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Legittimazione passiva condominio: chi citare

Un gruppo di proprietari citava in giudizio un condominio per ottenere una servitù di passaggio coattiva sui suoi terreni. Sebbene i tribunali di primo e secondo grado avessero dato loro ragione, la Corte di Cassazione ha annullato la decisione. Il motivo? La causa avrebbe dovuto essere intentata contro i singoli condòmini e non contro l’amministratore. La Corte ha chiarito che la legittimazione passiva condominio, in azioni che incidono sui diritti reali dei singoli proprietari, spetta a questi ultimi in litisconsorzio necessario.

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Legittimazione Passiva Condominio: L’Amministratore Non Basta per le Azioni Reali

Quando si intende costituire una servitù di passaggio su un’area comune, a chi bisogna notificare l’atto di citazione? All’amministratore o a tutti i singoli condòmini? La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 27700/2025, ha fornito una risposta chiara, ribadendo un principio fondamentale in materia di legittimazione passiva condominio. La questione è cruciale: un errore su questo punto può invalidare l’intero processo. La Suprema Corte ha stabilito che per le azioni reali, che incidono direttamente sul diritto di proprietà dei singoli, è indispensabile convenire in giudizio tutti i proprietari, in quanto litisconsorti necessari.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine dalla richiesta di alcuni proprietari di fondi, ritenuti interclusi, di ottenere la costituzione di una servitù coattiva di passaggio, sia pedonale che carrabile, su un’area di proprietà di un condominio. Il Tribunale di primo grado accoglieva la domanda, costituiva la servitù e determinava un’indennità a favore del condominio. La decisione veniva confermata anche dalla Corte d’Appello, che rigettava il gravame proposto dal condominio.

Insoddisfatto, il condominio ricorreva in Cassazione, sollevando, tra i vari motivi, una questione pregiudiziale di carattere processuale: l’azione era stata promossa unicamente nei confronti dell’amministratore e non di tutti i singoli condòmini. Secondo il ricorrente, trattandosi di un’azione reale destinata a limitare il diritto di proprietà di ciascun condòmino sulle parti comuni, la partecipazione al giudizio di tutti i comproprietari era necessaria.

L’Analisi della Corte sulla Legittimazione Passiva del Condominio

La Corte di Cassazione ha accolto il primo motivo di ricorso, ritenendolo fondato e assorbente rispetto a tutti gli altri. I giudici hanno chiarito la distinzione fondamentale tra le azioni che rientrano nelle attribuzioni dell’amministratore e quelle che esulano dai suoi poteri rappresentativi.

L’articolo 1131 del codice civile conferisce all’amministratore la rappresentanza del condominio e la facoltà di agire e resistere in giudizio per le questioni riguardanti le parti comuni. Tuttavia, questo potere è circoscritto alla gestione e conservazione dei beni comuni. Non si estende, invece, alle azioni che incidono sulla sfera dominicale e sui diritti reali dei singoli condòmini. Un’azione volta a costituire una servitù coattiva, infatti, non è un atto di mera gestione, ma un atto che impone una limitazione permanente al diritto di proprietà di ogni singolo condòmino.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha ribadito che il condominio è un ente di gestione, privo di personalità giuridica autonoma. La proprietà delle parti comuni appartiene pro quota ai singoli condòmini. Di conseguenza, un’azione legale che mira a modificare, limitare o estendere tali diritti reali deve necessariamente coinvolgere i titolari di tali diritti.

La costituzione di una servitù coattiva è un’azione reale che incide sulla sostanza del diritto di proprietà. Pertanto, si configura un’ipotesi di litisconsorzio necessario: la sentenza, per essere valida ed efficace, deve essere pronunciata nei confronti di tutti i comproprietari del fondo servente. La rappresentanza dell’amministratore, in questo contesto, non è sufficiente a garantire il corretto contraddittorio, poiché la decisione finale va a toccare la sfera patrimoniale e giuridica individuale di ciascun proprietario.

Le Conclusioni

La sentenza in esame ha un’importante implicazione pratica: chiunque intenda promuovere un’azione reale su parti comuni di un condominio (come la costituzione di una servitù, l’accertamento dell’usucapione, etc.) deve convenire in giudizio tutti i singoli condòmini, e non limitarsi a notificare l’atto al solo amministratore. In caso contrario, il processo è viziato da un difetto di legittimazione passiva e la sentenza eventualmente emessa sarà nulla. La Corte di Cassazione ha quindi cassato la sentenza impugnata e rinviato la causa al Tribunale di primo grado, affinché il giudizio venga ripreso dall’inizio, ma questa volta con la partecipazione di tutti i soggetti necessari.

Chi deve essere citato in giudizio per costituire una servitù coattiva su un’area condominiale?
È necessario citare in giudizio tutti i singoli condòmini in quanto comproprietari dell’area, e non solo l’amministratore del condominio.

Perché l’amministratore di condominio non ha la legittimazione passiva in questo tipo di cause?
Perché la costituzione di una servitù è un’azione reale che incide direttamente sul diritto di proprietà dei singoli condòmini, esulando dai poteri di ordinaria gestione e conservazione delle parti comuni che la legge attribuisce all’amministratore.

Cosa succede se viene citato in giudizio solo l’amministratore in un’azione reale?
Il processo è viziato da un difetto di legittimazione passiva e di contraddittorio. La sentenza emessa è nulla e deve essere cassata, con rinvio della causa al giudice di primo grado per instaurare correttamente il giudizio nei confronti di tutte le parti necessarie (litisconsorti necessari).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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