantendo così una maggiore equità e trasparenza nel difficile processo di scelta dei lavoratori da licenziare.

È possibile limitare la platea dei lavoratori in un licenziamento collettivo a una sola sede aziendale?
No, non è possibile limitare la platea dei lavoratori a una singola sede se esistono professionalità comparabili in altre sedi della stessa azienda. La limitazione è ammessa solo in presenza di oggettive e comprovate esigenze tecnico-produttive che rendano infungibile il personale di quella specifica sede.

Quali sono le conseguenze se un’azienda viola i criteri di scelta nel licenziamento collettivo limitando la comparazione a una sola sede?
La violazione dei criteri di scelta, come la mancata comparazione tra tutti i dipendenti con profili professionali simili a livello aziendale, determina l’illegittimità del licenziamento. Secondo la Corte, tale violazione è di natura sostanziale e comporta l’applicazione della tutela reintegratoria, ossia l’obbligo per l’azienda di riassumere il lavoratore.

L’elevato costo del trasferimento di un dipendente in un’altra sede giustifica la sua esclusione dalla comparazione in un licenziamento collettivo?
No, la Corte ha stabilito che l’eventuale aggravio di costi per il trasferimento del personale non è una ragione sufficiente per escludere i lavoratori di una sede dalla comparazione con quelli di altre sedi. La normativa mira a ridurre l’impatto sociale delle ristrutturazioni, un obiettivo che prevale sulle mere convenienze economiche e logistiche dell’azienda.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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