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Licenza marchio: cosa succede se l’uso continua?

Un gruppo musicale ha citato in giudizio un’azienda di bevande per aver continuato a utilizzare il proprio marchio, concesso in licenza, anche dopo la scadenza del contratto. Il Tribunale ha riconosciuto la violazione come contraffazione, condannando l’azienda al pagamento di corrispettivi non versati, royalties arretrate e un cospicuo risarcimento per l’uso illecito del marchio e dell’immagine del gruppo nel periodo post-contrattuale.

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Pubblicato il 24 dicembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile

Licenza Marchio e Contratto Scaduto: Le Conseguenze dell’Uso Indebito del Brand

Il contratto di licenza marchio è uno strumento fondamentale nel mondo del business, permettendo ai titolari di un brand di espandere la propria presenza sul mercato e ai licenziatari di sfruttare la notorietà di un marchio affermato. Ma cosa accade quando il licenziatario, alla scadenza dell’accordo, continua a utilizzare il marchio come se nulla fosse? Una recente sentenza del Tribunale di Venezia, Sezione Specializzata in materia di Impresa, offre una risposta chiara e severa, equiparando tale condotta a una vera e propria contraffazione e stabilendo precisi criteri per il risarcimento del danno.

Il Caso: Contratto Misto tra un Gruppo Musicale e un Birrificio

La vicenda nasce da un contratto stipulato nel 2016 tra i componenti di un noto gruppo musicale e un’azienda produttrice di birra artigianale. L’accordo, della durata di tre anni, era di natura mista, includendo elementi sia del contratto di sponsorizzazione sia della licenza marchio.

Da un lato, il gruppo musicale si impegnava a promuovere il brand del birrificio durante i propri eventi. Dall’altro, il birrificio otteneva la licenza per produrre e commercializzare una birra in edizione limitata, utilizzando il nome e i segni distintivi del gruppo. In cambio, erano previsti due tipi di compenso: un corrispettivo fisso annuale per l’attività di sponsorizzazione e delle royalties variabili per ogni unità di birra venduta.

Alla scadenza del contratto, il 31 dicembre 2018, il birrificio non solo non aveva saldato interamente i corrispettivi dovuti, ma aveva continuato a produrre e vendere la birra, utilizzando il marchio e l’immagine stilizzata del gruppo sulle etichette e sul materiale promozionale. Il gruppo musicale ha quindi agito in giudizio per accertare l’inadempimento contrattuale e la contraffazione del proprio marchio.

La Decisione del Tribunale sulla Licenza Marchio

Il Tribunale ha accolto quasi integralmente le domande del gruppo musicale, condannando l’azienda di bevande su più fronti.

Inadempimento Contrattuale

In primo luogo, è stato accertato l’inadempimento del birrificio riguardo agli obblighi di pagamento sorti durante il periodo di validità del contratto. La società è stata condannata a versare:
1. La quota residua del corrispettivo fisso per la sponsorizzazione del 2018.
2. L’importo totale delle royalties maturate tra il 2016 e il 2018, calcolato da un consulente tecnico d’ufficio (CTU) sulla base dei quantitativi di birra effettivamente venduti, anche in formati (come i fusti) non espressamente previsti ma implicitamente accettati.

Il Tribunale ha rigettato l’eccezione di inadempimento sollevata dal birrificio, secondo cui il gruppo non avrebbe rispettato i propri obblighi promozionali, ritenendola generica e infondata.

Contraffazione del Marchio e Uso Illecito dell’Immagine

Il punto cruciale della sentenza riguarda il periodo successivo alla scadenza del contratto. Il giudice ha stabilito che l’uso del marchio da parte del licenziatario dopo la fine del rapporto contrattuale integra una violazione dei diritti esclusivi del titolare, equiparabile alla contraffazione (ex art. 23 c.p.i.).

Di conseguenza, ha liquidato un risarcimento del danno basato sul criterio della “royalty ragionevole”, ovvero il compenso che l’azienda avrebbe dovuto pagare per ottenere una licenza lecita. Tale importo è stato maggiorato di un terzo per sanzionare l’illecito e coprire ogni ulteriore profilo di danno. Inoltre, il Tribunale ha riconosciuto un ulteriore danno per l’uso indebito dell’immagine stilizzata del gruppo, presente sulle etichette anche dopo la rimozione del nome, liquidato in via equitativa.

Le Motivazioni della Sentenza

La decisione del Tribunale si fonda su principi consolidati in materia di proprietà intellettuale. La motivazione chiave è che la licenza marchio delimita temporalmente il diritto di utilizzo. Qualsiasi sfruttamento che avvenga al di fuori di tale perimetro, in assenza di un rinnovo o di specifiche clausole di “sell-off” (per lo smaltimento delle scorte), è illegittimo e costituisce una lesione del diritto di esclusiva del titolare.

Il giudice ha ritenuto irrilevanti le giustificazioni del birrificio, come la necessità di esaurire le scorte di etichette, poiché il contratto non prevedeva tale facoltà. La sentenza ha inoltre affermato la responsabilità solidale sia dell’azienda committente sia della società che materialmente si occupava della produzione e dell’imbottigliamento, dato lo stretto legame operativo tra le due.

Per la quantificazione del danno, il Tribunale ha seguito l’orientamento secondo cui, in caso di contraffazione, il lucro cessante si presume e può essere liquidato in misura non inferiore ai canoni che il contraffattore avrebbe dovuto pagare. La maggiorazione applicata serve a garantire che la violazione non risulti economicamente conveniente, svolgendo una funzione deterrente.

Conclusioni

Questa sentenza offre importanti lezioni pratiche. Per i titolari di marchi, sottolinea l’importanza di redigere contratti di licenza chiari e completi, che disciplinino in modo inequivocabile la durata, le modalità d’uso e le conseguenze della cessazione del rapporto. È fondamentale prevedere clausole specifiche per la gestione delle scorte residue (clausole di sell-off) per evitare future contestazioni.

Per i licenziatari, il messaggio è ancora più diretto: ignorare la data di scadenza di un contratto di licenza marchio non è una semplice negligenza, ma un illecito grave con conseguenze economiche significative. La prosecuzione dell’uso del brand espone non solo al pagamento di quanto si sarebbe dovuto per una licenza, ma a un risarcimento maggiorato, oltre a possibili ordini di inibitoria e ritiro dei prodotti dal mercato.

L’utilizzo di un marchio dopo la scadenza del contratto di licenza è considerato contraffazione?
Sì, la sentenza stabilisce che l’uso del marchio da parte del licenziatario dopo la scadenza del contratto viola le disposizioni contrattuali relative alla durata della licenza e, pertanto, integra una lesione dei diritti esclusivi del titolare equiparabile alla contraffazione, ai sensi dell’art. 23 del Codice della Proprietà Industriale.

Come viene calcolato il danno per l’uso illecito di un marchio dopo la fine della licenza?
Il danno viene calcolato sulla base del principio della “royalty ragionevole”, ossia il canone che il contraffattore avrebbe dovuto pagare per una licenza lecita. A questo importo base, il Tribunale ha applicato una maggiorazione (nel caso specifico, di 1/3) per risarcire integralmente il danno e sanzionare la natura illecita della condotta.

Chi è responsabile se un’azienda produttrice utilizza un marchio per conto di un’altra azienda committente?
Il Tribunale ha affermato la responsabilità solidale di entrambe le società: sia quella che ha commercializzato il prodotto (committente) sia quella che si è occupata materialmente della produzione e dell’imbottigliamento, specialmente quando, come nel caso di specie, esiste uno stretto legame tra le due entità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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