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Legittimazione passiva solidale: Università e Ospedale

La Corte di Cassazione ha confermato il principio della legittimazione passiva solidale tra Università e Azienda Ospedaliera Universitaria per i crediti retributivi del personale. In un caso riguardante una richiesta di equiparazione stipendiale, il ricorso dell’Università è stato dichiarato inammissibile per vizi procedurali, in particolare per non aver impugnato tutte le ‘rationes decidendi’ della sentenza d’appello e per la mancata specificità dei motivi. La Corte ha ribadito che il dipendente può agire contro una sola delle amministrazioni per l’intero credito.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Legittimazione Passiva Solidale: Università e Ospedale Responsabili per gli Stipendi

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale nei rapporti di lavoro del personale universitario impiegato presso le aziende ospedaliere. Il principio della legittimazione passiva solidale impone che sia l’Università sia l’Azienda Ospedaliera siano congiuntamente responsabili per le obbligazioni retributive. Questa decisione sottolinea l’importanza non solo del diritto sostanziale del lavoratore, ma anche del rigore procedurale necessario per far valere le proprie ragioni in giudizio.

I Fatti del Caso: Una Richiesta di Equiparazione Stipendiale

La vicenda ha origine dalla richiesta di una dipendente universitaria, in servizio presso un’Azienda Ospedaliera Universitaria, di ottenere il pagamento di una somma a titolo di ‘equiparazione stipendiale’. La lavoratrice aveva agito inizialmente solo contro l’Università per vedersi riconosciute differenze retributive per un determinato periodo.

L’Università, opponendosi alla richiesta, aveva chiamato in causa l’Azienda Ospedaliera, sostenendo che l’onere economico dovesse ricadere su quest’ultima. Tuttavia, sia il Tribunale in primo grado sia la Corte d’Appello hanno dato ragione alla dipendente, respingendo le difese dell’ateneo. La Corte territoriale, in particolare, ha ribadito un principio consolidato: la sussistenza di una legittimazione passiva solidale tra le due amministrazioni. Ciò significa che il dipendente ha il diritto di richiedere l’intero pagamento a una sola di esse, salvo poi il diritto di quest’ultima di rivalersi sull’altra per la quota di competenza.

Il Principio della Legittimazione Passiva Solidale tra Università e Policlinico

Il cuore della questione giuridica risiede nella natura del rapporto che lega il personale universitario ‘strutturato’ al Servizio Sanitario Nazionale. Sebbene il rapporto di impiego formale sia con l’Università, il personale svolge un rapporto di servizio presso l’Azienda Ospedaliera. Questa duplicità di rapporti genera una cogestione che, secondo la giurisprudenza costante delle Sezioni Unite della Cassazione, si traduce in una responsabilità solidale per le obbligazioni retributive.

La solidarietà, prevista dall’art. 1294 del codice civile, opera ogni volta che più soggetti sono obbligati per la medesima prestazione. In questo contesto, il lavoratore può scegliere liberamente di agire nei confronti dell’Università, dell’Azienda Ospedaliera o di entrambe per ottenere quanto gli spetta.

La Decisione della Cassazione e l’Inammissibilità del Ricorso

L’Università ha presentato ricorso in Cassazione, basandolo su due motivi principali: la violazione delle norme sulla chiamata in garanzia del terzo e l’errata applicazione della normativa che disciplina la ripartizione degli oneri finanziari. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per ragioni squisitamente procedurali, senza entrare nel merito della questione sostanziale, che peraltro risulta già consolidata in giurisprudenza.

L’Inammissibilità del Ricorso per Vizi Procedurali

Il rigetto del ricorso si è fondato su due pilastri procedurali:
1. Mancata impugnazione di tutte le ‘rationes decidendi’: La Corte d’Appello aveva basato la sua decisione su due distinte argomentazioni. L’Università, nel suo ricorso, ne ha contestata solo una, tralasciando la seconda. Secondo un principio consolidato, quando una decisione è sorretta da più ragioni autonome, il ricorrente ha l’onere di contestarle tutte, pena l’inammissibilità del ricorso.
2. Violazione dell’onere di specificità: Il ricorso faceva riferimento a documenti, come l’atto di chiamata in causa del terzo e un Lodo Arbitrale, senza trascriverne le parti rilevanti né indicare con precisione dove fossero reperibili nel fascicolo processuale. Questa omissione viola l’art. 366, n. 6, del codice di procedura civile, che impone al ricorrente di essere specifico per consentire alla Corte di decidere sulla base dei soli atti di parte.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha motivato la propria decisione di inammissibilità evidenziando i gravi deficit procedurali del ricorso. In primo luogo, ha sottolineato come la sentenza d’appello avesse una doppia motivazione per respingere la tesi dell’Università sulla chiamata in causa dell’Azienda Ospedaliera. Non solo i giudici di secondo grado avevano interpretato l’atto in modo diverso da una richiesta di manleva, ma avevano anche rilevato che l’Università non aveva formulato uno specifico motivo d’appello contro l’omessa pronuncia del Tribunale sulla presunta domanda di garanzia. Il ricorso in Cassazione, attaccando solo la prima delle due ragioni, era quindi destinato a fallire, poiché la seconda ragione, non contestata, era da sola sufficiente a sostenere la decisione.

In secondo luogo, riguardo al Lodo Arbitrale invocato dall’Università per regolare i rapporti economici interni con l’Azienda, la Corte ha ribadito che tali accordi interni non possono essere opposti al creditore esterno (la lavoratrice). La solidarietà passiva serve proprio a tutelare il creditore, che può esigere l’intera prestazione da uno qualsiasi dei debitori, indipendentemente dai loro patti interni sulla ripartizione del debito.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza in esame offre importanti spunti pratici. In primo luogo, rafforza la tutela del personale universitario che opera in ambito sanitario, confermando la loro facoltà di agire contro l’ente che ritengono più solvibile o più facile da convenire in giudizio. In secondo luogo, costituisce un severo monito per le parti processuali sull’importanza del rispetto rigoroso delle regole procedurali, specialmente nel giudizio di Cassazione. Un ricorso, anche se fondato nel merito, può essere dichiarato inammissibile se non rispetta i requisiti di specificità e completezza nell’impugnazione. Infine, chiarisce che gli accordi interni tra co-debitori solidali hanno efficacia solo tra di loro e non possono pregiudicare i diritti del creditore.

Chi è responsabile per il pagamento delle differenze retributive del personale universitario che lavora in un’azienda ospedaliera?
Secondo la Corte, sia l’Università (con cui intercorre il rapporto di impiego) sia l’Azienda Ospedaliera (con cui intercorre il rapporto di servizio) sono solidalmente responsabili. Il dipendente può quindi chiedere il pagamento dell’intero importo a una sola delle due amministrazioni.

Perché il ricorso dell’Università è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per due principali vizi procedurali: primo, non ha impugnato tutte le ragioni giuridiche (‘rationes decidendi’) su cui si basava la sentenza d’appello; secondo, non ha rispettato l’onere di specificità, omettendo di trascrivere o localizzare con precisione i documenti essenziali a sostegno dei suoi motivi.

Un accordo interno tra due debitori (come un Lodo Arbitrale) può essere opposto al creditore?
No. La Corte ha chiarito che gli accordi che regolano i rapporti interni tra debitori solidali, come un Lodo Arbitrale che stabilisce come ripartire un pagamento, non possono essere opposti al creditore. Il creditore ha il diritto di chiedere l’intero pagamento a uno qualsiasi dei debitori, come previsto dal principio della solidarietà passiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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