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Libertà di espressione scientifica e deontologia

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un Ordine professionale contro una psicologa, sanzionata con la radiazione per aver espresso un’opinione favorevole alla regolamentazione della figura del counselor. La Corte ha stabilito che la libertà di espressione scientifica, tutelata dalla Costituzione, prevale sul potere disciplinare dell’Ordine, quando esercitata in un contesto di dibattito tecnico-scientifico e non configuri un concreto avallo all’esercizio abusivo della professione.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Libertà di Espressione Scientifica vs. Deontologia: La Cassazione si Pronuncia

Un Ordine professionale può sanzionare un proprio iscritto per aver espresso un’opinione tecnica in un dibattito? La Corte di Cassazione ha recentemente fornito una risposta chiara, sottolineando il valore della libertà di espressione scientifica. Questo principio fondamentale, tutelato dalla nostra Costituzione, segna un confine preciso al potere disciplinare degli Ordini, anche quando le opinioni espresse appaiono in contrasto con la linea ufficiale dell’ente. La vicenda riguarda una psicologa sanzionata con la massima afflizione, la radiazione, per aver partecipato a un tavolo di lavoro sulla normazione della figura del “counselor”.

I Fatti del Caso: Una Psicologa Sanzionata per le Sue Opinioni

Una professionista psicologa partecipava a un tavolo tecnico presso un ente di normazione nazionale, finalizzato a definire standard per la professione di counselor. Durante i lavori, la professionista esprimeva posizioni che, secondo il suo Ordine professionale di appartenenza, erano volte a legittimare una figura pseudo-professionale in sovrapposizione con quella dello psicologo.

L’Ordine riteneva che tale condotta violasse i doveri deontologici, in particolare l’obbligo di contrastare l’esercizio abusivo della professione. Per l’ente, sostenere la regolamentazione del counseling equivaleva a favorirne l’esercizio abusivo, a discapito della professione protetta di psicologo e dei potenziali utenti. Di conseguenza, l’Ordine irrogava alla professionista la sanzione più severa: la radiazione dall’albo.

Il Percorso Giudiziario e la Libertà di Espressione Scientifica

La professionista impugnava il provvedimento disciplinare. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello le davano ragione, annullando la radiazione. I giudici di merito hanno stabilito un principio cruciale: il sistema giudiziario non può entrare nel merito di un dibattito scientifico per decidere quale opinione sia corretta.

La condotta della psicologa è stata inquadrata come la legittima espressione di un’opinione all’interno di un consesso tecnico-scientifico, un luogo deputato proprio al confronto di idee diverse. Non si trattava di un’azione concreta di avallo di attività illecite, ma di una manifestazione di pensiero in una fase pre-normativa. La questione non era se il counseling fosse o meno sovrapponibile alla psicologia, ma se esprimere un’opinione in merito potesse costituire un illecito disciplinare. Per i giudici, la risposta è stata negativa.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

L’Ordine professionale, non soddisfatto, ricorreva in Cassazione. Gli Ermellini hanno però confermato integralmente la decisione dei giudici d’appello, rigettando il ricorso. La Suprema Corte ha ribadito che il giudice non può essere un arbitro della verità scientifica. Il compito della magistratura non è risolvere controversie scientifiche, ma valutare se una condotta violi la legge.

Il punto centrale, secondo la Corte, è che la libertà di espressione scientifica è un diritto fondamentale protetto dagli articoli 21 e 33 della Costituzione. Questo diritto non può essere compresso dal potere disciplinare di un ordine professionale. Un iscritto non può essere sanzionato per aver manifestato un’opinione dissenziente rispetto alla linea ufficiale dell’Ordine, specialmente se ciò avviene in un contesto appropriato come una consensus conference o un tavolo tecnico, il cui scopo è proprio quello di raccogliere e confrontare punti di vista diversi.

La condotta della psicologa è stata definita come mera espressione di un’opinione, non come un atto di favoreggiamento dell’esercizio abusivo della professione. Per configurare l’illecito deontologico previsto dall’art. 8 del Codice Deontologico, sarebbe stato necessario un comportamento concreto volto a promuovere o avallare attività abusive, non la semplice partecipazione a un dibattito.

Conclusioni: Un Principio Fondamentale per Tutti i Professionisti

La decisione della Cassazione stabilisce un principio di portata generale: il potere disciplinare degli Ordini professionali incontra un limite invalicabile nei diritti costituzionali fondamentali, tra cui la libertà di manifestazione del pensiero. Un professionista ha il diritto di partecipare al dibattito scientifico e culturale del suo settore, anche esprimendo posizioni critiche o minoritarie, senza per questo temere sanzioni disciplinari.

Questa sentenza rafforza l’autonomia intellettuale dei professionisti e garantisce che il progresso scientifico e normativo possa nutrirsi di un confronto aperto e plurale, al riparo da censure preventive basate su posizioni precostituite. Per gli Ordini, è un monito a esercitare il proprio potere disciplinare per sanzionare condotte concretamente lesive della professione e degli utenti, e non per reprimere il dissenso intellettuale.

Un ordine professionale può sanzionare un iscritto per aver espresso un’opinione scientifica contraria alla linea dell’ordine?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la libertà di espressione del pensiero scientifico, costituzionalmente garantita, non può essere compressa dal potere disciplinare dell’ordine. Un’opinione espressa in un legittimo dibattito tecnico-scientifico non costituisce, di per sé, un illecito disciplinare, anche se contraria alla posizione ufficiale dell’ente.

Partecipare a un dibattito sulla regolamentazione di una professione affine costituisce un illecito deontologico?
No, secondo la sentenza. La mera partecipazione a un tavolo tecnico, anche esprimendo posizioni favorevoli alla normazione di una figura professionale potenzialmente concorrente, rientra nell’esercizio della libertà di pensiero e non integra di per sé un avallo all’esercizio abusivo della professione, come definito dall’art. 8 del Codice Deontologico degli Psicologi.

Qual è il ruolo del giudice di fronte a una controversia di natura scientifica?
Il giudice non può agire come arbitro della verità scientifica né è chiamato a risolvere dibattiti accademici. Il suo compito è limitato a verificare se una determinata condotta costituisca un illecito secondo le norme giuridiche, nel rispetto dei diritti fondamentali della persona, come la libertà di espressione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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