LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Legittimo affidamento: no tutela se l’atto è instabile

Un imprenditore agricolo ha citato in giudizio un ente pubblico per danni, lamentando la lesione del suo legittimo affidamento. Aveva fatto base su una circolare temporanea, emessa a seguito di un provvedimento cautelare del giudice, che è stata in seguito superata. La Corte di Cassazione ha respinto la sua richiesta, stabilendo che non può sorgere un legittimo affidamento tutelabile da un atto amministrativo di cui si conosce la natura provvisoria e la sottoposizione a un giudizio pendente. L’affidamento, in questo caso, non era incolpevole.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Legittimo Affidamento: Nessun Risarcimento se si Confida in un Atto Provvisorio

Il principio del legittimo affidamento rappresenta un pilastro fondamentale nel rapporto tra cittadini e Pubblica Amministrazione. Esso tutela chi, in buona fede, ha confidato nella validità di un atto amministrativo, subendo poi un danno a causa della sua successiva rimozione. Tuttavia, una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha tracciato una linea netta: questa tutela non si applica quando l’atto su cui si basa l’aspettativa è palesemente provvisorio e instabile. Analizziamo insieme la vicenda.

I Fatti del Caso: L’Imprenditore e la Circolare “Instabile”

Un imprenditore agricolo aveva richiesto dei contributi comunitari (P.A.C.), basando la sua domanda su una circolare di un Ente Erogatore. Questa circolare era stata emessa in ottemperanza a un’ordinanza cautelare del Consiglio di Stato, che aveva temporaneamente sospeso una precedente circolare più restrittiva. L’imprenditore, quindi, presentò la sua domanda durante il periodo in cui la norma a lui favorevole era in vigore.

Successivamente, però, i giudici amministrativi (prima il TAR e poi il Consiglio di Stato in via definitiva) diedero torto agli agricoltori, ripristinando la validità della circolare originaria, quella più restrittiva. Di conseguenza, la domanda dell’imprenditore venne respinta. Sentendosi danneggiato, l’imprenditore citò in giudizio l’Ente Erogatore, sostenendo di aver riposto un legittimo affidamento nella circolare temporanea e chiedendo il risarcimento del danno subito.

La Decisione dei Giudici di Merito

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello diedero ragione all’imprenditore. Secondo i giudici di merito, l’Ente Erogatore aveva violato il dovere di buona fede e correttezza. Pur in un contesto di incertezza normativa, l’Ente avrebbe dovuto adottare una “condotta collaborativa”, ad esempio concedendo una remissione in termini per consentire all’imprenditore di modificare la sua domanda. L’aver generato un’aspettativa, seppur basata su un atto provvisorio, per poi frustrarla, fu ritenuto un comportamento illecito e fonte di responsabilità risarcitoria.

Il Principio del Legittimo Affidamento secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha ribaltato completamente la decisione. I giudici supremi hanno chiarito che, per ottenere tutela, il legittimo affidamento deve essere incolpevole. Non può essere considerato incolpevole un affidamento basato su un provvedimento amministrativo che è noto per essere:

1. Temporaneo: La circolare favorevole era stata emanata esplicitamente in esecuzione di un’ordinanza cautelare, per sua natura provvisoria.
2. Sub iudice: L’Ente stesso aveva precisato che l’efficacia della circolare era sospesa “solo per la campagna 2014” e si riservava di comunicare l’esito del giudizio di merito.

Il richiedente, pertanto, era (o avrebbe dovuto essere) pienamente consapevole della precarietà della situazione giuridica. La sua aspettativa non era basata su un atto stabile e definitivo, ma su una situazione fluida e soggetta all’esito di un contenzioso giudiziario.

Le Motivazioni: Perché l’Aspettativa non era Incolpevole?

La Corte ha affermato un principio cruciale: l’efficacia di un atto amministrativo non è di per sé sufficiente a fondare un affidamento meritevole di tutela. È necessario un convincimento ragionevole sulla correttezza della condotta dell’Amministrazione. Tale convincimento viene meno quando il cittadino è consapevole che l’atto è instabile, illegittimo o sub iudice.

Il dovere di comportarsi secondo buona fede, sottolinea la Cassazione, non è “a senso unico”. Incombe sull’Amministrazione, ma anche sul privato. Un cittadino che conosce la caducità potenziale di un provvedimento a sé favorevole non può vantare un affidamento incolpevole. Confidare in un atto che si sa essere esposto al rischio di annullamento non è un comportamento che l’ordinamento può proteggere con un risarcimento.

In sostanza, la proposizione di una domanda formalmente lecita ratione temporis non genera un’aspettativa legittima se chi la propone è a conoscenza della pendenza di un giudizio che potrebbe travolgere la norma su cui si fonda la domanda stessa.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La decisione della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche. Stabilisce che un cittadino non può invocare il legittimo affidamento per ottenere un risarcimento se ha agito sulla base di provvedimenti amministrativi provvisori, emanati in pendenza di giudizio. La consapevolezza della natura precaria dell’atto esclude la “colpa” dell’Amministrazione e, soprattutto, la “non colpevolezza” dell’affidamento del privato.

Questo principio rafforza un’idea di responsabilità condivisa: il cittadino deve agire con prudenza e diligenza, tenendo conto non solo della lettera dell’atto amministrativo, ma anche del contesto in cui esso si inserisce, specialmente quando è in corso un contenzioso che ne mette in discussione la validità. Confidare ciecamente in una vittoria giudiziaria altrui è un rischio che, se si realizza in senso negativo, non può essere posto a carico della collettività attraverso il risarcimento del danno.

È possibile ottenere un risarcimento per aver fatto affidamento su un provvedimento amministrativo che poi è stato annullato?
Sì, è possibile, ma solo a condizione che l’affidamento sia ‘incolpevole’. Secondo la Corte, la tutela risarcitoria è esclusa se il privato era a conoscenza della natura provvisoria e instabile del provvedimento, come nel caso di un atto emesso in esecuzione di una misura cautelare e in pendenza di un giudizio di merito.

Cosa significa che il legittimo affidamento deve essere ‘incolpevole’?
Significa che la fiducia riposta dal cittadino nell’atto della Pubblica Amministrazione deve essere ragionevole e non viziata da colpa grave. Non è incolpevole chi confida in un atto pur sapendo, o potendo sapere con l’ordinaria diligenza, che la sua validità è precaria e soggetta a una successiva decisione giudiziaria definitiva.

Il dovere di buona fede della Pubblica Amministrazione vale anche se il cittadino è a conoscenza dell’instabilità di un provvedimento?
Il dovere di buona fede è reciproco e non ‘a senso unico’. Incombe sull’Amministrazione ma anche sul privato. Pertanto, se il privato è consapevole della potenziale caducità di un atto a lui favorevole, non può pretendere che il principio di buona fede lo protegga dalle conseguenze negative derivanti dalla successiva rimozione di quell’atto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati