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Licenziamento collettivo: illegittima la scelta per sede

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 3260/2024, ha respinto il ricorso di una società che, in una procedura di licenziamento collettivo, aveva limitato la platea dei dipendenti da licenziare a una sola delle sue sedi. La Corte ha ribadito che, in assenza di comprovate e specifiche esigenze tecnico-produttive che rendano i lavoratori non fungibili, la comparazione deve avvenire su tutta la platea aziendale di dipendenti con mansioni simili. La limitazione territoriale unilaterale costituisce una violazione dei criteri di scelta, comportando l’applicazione della tutela reintegratoria per il lavoratore.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Licenziamento Collettivo: No alla Scelta Basata sulla Sola Sede di Lavoro

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale in materia di licenziamento collettivo: il datore di lavoro non può limitare arbitrariamente la platea dei lavoratori da licenziare a una singola sede aziendale, ma deve estendere la comparazione a tutti i dipendenti con professionalità omogenee presenti nell’intera organizzazione. Questa decisione tutela i lavoratori da scelte discriminatorie basate sulla mera dislocazione geografica.

I Fatti del Caso: La Limitazione Geografica della Scelta

Una società operante nel settore tecnologico, nell’ambito di una procedura di riduzione del personale, decideva di licenziare diversi dipendenti, limitando però la selezione a coloro che operavano esclusivamente presso la sede de L’Aquila. Una lavoratrice impugnava il licenziamento, sostenendo che la sua professionalità fosse fungibile e comparabile con quella di altri colleghi impiegati in diverse sedi della stessa azienda, che non erano state incluse nella procedura. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello le davano ragione, dichiarando illegittimo il licenziamento e ordinando la sua reintegra. La società, non accettando la decisione, ricorreva in Cassazione.

Il Principio di Diritto nel Licenziamento Collettivo

Il cuore della questione ruota attorno all’identificazione della corretta “platea” di dipendenti da considerare per l’applicazione dei criteri di scelta (anzianità, carichi di famiglia, esigenze tecnico-produttive). La società sosteneva che, per ragioni organizzative e geografiche, fosse legittimo circoscrivere la selezione alla sola unità produttiva interessata dalla riorganizzazione.

La Corte di Cassazione, rigettando questa tesi, ha consolidato il suo orientamento. Ha chiarito che, quando la riorganizzazione aziendale ha una portata che supera la singola unità produttiva, la comparazione dei dipendenti deve avvenire a livello nazionale. L’azienda non può unilateralmente restringere il campo ai soli dipendenti di una specifica sede, a meno che non dimostri l’esistenza di ragioni oggettive, tecniche e produttive talmente forti da rendere impossibile la fungibilità del personale tra le diverse sedi. Una motivazione generica o standardizzata, come quella addotta dalla società nel caso di specie, non è sufficiente.

La Violazione dei Criteri di Scelta e la Tutela Reintegratoria

La scelta di limitare la platea dei lavoratori a una sola sede, senza una valida giustificazione, costituisce una violazione diretta dei criteri di scelta imposti dalla legge. Questo vizio, secondo la Corte, non è meramente formale ma sostanziale, poiché incide direttamente sulla corretta individuazione dei lavoratori da licenziare. Di conseguenza, la sanzione applicabile è quella più grave prevista dalla normativa: la tutela reintegratoria. Il licenziamento è stato quindi dichiarato nullo e la lavoratrice ha avuto diritto a essere riammessa nel suo posto di lavoro, oltre al risarcimento del danno.

Le Motivazioni

La Corte ha specificato che la legge sui licenziamenti collettivi mira a garantire che le procedure di ristrutturazione abbiano il minor impatto sociale possibile. Permettere a un’azienda di limitare discrezionalmente la platea dei lavoratori in base alla sede geografica aprirebbe la porta a scelte arbitrarie, vanificando la funzione di garanzia dei criteri di scelta. L’onere di provare l’infungibilità delle mansioni e l’impossibilità di trasferire i lavoratori tra le diverse sedi ricade interamente sul datore di lavoro. Nel caso esaminato, l’azienda non solo non ha fornito tale prova, ma è emerso che le professionalità dei dipendenti licenziati erano pienamente utilizzabili in altre sedi e in altri settori produttivi della società.

Le Conclusioni

Questa pronuncia rappresenta un’importante conferma a tutela dei diritti dei lavoratori coinvolti in procedure di licenziamento collettivo. Stabilisce con chiarezza che la scelta dei dipendenti da licenziare non può essere dettata da comode logiche geografiche, ma deve fondarsi su una valutazione oggettiva e trasparente applicata all’intero complesso aziendale. Le aziende sono quindi chiamate a una maggiore rigorosità nella gestione delle crisi, dovendo sempre dimostrare con fatti concreti le ragioni che impediscono di considerare fungibili i lavoratori delle diverse unità produttive.

In un licenziamento collettivo, un’azienda può limitare la scelta dei dipendenti da licenziare a una sola sede geografica?
No, non può farlo arbitrariamente. Secondo la Corte di Cassazione, la comparazione per la scelta dei lavoratori da licenziare deve avvenire tra tutti i dipendenti con professionalità simili presenti in tutte le sedi aziendali. Una limitazione a una sola sede è possibile solo se l’azienda dimostra specifiche e oggettive ragioni tecnico-produttive che rendono i lavoratori non fungibili tra le varie sedi.

Quali sono le conseguenze se un’azienda viola i criteri di scelta limitando la platea dei lavoratori per ragioni geografiche?
La conseguenza è l’illegittimità del licenziamento. Questa violazione è considerata sostanziale e non meramente formale. Pertanto, la sanzione applicata è la tutela reintegratoria, che comporta l’obbligo per l’azienda di reintegrare il lavoratore nel posto di lavoro e di corrispondergli un risarcimento del danno.

È sufficiente per l’azienda affermare che esistono esigenze organizzative per giustificare la limitazione geografica?
No, non è sufficiente. Una motivazione generica, standardizzata o non supportata da prove concrete non è valida. L’azienda ha l’onere di dimostrare in modo specifico perché le professionalità presenti in una sede non sono comparabili o trasferibili ad altre sedi, evidenziando ostacoli oggettivi e insuperabili alla fungibilità del personale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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