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Licenziamento collettivo fondazioni: quando è valido

Un primo ballerino impugnava il suo licenziamento, parte di un licenziamento collettivo fondazioni a seguito della soppressione del corpo di ballo di un ente lirico-sinfonico. La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del recesso, chiarendo che la scelta di sopprimere un intero settore, basata su ragioni tecnico-organizzative, è insindacabile nel merito e non viola le norme sui piani di risanamento. La sentenza ha inoltre validato la procedura seguita, inclusa la deroga al patrocinio dell’Avvocatura dello Stato.

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Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Licenziamento collettivo fondazioni: quando la soppressione di un settore è legittima?

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 24346 del 10 settembre 2024, offre importanti chiarimenti sul tema del licenziamento collettivo nelle fondazioni lirico-sinfoniche. Il caso analizzato riguarda la soppressione di un intero corpo di ballo e la conseguente procedura di riduzione del personale, una decisione imprenditoriale drastica ma ritenuta legittima dai giudici. Questa pronuncia definisce i confini della scelta datoriale e la validità delle procedure adottate in un settore complesso come quello culturale.

I Fatti del Caso: La Soppressione del Corpo di Ballo

Un primo ballerino, dipendente di una nota Fondazione lirico-sinfonica dal 2002, veniva licenziato nel 2017 a seguito di una procedura di licenziamento collettivo. La ragione addotta dalla Fondazione era la cessazione totale dell’attività del corpo di ballo e la sua conseguente soppressione. Il lavoratore decideva di impugnare il licenziamento, sostenendo la nullità e l’illegittimità del recesso datoriale e chiedendo la reintegrazione nel posto di lavoro.

Le Decisioni dei Giudici di Merito

Sia il Tribunale in primo grado sia la Corte d’Appello rigettavano le doglianze del lavoratore. I giudici territoriali confermavano la validità della procedura di licenziamento. In particolare, la Corte d’Appello motivava la sua decisione affermando che:
1. La costituzione in giudizio della Fondazione tramite un avvocato del libero foro era legittima, in quanto era stata prodotta una delibera che autorizzava la deroga al patrocinio dell’Avvocatura dello Stato.
2. La comunicazione di avvio della procedura conteneva tutti gli elementi richiesti dalla legge (L. 223/1991), specificando le ragioni tecniche ed organizzative, ovvero i costi di produzione superiori ai ricavi, che giustificavano la soppressione del corpo di ballo.
3. La scelta di sopprimere un intero settore aziendale è una decisione imprenditoriale insindacabile dal giudice, tutelata dall’art. 41 della Costituzione.
4. La specificità e l’infungibilità delle mansioni dei ballerini (tersicorei) giustificavano la limitazione della platea dei licenziandi al solo corpo di ballo, senza necessità di applicare i criteri di scelta legali all’intera azienda.

L’Analisi della Corte di Cassazione e il licenziamento collettivo nelle fondazioni

Il lavoratore proponeva ricorso per Cassazione, basandolo su diversi motivi. La Suprema Corte, tuttavia, ha rigettato il ricorso, confermando la sentenza d’appello e consolidando importanti principi in materia di licenziamento collettivo nelle fondazioni.

La questione della rappresentanza legale dell’Ente

La Corte ha chiarito che le fondazioni lirico-sinfoniche possono derogare al patrocinio obbligatorio dell’Avvocatura dello Stato attraverso un’apposita delibera motivata. Tale deroga può riguardare non solo un singolo giudizio, ma anche intere categorie di controversie, come quelle in materia di diritto del lavoro, per ragioni di specialità della materia.

La validità della procedura di licenziamento collettivo fondazioni

Secondo i giudici, la procedura era stata condotta correttamente. La comunicazione di avvio era completa e idonea a consentire alle organizzazioni sindacali di esercitare il proprio ruolo di controllo. La Corte ha ritenuto che l’art. 11 del D.L. n. 91/2013, che impone un piano di risanamento per le fondazioni in crisi, non introduce un divieto di licenziamento per il personale artistico, ma impone un generico obbligo di ‘razionalizzazione’, che può includere anche la riduzione del personale qualora sia l’unica misura idonea a risanare il conto economico.

L’insindacabilità della scelta imprenditoriale

Il punto cruciale della decisione risiede nella conferma che la scelta di sopprimere un’intera articolazione aziendale, come il corpo di ballo, rientra nella libertà di iniziativa economica del datore di lavoro. Se la soppressione è effettiva e non simulata, il giudice non può entrare nel merito della sua convenienza o opportunità. Nel caso di specie, la Fondazione aveva dimostrato di aver cessato stabilmente l’attività di balletto, limitandosi a ricorrere a ballerini esterni solo per esigenze sporadiche e occasionali, circostanza che non smentisce l’effettività della chiusura del settore.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha motivato il rigetto del ricorso basandosi sulla coerenza tra le norme speciali per le fondazioni liriche e la disciplina generale sui licenziamenti collettivi. La professionalità specifica e infungibile dei ballerini rende il corpo di ballo un’articolazione aziendale autonoma. Di conseguenza, in caso di sua soppressione, è corretto limitare la procedura di licenziamento ai soli dipendenti di quel settore, senza dover comparare le loro posizioni con quelle di altro personale (tecnico, amministrativo, orchestrale) con cui non esiste fungibilità di mansioni. La Corte ha inoltre sottolineato che l’occasionalericorso a personale esterno a termine dopo la chiusura non inficia la genuinità della soppressione, ma anzi ne conferma il carattere strutturale.

Le Conclusioni

La sentenza stabilisce che il licenziamento collettivo nelle fondazioni lirico-sinfoniche è legittimo se fondato su una reale e non simulata soppressione di un settore, come il corpo di ballo. Tale scelta imprenditoriale è insindacabile nel merito. La procedura deve rispettare i requisiti formali di comunicazione ai sindacati, ma i criteri di scelta possono essere limitati al personale del settore soppresso se le sue professionalità sono infungibili. Questa decisione fornisce un quadro chiaro per la gestione delle crisi aziendali in un ambito peculiare come quello culturale, bilanciando la tutela dei lavoratori con le esigenze di risanamento economico degli enti.

Una fondazione lirico-sinfonica può farsi difendere da un avvocato privato invece che dall’Avvocatura dello Stato?
Sì, la Corte ha stabilito che, ai sensi dell’art. 43 del r.d. 1611/1933, una fondazione può deliberare motivatamente di non avvalersi dell’Avvocatura dello Stato ‘in casi speciali’. Questi ‘casi speciali’ possono essere individuati anche per categorie di controversie, come quelle relative al diritto del lavoro, e non necessariamente per un singolo giudizio.

È legittimo un licenziamento collettivo che riguarda un intero settore aziendale, come il corpo di ballo?
Sì. La Corte ha confermato che, quando viene soppressa un’intera articolazione aziendale autonoma, caratterizzata da professionalità specifiche e infungibili come quelle dei ballerini, è corretto che la procedura di licenziamento collettivo interessi esclusivamente i lavoratori di quel settore. In questo caso, non si applicano i criteri di scelta legali (carichi di famiglia, anzianità, ecc.) comparando i ballerini con il restante personale dell’ente.

La soppressione del corpo di ballo è considerata valida anche se la fondazione continua ad utilizzare ballerini per spettacoli occasionali?
Sì, la sentenza chiarisce che l’effettività della soppressione non viene meno se la fondazione cessa di svolgere stabilmente l’attività di balletto, limitandosi a ricorrere a ballerini assunti a termine solo in circostanze sporadiche e temporalmente circoscritte. Questo utilizzo occasionale non smentisce la genuinità della scelta imprenditoriale di chiudere strutturalmente il settore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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