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Liberazione fideiussore: quando la banca è esente?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di alcuni fideiussori che chiedevano la liberazione dalla garanzia. Essi sostenevano che la banca avesse concesso nuovo credito al debitore principale nonostante il peggioramento delle sue condizioni economiche. La Corte ha stabilito che la richiesta di liberazione fideiussore richiede una prova rigorosa e specifica del peggioramento patrimoniale del debitore, prova che i ricorrenti non hanno fornito. Il ricorso è stato respinto in quanto basato su censure di merito e non su vizi di legittimità.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Liberazione fideiussore: la prova del peggioramento spetta al garante

Quando un fideiussore può ritenersi libero dai propri obblighi se la banca concede nuovo credito a un debitore in difficoltà? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fornisce chiarimenti cruciali sull’onere della prova, ribadendo un principio fondamentale: per ottenere la liberazione fideiussore ai sensi dell’art. 1956 del Codice Civile, non basta lamentare una condotta poco trasparente della banca, ma è necessario dimostrare con elementi concreti il peggioramento delle condizioni economiche del debitore.

I fatti del caso: la concessione di nuovo credito

La vicenda trae origine da un decreto ingiuntivo emesso da un istituto di credito nei confronti di alcuni fideiussori per il debito contratto dal debitore principale. I garanti si erano opposti al decreto, sostenendo che la banca avesse illegittimamente concesso un ulteriore finanziamento al debitore nel 2007, nonostante le sue condizioni patrimoniali fossero già visibilmente peggiorate. A loro avviso, tale condotta avrebbe dovuto liberarli dall’obbligo di garanzia, in applicazione dell’art. 1956 c.c.

La decisione dei giudici di merito

Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello hanno respinto le doglianze dei fideiussori. Entrambi i giudici hanno concluso che i garanti non avevano fornito prove sufficienti a dimostrare il presupposto fondamentale per l’applicazione della norma invocata: il significativo peggioramento delle condizioni patrimoniali del debitore principale al momento della nuova concessione di credito, tale da rendere notevolmente più difficile il soddisfacimento del credito stesso. La semplice allegazione di un saldo passivo del conto corrente o dell’omesso versamento di imposte è stata ritenuta insufficiente.

I motivi del ricorso e l’onere della prova nella liberazione fideiussore

I fideiussori hanno quindi proposto ricorso per cassazione, basandolo su tre motivi principali:
1. La violazione dei principi di buona fede e correttezza (artt. 1175 e 1375 c.c.).
2. La falsa applicazione dell’art. 1956 c.c. sulla liberazione fideiussore.
3. L’omesso esame di un fatto decisivo, relativo al mancato accoglimento delle loro richieste istruttorie.

Il nucleo della difesa dei ricorrenti si basava sull’idea che la banca avesse agito senza la dovuta diligenza, aggravando la loro posizione di garanti. Tuttavia, come vedremo, la Suprema Corte ha ritenuto tali motivi inammissibili.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando le decisioni dei gradi precedenti. Le motivazioni della Corte si concentrano sulla natura del giudizio di legittimità e sui limiti del suo sindacato.

La critica di merito e la mancanza di prove

I giudici hanno chiarito che i primi due motivi di ricorso non denunciavano una reale violazione di legge, ma si risolvevano in una critica alla valutazione dei fatti operata dai giudici di merito. La Cassazione non è una terza istanza di giudizio dove si possono rivalutare le prove o i fatti. La Corte ha sottolineato che i ricorrenti non si sono confrontati con le rationes decidendi della sentenza d’appello, la quale aveva evidenziato in modo chiaro e sequenziale le mancanze probatorie:
– I fideiussori non avevano nemmeno allegato in modo specifico gli elementi da cui desumere il peggioramento patrimoniale del debitore.
– Gli elementi offerti (come il mancato pagamento di imposte) erano inadeguati a dimostrare tale peggioramento.
– Le prove richieste erano generiche ed esplorative, non idonee a supportare la domanda.

L’inammissibilità delle nuove questioni in Cassazione

Anche il terzo motivo è stato giudicato inammissibile. La Corte ha ricordato che, in base all’art. 348-ter c.p.c., quando una sentenza d’appello conferma la decisione di primo grado basandosi sulle stesse ragioni di fatto, il ricorso per cassazione per omesso esame di un fatto decisivo è precluso. Inoltre, la Corte ha ribadito che le censure relative alla valutazione delle prove sono di competenza esclusiva del giudice di merito.

Infine, la Corte ha dichiarato inammissibili anche le nuove questioni (come la prescrizione o la nullità di alcune clausole) sollevate dai ricorrenti nella memoria finale, poiché le memorie illustrative non possono integrare o ampliare i motivi di ricorso già presentati.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un principio cardine in materia di fideiussione: chi intende avvalersi della liberazione fideiussore prevista dall’art. 1956 c.c. ha un onere probatorio stringente. Non è sufficiente contestare genericamente il comportamento della banca o allegare indizi vaghi. È indispensabile fornire prove concrete, specifiche e decisive del fatto che, al momento della concessione del nuovo credito, le condizioni patrimoniali del debitore si erano deteriorate a tal punto da compromettere seriamente le possibilità di recupero del credito. In assenza di tale prova rigorosa, la garanzia resta pienamente valida ed efficace.

Cosa deve provare un fideiussore per essere liberato dalla garanzia ai sensi dell’art. 1956 c.c.?
Il fideiussore deve provare che, al momento della concessione di nuovo credito da parte della banca, le condizioni patrimoniali del debitore principale erano peggiorate a tal punto da rendere notevolmente più difficile il soddisfacimento del credito. La prova deve essere specifica e non basata su allegazioni generiche.

È sufficiente per il fideiussore lamentare una condotta poco trasparente della banca per ottenere la liberazione?
No. Secondo la Corte, una mera censura sulla condotta della banca, anche se definita ‘poco trasparente’, non è sufficiente. Il fideiussore deve concentrarsi sulla prova rigorosa del peggioramento delle condizioni economiche del debitore, che è il presupposto oggettivo richiesto dalla norma.

È possibile presentare nuove argomentazioni legali o eccezioni per la prima volta nella memoria finale davanti alla Corte di Cassazione?
No. La Corte ha ribadito che le memorie depositate ai sensi dell’art. 380-bis.1 c.p.c. hanno la sola funzione di chiarire e illustrare i motivi di ricorso già enunciati nell’atto introduttivo. Non possono essere utilizzate per introdurre nuove eccezioni, motivi di impugnazione o questioni di dibattito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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