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Licenziamento cambio appalto: quando scatta l’obbligo

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha stabilito che un licenziamento per giustificato motivo oggettivo, intimato dalla società uscente poco prima di un cambio appalto, non impedisce l’applicazione della clausola di salvaguardia. La Corte ha chiarito che l’effetto estintivo del rapporto di lavoro si produce solo al termine del periodo di lavoro effettivo, non retroattivamente dall’inizio della procedura. Di conseguenza, se i dipendenti sono ancora in servizio al momento del subentro della nuova azienda, conservano il diritto a essere assunti da quest’ultima, rendendo il licenziamento pretestuoso e inefficace a eludere gli obblighi contrattuali.

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Licenziamento nel Cambio Appalto: Quando il Lavoratore Ha Diritto alla Riassunzione?

Il tema del licenziamento in prossimità di un cambio appalto è fonte di continue controversie legali. Un’azienda può licenziare i propri dipendenti poco prima di perdere un appalto per evitare che la nuova società sia obbligata ad assumerli? La Corte di Cassazione ha offerto un’importante chiarimento, stabilendo che la data di cessazione effettiva del rapporto di lavoro è determinante per l’applicazione delle clausole di salvaguardia occupazionale.

I Fatti del Caso: Un Licenziamento Strategico

Tre lavoratori, impiegati presso un punto di ristoro all’interno di noti studi cinematografici, si sono trovati al centro di una complessa vicenda. La società per cui lavoravano, in procinto di perdere l’appalto per i servizi di ristorazione, ha avviato una procedura di licenziamento per giustificato motivo oggettivo, adducendo come motivazione la soppressione del loro specifico posto di lavoro.

Tuttavia, il licenziamento è stato intimato poco prima del subentro di una nuova azienda nell’appalto. Quest’ultima ha assunto altri dodici lavoratori provenienti dalla vecchia gestione ma ha escluso i tre ricorrenti. I lavoratori hanno impugnato il licenziamento, sostenendo che fosse pretestuoso e finalizzato unicamente a eludere la “clausola di salvaguardia” prevista dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL), che impone alla società subentrante di assumere il personale della precedente.

La Decisione della Cassazione sul licenziamento cambio appalto

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno dato ragione ai lavoratori, e la Corte di Cassazione ha confermato la loro decisione, rigettando il ricorso dell’azienda subentrante. I giudici hanno stabilito che, nonostante la procedura di licenziamento fosse stata avviata in una data antecedente al cambio appalto, ciò che conta è il momento in cui il rapporto di lavoro si è effettivamente estinto.

Poiché i lavoratori avevano continuato a prestare servizio fino all’ultimo giorno di vigenza del vecchio appalto, al momento del subentro della nuova società essi dovevano essere considerati a tutti gli effetti dipendenti “in forza” all’azienda uscente. Di conseguenza, la clausola di salvaguardia era pienamente applicabile e la nuova azienda aveva l’obbligo di assumerli.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha smontato la tesi difensiva dell’azienda ricorrente, basata sulla presunta retroattività degli effetti del licenziamento. Secondo la legge (L. 92/2012), la retroattività riguarda la validità giuridica dell’atto unilaterale di recesso, ma non anticipa l’estinzione del rapporto di lavoro. Quest’ultima si verifica solo alla fine del periodo di preavviso o, come nel caso di specie, all’ultimo giorno effettivamente lavorato (30 aprile).

Pertanto, al 1° maggio, data del cambio appalto, i tre lavoratori erano ancora legalmente dipendenti dell’impresa uscente e rientravano a pieno titolo nel perimetro di applicazione della clausola sociale. La Cassazione ha inoltre evidenziato come il licenziamento non fosse scaturito da reali esigenze produttive dell’azienda uscente, ma fosse stato il risultato di pressioni esterne per permettere alla nuova società di subentrare a condizioni più favorevoli, escludendo parte del personale.

È stata anche respinta la tesi secondo cui il risarcimento del danno dovesse essere diminuito in virtù di eventuali indennità di disoccupazione percepite dai lavoratori (principio del compensatio lucri cum damno), confermando l’orientamento che esclude tale compensazione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Lavoratori e Aziende

Questa ordinanza rafforza la tutela dei lavoratori coinvolti nei cambi di appalto. Il principio affermato è chiaro: un licenziamento per giustificato motivo oggettivo, intimato a ridosso del cambio di gestione, non può essere utilizzato come uno strumento per aggirare gli obblighi di continuità occupazionale previsti dai contratti collettivi. Le aziende devono essere consapevoli che la cessazione del rapporto di lavoro si concretizza solo quando il dipendente smette effettivamente di lavorare. Fino a quel momento, i diritti e le tutele, incluse quelle previste dalle clausole sociali, rimangono pienamente in vigore. Per i lavoratori, questa decisione rappresenta un’importante garanzia contro licenziamenti strategici e pretestuosi.

Quando diventa effettivo un licenziamento per giustificato motivo oggettivo comunicato prima di un cambio appalto?
L’effetto estintivo del rapporto di lavoro si produce non alla data di avvio della procedura, ma al termine dell’ultimo giorno di lavoro effettivo. Fino a quella data, il lavoratore è considerato a tutti gli effetti un dipendente dell’azienda uscente.

Un lavoratore licenziato poco prima del cambio appalto ha diritto a essere assunto dalla nuova azienda?
Sì, se il lavoratore è ancora in servizio fino al giorno del subentro della nuova azienda, la clausola di salvaguardia prevista dal CCNL si applica. La nuova azienda è quindi tenuta ad assumerlo, poiché il licenziamento viene considerato inefficace a escludere tale obbligo.

L’indennità di disoccupazione (NASPI) viene detratta dal risarcimento del danno per mancata assunzione?
No, la Corte di Cassazione ha confermato che l’indennità di disoccupazione non deve essere detratta dal risarcimento del danno spettante al lavoratore per la mancata assunzione in violazione della clausola sociale, rigettando l’applicazione del principio della compensatio lucri cum damno in questo contesto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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