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Legittimazione passiva condominio: chi può ricorrere?

Un gruppo di condomini impugnava una sentenza che annullava una delibera sulla ripartizione di spese legali. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per difetto di legittimazione attiva. La decisione ribadisce il principio della legittimazione passiva del condominio: solo l’amministratore, e non i singoli condomini, può resistere in giudizio e impugnare sentenze relative a controversie sulle spese comuni.

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Legittimazione Passiva Condominio: Chi Può Impugnare una Sentenza Sfavorevole?

La questione della legittimazione passiva condominio è un tema cruciale e spesso dibattuto. Chi rappresenta il condominio in giudizio? E, soprattutto, chi ha il potere di impugnare una sentenza sfavorevole? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su questo aspetto, stabilendo una chiara linea di demarcazione tra il ruolo dell’amministratore e quello dei singoli condomini nelle controversie relative alla gestione delle spese comuni. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine dall’impugnazione di una delibera assembleare da parte di una condomina. L’assemblea aveva approvato e ripartito pro quota le spese per l’assistenza legale sostenute dal condominio in un precedente giudizio, addebitandole anche alla condomina in questione. Quest’ultima, tuttavia, in quel giudizio si era difesa autonomamente, separando la sua posizione da quella del condominio.

Il Tribunale, in riforma della decisione del Giudice di Pace, accoglieva l’impugnazione della condomina, annullando la delibera. La motivazione del Tribunale era chiara: essendosi la condomina difesa in proprio, era venuto meno il rapporto di rappresentanza con il difensore del condominio, e quindi le relative spese non potevano essere poste a suo carico.

Contro questa sentenza, alcuni condomini, agendo autonomamente, hanno proposto ricorso per cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione: il Ruolo dell’Amministratore

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, non entrando nel merito della questione ma fermandosi a un aspetto procedurale fondamentale: la carenza di legittimazione dei singoli condomini a proporre l’impugnazione.

La Corte ha ribadito un principio ormai consolidato nella giurisprudenza: nelle controversie che riguardano l’impugnazione di delibere assembleari relative alla ripartizione delle spese comuni, la legittimazione passiva condominio spetta esclusivamente all’amministratore. Questo significa che solo l’amministratore, in rappresentanza dell’ente condominiale, può resistere in giudizio e, di conseguenza, impugnare una sentenza sfavorevole.

Le Motivazioni della Scelta sulla Legittimazione Passiva Condominio

Il cuore della motivazione risiede nella distinzione tra due tipi di controversie condominiali.

1. Controversie sui diritti dei singoli sulle parti comuni: In questo caso, ogni condomino vanta una posizione di comproprietario pro quota. Si tratta di un diritto soggettivo autonomo e distinto da quello del condominio inteso come entità unitaria. In queste liti, che investono direttamente il diritto di proprietà del singolo, quest’ultimo ha il potere di agire o resistere in giudizio in modo indipendente.

2. Controversie sulla gestione delle cose e dei servizi comuni: Le liti relative all’impugnazione di delibere, come quella sulla ripartizione delle spese, rientrano in questa categoria. Qui, la legge individua nell’amministratore l’unico soggetto legittimato a rappresentare il condominio. La legittimazione passiva, quindi, è concentrata in capo all’amministratore. Di conseguenza, anche il potere di impugnare una sentenza sfavorevole spetta a lui, previa eventuale autorizzazione o ratifica dell’assemblea, e non ai singoli condomini.

Poiché il caso in esame riguardava la ripartizione di una spesa comune, il ricorso proposto autonomamente dai singoli condomini è stato giudicato inammissibile per difetto di legittimazione.

Conclusioni

Questa ordinanza rafforza un principio fondamentale per la corretta gestione dei contenziosi condominiali. Distingue nettamente le situazioni in cui il singolo condomino può agire a tutela di un proprio diritto reale da quelle in cui la gestione della lite è affidata all’amministratore come rappresentante dell’intera compagine. Per le impugnazioni di delibere su spese comuni, l’unico interlocutore processuale è il condominio, rappresentato dal suo amministratore. I singoli condomini non possono scavalcare questa figura e proporre autonomamente gravame contro una sentenza che vede soccombente il condominio. Tale regola garantisce ordine processuale ed evita la frammentazione delle iniziative legali, a tutela di una gestione unitaria e coerente degli interessi comuni.

Chi ha la legittimazione a resistere in giudizio quando viene impugnata una delibera condominiale sulla ripartizione delle spese?
La legittimazione passiva, ovvero la capacità di essere convenuto in giudizio, spetta esclusivamente all’amministratore di condominio, in quanto rappresentante dell’ente.

Un singolo condomino può impugnare autonomamente una sentenza sfavorevole al condominio in una causa sulla ripartizione delle spese?
No. Secondo la Corte di Cassazione, in questo tipo di controversie il potere di impugnazione spetta all’amministratore, che rappresenta il condominio. Un ricorso presentato dal singolo condomino è inammissibile per carenza di legittimazione.

In quali casi un singolo condomino può agire o resistere in giudizio autonomamente?
Un singolo condomino può agire in modo autonomo solo nelle controversie che investono direttamente il suo diritto di proprietà sulle parti comuni dell’edificio. In tali casi, egli è titolare di una situazione giuridica soggettiva distinta e autonoma rispetto a quella del condominio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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