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Legittimazione passiva: Comune paga per il commissario

La Corte di Cassazione ha stabilito la legittimazione passiva di un Comune per i compensi dovuti a un proprio dipendente per un incarico conferitogli dal Sindaco in qualità di Commissario delegato per un’emergenza. La Corte ha chiarito che l’istituto dell’avvalimento non modifica il rapporto di lavoro, che resta in capo all’ente di appartenenza. Inoltre, al termine della gestione commissariale, il Comune succede in tutti i rapporti giuridici attivi e passivi, diventando responsabile dei debiti.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Legittimazione passiva del Comune per atti del Sindaco-Commissario: l’analisi della Cassazione

Con l’ordinanza in esame, la Corte di Cassazione affronta una complessa questione di legittimazione passiva, chiarendo a chi spetti pagare i compensi di un dipendente comunale impiegato in attività disposte dal Sindaco nella sua veste di Commissario delegato per un’emergenza. La decisione sottolinea due principi fondamentali: la natura dell’avvalimento tra enti pubblici e la successione nei rapporti giuridici al termine della gestione commissariale.

I Fatti di Causa

Un dipendente comunale, in servizio presso la Direzione Centrale Ambiente di un grande Comune italiano, agiva in giudizio per ottenere il pagamento di una somma di oltre 50.000 euro. Tale importo era relativo a un incarico di collaudo statico e amministrativo per lavori di sistemazione idrogeologica, conferitogli direttamente dal Sindaco.

Tuttavia, il Sindaco non aveva agito in qualità di capo dell’amministrazione comunale, bensì come Commissario delegato dal Ministero dell’Interno per gestire un’emergenza legata al consolidamento del sottosuolo cittadino.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano respinto la domanda del dipendente, sostenendo il difetto di legittimazione passiva del Comune. Secondo i giudici di merito, l’incarico proveniva da una figura (il Commissario) distinta dall’ente comunale, il quale era quindi estraneo alle obbligazioni economiche derivanti da tale incarico.

L’analisi della Corte di Cassazione sulla legittimazione passiva

La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione dei giudici di merito, accogliendo il ricorso del dipendente. L’analisi della Suprema Corte si è concentrata su due aspetti cruciali che la Corte d’Appello aveva omesso di valutare.

1. L’istituto dell’Avvalimento

La Corte ha evidenziato che l’ordinanza ministeriale che nominava il Sindaco come Commissario non prevedeva la creazione di un nuovo e separato ufficio, ma autorizzava il Commissario ad ‘avvalersi’ delle professionalità già presenti all’interno dell’amministrazione comunale.

Questo meccanismo, noto come avvalimento, non modifica in alcun modo il rapporto di impiego del dipendente. Egli rimane a tutti gli effetti un dipendente del Comune. Di conseguenza, il rapporto di lavoro e quello di servizio non si scindono. L’obbligazione retributiva, anche per i compensi aggiuntivi legati all’incarico commissariale, continua a gravare sul datore di lavoro originario, ovvero il Comune. Quest’ultimo, a sua volta, potrà rivalersi sull’ente nel cui interesse è stata svolta la prestazione.

2. La successione nei rapporti al termine della gestione commissariale

Il secondo punto fondamentale riguarda la natura temporanea della gestione commissariale. Una volta cessato lo stato di emergenza, la struttura commissariale si estingue. La legge e le stesse ordinanze ministeriali prevedono un meccanismo di successione nei rapporti giuridici attivi e passivi, che vengono trasferiti all’ente territorialmente competente.

Nel caso specifico, una successiva ordinanza aveva espressamente disposto il trasferimento di tutte le competenze residue e dei rapporti giuridici pendenti al Comune, nel cui territorio si erano svolti gli interventi. Poiché l’azione legale del dipendente era stata avviata dopo la fine della gestione commissariale, il Comune era già succeduto in tutti gli obblighi, inclusi quelli di natura debitoria.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione affermando che la Corte d’Appello ha errato nel basarsi unicamente sull’oggetto dell’incarico e sulla qualifica del Sindaco come Ufficiale di Governo, senza analizzare le disposizioni specifiche delle ordinanze ministeriali che regolavano i poteri del Commissario. Queste ordinanze delineavano chiaramente un modello basato sull’avvalimento e non sulla creazione di un’entità giuridica autonoma e permanente. Ignorare tali norme ha portato a una conclusione errata sulla legittimazione passiva. La Suprema Corte ha inoltre sottolineato che, al termine di una gestione commissariale, si verifica una successione a titolo universale in capo all’ente ordinariamente competente, a meno che non vi siano disposizioni derogatorie, assenti nel caso di specie. Pertanto, il Comune non poteva essere considerato estraneo a un’obbligazione sorta nell’ambito di attività svolte sul suo territorio e a suo beneficio, soprattutto dopo essere subentrato in tutti i rapporti della gestione commissariale.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte d’Appello per un nuovo esame. Il principio stabilito è chiaro: quando un dipendente pubblico viene utilizzato da una struttura commissariale tramite avvalimento, il suo datore di lavoro resta l’ente di appartenenza, che è tenuto al pagamento delle sue spettanze. Inoltre, con la cessazione dello stato di emergenza, l’ente territoriale competente succede in tutti i rapporti pendenti, consolidando la propria legittimazione passiva per le obbligazioni non ancora adempiute.

Chi è responsabile per il pagamento di un dipendente comunale che ha lavorato per il Sindaco in veste di Commissario delegato?
L’obbligazione di pagamento ricade sul Comune, in quanto datore di lavoro. L’istituto dell’avvalimento non modifica il rapporto di impiego del dipendente, che resta incardinato presso l’ente di appartenenza.

Cosa accade ai debiti della gestione commissariale una volta terminata l’emergenza?
Al termine della gestione commissariale, si realizza una successione a titolo universale. L’ente territoriale ordinariamente competente (in questo caso, il Comune) subentra in tutti i rapporti giuridici attivi e passivi, inclusi i debiti maturati dalla struttura commissariale.

L’avvalimento crea un nuovo rapporto di lavoro tra il dipendente e il Commissario?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’avvalimento attiene ai rapporti tra enti e non determina alcuna modifica del rapporto di impiego del personale utilizzato. Non si verifica una scissione tra rapporto di impiego e rapporto di servizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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