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Legittimazione passiva equa riparazione: chi paga?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 11454/2025, chiarisce la questione della legittimazione passiva equa riparazione quando il ritardo processuale coinvolge sia la giurisdizione ordinaria che quella amministrativa. La Corte stabilisce che ogni Ministero risponde esclusivamente per i ritardi avvenuti nella propria sfera di competenza, escludendo la responsabilità solidale. Nel caso specifico, il Ministero della Giustizia è stato escluso dalla condanna, poiché il ritardo si era verificato solo nella fase di ottemperanza amministrativa, di competenza del Ministero dell’Economia e delle Finanze.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Legittimazione Passiva Equa Riparazione: la Cassazione Chiarisce Chi Paga per i Ritardi dello Stato

Quando un cittadino subisce un’ingiusta lungaggine processuale, ha diritto a un’equa riparazione. Ma cosa accade se il ritardo si accumula in fasi diverse e davanti a giurisdizioni differenti, come quella civile e quella amministrativa? La questione centrale diventa quella della legittimazione passiva equa riparazione, ovvero chi sia il soggetto corretto da citare in giudizio per ottenere il risarcimento. Con la recente ordinanza n. 11454 del 2025, la Corte di Cassazione ha fornito un principio guida fondamentale: la responsabilità non è solidale, ma va attribuita specificamente al Ministero nel cui ambito si è verificato il ritardo.

I Fatti di Causa: Un’Odissea Giudiziaria per un Risarcimento

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda una cittadina che, dopo aver ottenuto un decreto per un indennizzo ai sensi della Legge Pinto, si è trovata di fronte all’inadempimento dello Stato. Per ottenere quanto le spettava, è stata costretta a intraprendere un ulteriore percorso giudiziario: un giudizio di ottemperanza dinanzi al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR).

Purtroppo, anche questo secondo procedimento si è protratto per un tempo irragionevole, superando i due anni e mezzo. La cittadina ha quindi avviato una nuova azione per equa riparazione, questa volta per il ritardo accumulato nella fase di ottemperanza. La Corte d’Appello, pur riconoscendo il suo diritto, aveva condannato in solido sia il Ministero della Giustizia che il Ministero dell’Economia e delle Finanze.

Il Ministero della Giustizia ha però presentato un ricorso incidentale, sostenendo di non avere alcuna responsabilità, poiché il primo procedimento (quello monitorio) si era concluso in soli dieci giorni, un tempo più che ragionevole. Il ritardo ingiustificato era avvenuto interamente nella fase amministrativa, di competenza del MEF.

La Decisione della Corte sulla Legittimazione Passiva Equa Riparazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso incidentale del Ministero della Giustizia, ribaltando la decisione di merito. Il principio affermato è di cruciale importanza: quando una pretesa riparatoria deriva da ritardi maturati in procedimenti di diversa natura (in questo caso, civile e amministrativo), il giudice deve distinguere le responsabilità.

Non si applica una regola di prevalenza né una responsabilità solidale. Al contrario, è necessario individuare separatamente quale Amministrazione sia responsabile per il ritardo di ciascun giudizio. Il giudice deve determinare l’importo gravante su ciascun Ministero in base alla durata eccessiva del procedimento di rispettiva competenza.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha motivato la sua decisione sulla base di una lettura chiara della normativa. La legge individua in maniera disgiunta i soggetti passivamente legittimati per l’eccessiva protrazione di procedimenti diversi. Ogni Ministero è custode della ragionevole durata dei processi che si svolgono sotto la sua giurisdizione.

Nel caso specifico, la fase monitoria dinanzi al giudice ordinario era durata appena dieci giorni. Era evidente, quindi, che non vi fosse alcun presupposto per condannare il Ministero della Giustizia. L’irragionevole durata era interamente ed esclusivamente attribuibile al giudizio di ottemperanza svoltosi dinanzi al giudice amministrativo. Di conseguenza, l’unico soggetto tenuto a versare l’indennizzo era il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF).

La Suprema Corte, decidendo nel merito, ha quindi cassato la precedente pronuncia e ha condannato il solo MEF al pagamento della somma di 1.000,00 euro, oltre interessi. Ha inoltre rigettato il ricorso principale della cittadina, che lamentava un’errata liquidazione delle spese legali, confermando la correttezza del calcolo operato dalla Corte territoriale basato sul criterio del decisum.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza offre un’indicazione pratica fondamentale per cittadini e avvocati che si confrontano con le lungaggini della giustizia. Chi intende agire per ottenere un’equa riparazione per ritardi accumulati in diverse fasi processuali e davanti a diverse giurisdizioni deve prestare la massima attenzione nell’individuare la corretta legittimazione passiva equa riparazione.

È necessario citare in giudizio specificamente il Ministero responsabile per ogni singolo segmento di ritardo. Un’azione legale rivolta indistintamente a più amministrazioni o a quella sbagliata rischia di essere respinta, almeno in parte. La responsabilità per la lentezza della giustizia, secondo la Cassazione, non è un fardello da condividere, ma un onere preciso che ricade sull’amministrazione che ha effettivamente causato il danno.

Quando un processo per equa riparazione coinvolge sia la giustizia ordinaria che quella amministrativa, chi è tenuto a pagare l’indennizzo?
La responsabilità è suddivisa. Ogni Ministero (della Giustizia per il processo ordinario, dell’Economia e delle Finanze per quello amministrativo) è responsabile solo per il ritardo avvenuto nella fase di sua specifica competenza. Non è prevista una responsabilità solidale.

Cosa si intende per legittimazione passiva nel contesto della legge sull’equa riparazione?
Si intende l’individuazione del soggetto giuridico corretto da citare in giudizio come convenuto. La sentenza chiarisce che il soggetto passivamente legittimato è il Ministero nel cui ambito si è verificato il ritardo di durata irragionevole.

Se la fase civile di un procedimento è durata un tempo ragionevole, ma la successiva fase di ottemperanza amministrativa no, il Ministero della Giustizia è comunque responsabile?
No. Come stabilito dalla Corte, se il ritardo è attribuibile unicamente alla fase di ottemperanza dinanzi al giudice amministrativo, la responsabilità e l’obbligo di risarcimento ricadono esclusivamente sul Ministero dell’Economia e delle Finanze.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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