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Lex mitior e sanzioni: guida alla sentenza 13071/2024

La Corte di Cassazione, con la sentenza 13071/2024, affronta il caso di un amministratore di un istituto scolastico sanzionato per lavoro nero e appalto illecito. La Corte stabilisce due principi chiave: primo, un processo penale concluso per prescrizione non impedisce l’applicazione di sanzioni amministrative per gli stessi fatti (principio del ‘ne bis in idem’ non violato). Secondo, e più importante, alle sanzioni amministrative di natura punitiva si deve applicare la legge più favorevole (lex mitior), anche se successiva alla violazione. La sentenza è stata quindi cassata con rinvio per il ricalcolo delle sanzioni.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Lex Mitior nelle Sanzioni sul Lavoro: La Cassazione Applica la Legge Più Favorevole

Con la sentenza n. 13071 del 13 maggio 2024, la Corte di Cassazione ha stabilito un principio di fondamentale importanza in materia di sanzioni amministrative per il lavoro nero, affermando la piena applicabilità del principio della lex mitior, ovvero della legge più favorevole. Questa decisione chiarisce che le sanzioni amministrative con una forte carica afflittiva devono essere trattate, sotto il profilo delle garanzie, alla stregua di sanzioni penali.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un’ordinanza-ingiunzione emessa dal Ministero del Lavoro nei confronti dell’amministratore di un istituto scolastico. A seguito di un’ispezione, era stata accertata l’occupazione irregolare di oltre 40 docenti. Formalmente, i docenti erano dipendenti di una cooperativa che aveva un contratto di appalto di servizi con l’istituto. Tuttavia, gli ispettori avevano concluso che si trattava di un appalto fittizio, configurando una somministrazione illecita di manodopera e, di conseguenza, un rapporto di lavoro subordinato diretto con l’istituto. Per queste violazioni, era stata irrogata una sanzione amministrativa di oltre 270.000 euro.

L’Iter Processuale e le Censure del Ricorrente

L’amministratore si era opposto alla sanzione, ma sia il Tribunale di Pescara che la Corte d’Appello di L’Aquila avevano respinto le sue ragioni. Giunto in Cassazione, il ricorrente ha basato il suo appello su tre motivi principali, ma i più rilevanti erano due profili legati al primo motivo:

1. Violazione del ‘ne bis in idem’: Il ricorrente sosteneva che non potesse essere sanzionato in via amministrativa per fatti che erano già stati oggetto di un procedimento penale, seppur conclusosi con una declaratoria di prescrizione dei reati.
2. Violazione della ‘lex mitior’: Veniva lamentata l’applicazione di una normativa sanzionatoria più severa, in vigore al momento della commissione dei fatti, anziché quella più favorevole introdotta successivamente ma prima dell’emissione dell’ordinanza-ingiunzione.

La Decisione della Cassazione sulla Lex Mitior

La Corte di Cassazione ha ritenuto il secondo e il terzo motivo di ricorso inammissibili, in quanto miravano a una rivalutazione dei fatti già accertati dai giudici di merito. Ha invece accolto, per quanto di ragione, il primo motivo, concentrandosi sulla questione della lex mitior.

La Corte ha riconosciuto che le sanzioni amministrative per il lavoro nero, data la loro elevata afflittività e la loro funzione deterrente, hanno una natura “sostanzialmente penale”. Per giungere a questa conclusione, ha fatto riferimento ai cosiddetti “criteri Engel”, elaborati dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, che guardano alla qualificazione giuridica dell’illecito, alla sua natura e alla severità della sanzione.

Poiché la sanzione in esame ha natura punitiva, ad essa devono estendersi le garanzie fondamentali previste per la materia penale, tra cui il principio di retroattività della legge più favorevole, sancito sia a livello costituzionale (art. 3 Cost.) che convenzionale (art. 7 CEDU).

L’Applicazione del Principio del Ne Bis in Idem

Sul primo punto, invece, la Corte ha respinto la censura. Ha chiarito che il principio del ne bis in idem non è violato quando il procedimento penale si conclude con una sentenza di “non doversi procedere per intervenuta prescrizione”. Tale pronuncia, infatti, non è una decisione sul merito dei fatti (come un’assoluzione o una condanna), ma una declaratoria di estinzione del reato per il decorso del tempo. Di conseguenza, non preclude lo svolgimento di un parallelo procedimento amministrativo sanzionatorio che, peraltro, persegue finalità complementari e distinte da quelle penali.

Le Motivazioni della Corte

Il cuore della motivazione risiede nel bilanciamento tra il principio tempus regit actum, generalmente applicato alle sanzioni amministrative dall’art. 1 della Legge 689/1981, e le garanzie costituzionali ed europee. La Cassazione, richiamando una pronuncia della Corte Costituzionale (n. 63/2019), afferma che quando una sanzione amministrativa assume carattere e finalità “punitiva”, non vi è ragione di negare l’applicazione della lex mitior.

La logica è chiara: se il legislatore, in un momento successivo, ritiene che una certa condotta meriti una sanzione meno severa, o non la meriti affatto, non sarebbe ragionevole continuare ad applicare la vecchia e più aspra sanzione. Questo principio di eguaglianza e ragionevolezza impone di applicare la legge che riflette il mutato apprezzamento sociale e giuridico dell’illecito.

Conclusioni

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso limitatamente al profilo della lex mitior. Ha cassato la sentenza d’appello e ha rinviato la causa a una diversa sezione della Corte d’Appello di L’Aquila. Il giudice del rinvio dovrà ora rideterminare l’importo della sanzione amministrativa applicando la normativa più favorevole intervenuta nel frattempo.

Questa sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale di grande importanza: le garanzie del diritto penale non sono confinate al solo perimetro formale dei reati, ma si estendono a tutte quelle sanzioni che, per natura e severità, hanno una funzione punitiva, assicurando così una tutela più forte dei diritti dei cittadini anche nei confronti del potere sanzionatorio della pubblica amministrazione.

Una sanzione amministrativa può essere applicata se per gli stessi fatti un processo penale si è concluso per prescrizione?
Sì. Secondo la Corte, una sentenza di non doversi procedere per prescrizione non è una decisione nel merito (assoluzione o condanna) e quindi non preclude l’avvio o la conclusione di un procedimento sanzionatorio amministrativo per i medesimi fatti, che persegue finalità diverse e complementari.

Alle sanzioni amministrative per lavoro nero si applica sempre la legge in vigore al momento della violazione?
No. La sentenza chiarisce che se le sanzioni amministrative hanno una natura e una finalità “punitiva” e un’elevata afflittività, deve essere applicato il principio della lex mitior, ovvero la legge più favorevole al trasgressore, anche se entrata in vigore dopo la commissione del fatto.

Cosa rende una sanzione amministrativa ‘sostanzialmente penale’ secondo la Corte?
La sua natura sostanzialmente penale viene determinata utilizzando i “criteri Engel” della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo: la qualificazione giuridica dell’illecito nel diritto nazionale, la natura stessa dell’illecito e, soprattutto, il grado di severità della sanzione in cui l’interessato rischia di incorrere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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