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Legittimazione passiva PA: chi risponde dei contributi?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7291/2024, ha stabilito che la Regione non ha legittimazione passiva PA nelle cause per il riconoscimento del servizio pre-ruolo ai fini del TFR, intentate da lavoratori assunti da un Comune nell’ambito di leggi sull’occupazione giovanile. Anche se la Regione finanziava il progetto e ha disposto il successivo utilizzo dei lavoratori, il datore di lavoro formale resta il Comune. Di conseguenza, la domanda contro la Regione è stata rigettata.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Legittimazione Passiva PA: La Regione Paga ma non è Datore di Lavoro

Identificare correttamente contro chi agire in giudizio è il primo, fondamentale passo per far valere i propri diritti. Un errore su questo punto può compromettere l’intera causa. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un complesso caso di legittimazione passiva PA (Pubblica Amministrazione), chiarendo chi sia il responsabile per i contributi del servizio pre-ruolo di alcuni dipendenti pubblici. La vicenda vede protagoniste alcune lavoratrici che, dopo anni di precariato presso un Comune, chiedevano il riconoscimento di quel periodo ai fini del TFR, citando in giudizio la Regione che aveva finanziato il loro impiego. Vediamo come la Corte ha risolto la questione.

I Fatti del Caso: Lavoratrici Precarie e la Richiesta di Contributi

Tre lavoratrici avevano prestato servizio per anni presso un Comune siciliano, assunte sulla base di specifiche leggi nazionali e regionali per l’occupazione giovanile. Successivamente, erano state immesse nei ruoli di un’azienda sanitaria locale. Le lavoratrici hanno quindi agito in giudizio per ottenere il riconoscimento del loro servizio ‘pre-ruolo’ (svolto presso il Comune) ai fini del calcolo del trattamento di fine rapporto (TFR).

La loro richiesta, tuttavia, non è stata rivolta al Comune, loro datore di lavoro originario, bensì alla Presidenza della Regione, sostenendo che quest’ultima fosse il soggetto passivamente legittimato. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello hanno rigettato la domanda, spingendo le lavoratrici a ricorrere in Cassazione.

L’Analisi Normativa e la Questione della Legittimazione Passiva PA

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione di una serie di leggi stratificatesi nel tempo, volte a favorire l’occupazione giovanile. Le lavoratrici sostenevano che, dato il ruolo della Regione nel finanziare i progetti e nel disporre il loro successivo utilizzo presso le unità sanitarie, fosse la Regione il vero soggetto obbligato al versamento dei contributi.

Le Leggi sull’Occupazione Giovanile

La Corte ha ripercorso l’iter normativo, partendo dalla legge statale n. 285/1977 e dalle successive leggi regionali siciliane (n. 37/1978 e n. 125/1980). Questa normativa permetteva ai Comuni e ad altri enti di assumere giovani con contratti di formazione, finanziati in gran parte dalla Regione. Lo scopo era quello di stabilizzare, nel tempo, questi lavoratori precari.

Il Ruolo della Regione e quello del Comune

L’analisi della Cassazione è stata netta: le leggi autorizzavano i Comuni ad assumere direttamente il personale. Il rapporto di lavoro, quindi, si costituiva tra i lavoratori e il Comune. Il fatto che la Regione fornisse i fondi necessari (art. 14 L.R. 125/1980) o autorizzasse l’utilizzo del personale presso altri enti (come le USL, secondo l’art. 9 L.R. 32/1983) non era sufficiente a trasformare la Regione in datore di lavoro.

La Decisione della Cassazione sulla Legittimazione Passiva PA

La Corte Suprema ha dichiarato infondato il ricorso delle lavoratrici. Ha stabilito che, per tutto il periodo di servizio pre-ruolo, le lavoratrici erano a tutti gli effetti dipendenti del Comune. Di conseguenza, qualsiasi pretesa relativa a quel rapporto di lavoro, inclusa quella sui contributi per il TFR, doveva essere rivolta al Comune e non alla Regione. La Presidenza della Regione è stata quindi ritenuta carente di legittimazione passiva PA.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha motivato la sua decisione sulla base di un principio chiaro: la titolarità del rapporto di lavoro. La giurisprudenza consolidata (citando Cass. n. 6398/1995 e Cass. SU n. 12262/1992) ha sempre riconosciuto che l’assunzione di giovani secondo la legge n. 285/1977 da parte di un ente locale costituisce un vero e proprio rapporto di pubblico impiego con quell’ente. L’intervento finanziario o organizzativo di un’altra amministrazione (la Regione) non modifica la natura di questo rapporto. Pertanto, la Regione non può essere chiamata a rispondere di obblighi che derivano da un contratto di lavoro di cui non è mai stata parte. La Corte ha inoltre specificato che l’utilizzo successivo del personale presso le ASL è avvenuto in una fase successiva e non può retroattivamente modificare la natura del rapporto originario con il Comune.

Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale in tema di contenzioso nel pubblico impiego: l’onere finanziario non coincide necessariamente con la titolarità del rapporto di lavoro. Per i lavoratori, questa decisione sottolinea l’importanza cruciale di individuare con esattezza il datore di lavoro formale per far valere le proprie pretese. Per le pubbliche amministrazioni, chiarisce che il finanziamento di progetti o il coordinamento di personale non implica un’assunzione di responsabilità per gli obblighi contrattuali di altri enti. La mancanza di legittimazione passiva PA è un ostacolo procedurale insormontabile che porta al rigetto della domanda, indipendentemente dalla sua fondatezza nel merito.

Chi è considerato il datore di lavoro quando un ente pubblico finanzia un progetto di lavoro svolto presso un altro ente?
Secondo la Corte, il datore di lavoro è l’ente che formalmente procede all’assunzione e con cui si instaura il rapporto di pubblico impiego, anche se un altro ente (in questo caso la Regione) fornisce i fondi o autorizza l’utilizzo del personale.

La Presidenza della Regione ha legittimazione passiva nelle cause per il TFR di lavoratori assunti da Comuni sulla base delle leggi sull’occupazione giovanile?
No. La Corte ha stabilito il principio secondo cui la Presidenza della Regione Siciliana non è legittimata passivamente in queste cause, poiché il rapporto di lavoro pre-ruolo intercorreva con i Comuni che hanno effettuato le assunzioni.

Il fatto che la Regione abbia disposto il trasferimento dei lavoratori dal Comune a un’azienda sanitaria cambia la titolarità del rapporto di lavoro precedente?
No, il successivo utilizzo del personale presso le aziende sanitarie locali, disposto dalla Regione, è una fase successiva che non modifica la natura del rapporto di lavoro originario intrattenuto con il Comune. Pertanto, il Comune resta l’unico responsabile per gli obblighi relativi a quel periodo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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