LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Legittimazione passiva e ritardo: chi paga il conto?

Un cittadino ha citato il Ministero della Giustizia per l’eccessiva durata di un procedimento, inclusa la fase amministrativa di ottemperanza. La Corte di Cassazione ha stabilito che in questi casi la legittimazione passiva è condivisa: è necessario citare in giudizio sia il Ministero della Giustizia per la fase ordinaria, sia il Ministero dell’Economia e delle Finanze per quella amministrativa. La causa è stata quindi rinviata per includere il secondo ministero e ripartire correttamente la responsabilità del ritardo.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Legittimazione Passiva per Ritardo Processuale: Chi Paga se il Giudizio è Misto?

Ottenere un risarcimento per l’eccessiva durata di un processo è un diritto sancito dalla Legge Pinto. Ma cosa accade quando il ritardo accumulato non dipende da un solo organo giudiziario? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto cruciale: la corretta identificazione del soggetto da citare in giudizio, ovvero la legittimazione passiva, specialmente quando la procedura si snoda tra giustizia ordinaria e amministrativa.

I Fatti del Caso: Un Risarcimento che si Fa Attendere

Un cittadino, dopo aver vinto una causa per ottenere un’equa riparazione a causa di un processo troppo lungo, si è trovato di fronte a un nuovo ostacolo: il mancato pagamento da parte dello Stato. Per ottenere quanto gli spettava, è stato costretto prima a intraprendere un’azione esecutiva e poi a ricorrere al giudice amministrativo con un giudizio di ottemperanza.

Anche questa seconda sequenza di procedimenti si è protratta in modo irragionevole. Di conseguenza, il cittadino ha avviato una nuova causa per equa riparazione, citando in giudizio unicamente il Ministero della Giustizia per il ritardo complessivo. La Corte d’Appello, pur riconoscendo il suo diritto, ha ridotto l’importo e lo ha condannato a pagare parte delle spese legali, spingendolo a ricorrere in Cassazione.

La Questione della Legittimazione Passiva Davanti alla Cassazione

Il Ministero della Giustizia, a sua volta, ha presentato un ricorso incidentale, sollevando una questione determinante: la sua legittimazione passiva era solo parziale. Il Ministero ha sostenuto di essere responsabile unicamente per il ritardo generato nell’ambito della giustizia ordinaria, mentre il ritardo accumulato durante il giudizio di ottemperanza, di competenza del giudice amministrativo, doveva essere imputato al Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF).

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha accolto parzialmente il ricorso del Ministero, chiarendo un principio fondamentale. Sebbene ai fini del calcolo della durata totale e della tempestività della domanda il processo (cognizione, esecuzione e ottemperanza) sia considerato un unicum, questa unità non cancella le distinte responsabilità delle amministrazioni coinvolte.

La Suprema Corte ha stabilito che:
1. La responsabilità per il ritardo nella fase davanti ai giudici ordinari ricade sul Ministero della Giustizia.
2. La responsabilità per il ritardo nella fase del giudizio di ottemperanza, che si svolge davanti ai giudici amministrativi (TAR e Consiglio di Stato), ricade sul Ministero dell’Economia e delle Finanze.

Di conseguenza, la Corte d’Appello aveva sbagliato a non considerare l’eccezione del Ministero. Quando il ritardo è imputabile a diverse branche della giustizia, il cittadino deve citare in giudizio tutte le amministrazioni competenti. La legittimazione passiva è, in questi casi, suddivisa e non può essere attribuita a un solo ministero.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Cittadini

La decisione della Cassazione annulla la sentenza precedente e rinvia il caso alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare la questione con la partecipazione di entrambi i Ministeri. Questa pronuncia ha importanti implicazioni pratiche: chiunque intenda chiedere un risarcimento per ritardi processuali che coinvolgono sia la giurisdizione ordinaria che quella amministrativa deve prestare la massima attenzione a identificare e citare in giudizio tutti i soggetti corretti.

La mancata evocazione di una delle amministrazioni responsabili può compromettere l’esito della causa o, come in questo caso, portare all’annullamento della decisione. La sentenza ribadisce l’importanza di una corretta individuazione della legittimazione passiva per garantire l’efficacia della tutela dei propri diritti, ripartendo correttamente il ‘conto’ del ritardo tra i diversi rami dello Stato che lo hanno causato.

Quando un processo per equa riparazione (Legge Pinto) è seguito da un giudizio di ottemperanza, chi bisogna citare in giudizio per l’eccessivo ritardo complessivo?
Bisogna citare in giudizio sia il Ministero della Giustizia, per il ritardo relativo alla fase davanti al giudice ordinario, sia il Ministero dell’Economia e delle Finanze, per il ritardo relativo alla fase del giudizio di ottemperanza davanti al giudice amministrativo.

Il processo di cognizione, esecuzione e ottemperanza viene considerato un blocco unico ai fini della Legge Pinto?
Sì, viene considerato un blocco unico per calcolare la durata totale e per determinare il momento da cui decorre il termine di sei mesi per presentare la domanda di equa riparazione. Tuttavia, questa unicità non elimina la distinta responsabilità (e quindi la distinta legittimazione passiva) delle diverse amministrazioni coinvolte.

Cosa succede se si cita in giudizio solo un Ministero quando la responsabilità del ritardo è di più amministrazioni?
L’amministrazione citata può eccepire il difetto di legittimazione passiva per la parte di ritardo che non le compete. Il giudice, come stabilito in questo caso dalla Cassazione, deve ordinare l’integrazione del contraddittorio, cioè la chiamata in causa dell’altro Ministero. L’omissione di questo adempimento porta all’annullamento della sentenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati