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Legittimazione passiva compenso tecnico: a chi chiederlo

Un professionista, nominato in una procedura di espropriazione, ha citato in giudizio l’autorità espropriante per ottenere il pagamento del suo compenso. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che l’azione legale era stata intentata contro il soggetto sbagliato. La Corte ha chiarito che la legittimazione passiva spetta alle parti del procedimento espropriativo (proprietario, beneficiario), non all’autorità espropriante, il cui ruolo è limitato alla liquidazione delle spese. Di conseguenza, la domanda del tecnico è stata respinta.

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Legittimazione passiva compenso tecnico: Chi paga il perito nell’esproprio?

La questione della legittimazione passiva per il compenso tecnico nelle procedure di espropriazione rappresenta un tema cruciale per i professionisti incaricati di determinare l’indennità. Un errore nell’individuare il soggetto corretto a cui richiedere il pagamento può portare al rigetto della domanda e alla condanna alle spese legali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti essenziali, stabilendo con precisione contro chi deve essere intentata l’azione legale per il recupero del credito professionale.

I Fatti del Caso: La richiesta di pagamento all’autorità sbagliata

Il caso nasce dalla richiesta di un professionista, designato come membro della terna tecnica per la determinazione dell’indennità di esproprio, di ottenere il pagamento del proprio compenso. Il tecnico aveva intentato una causa direttamente contro la società concessionaria, quale autorità espropriante che lo aveva nominato.

In primo grado, il Tribunale aveva riconosciuto il diritto al compenso ma aveva dichiarato il difetto di legittimazione passiva della società convenuta, indicando che la domanda di pagamento avrebbe dovuto essere rivolta al beneficiario dell’esproprio. La Corte d’Appello, riformando parzialmente la decisione, ha accolto il motivo di appello della società espropriante, rigettando integralmente la domanda del professionista proprio a causa del difetto di legittimazione passiva della convenuta. Secondo i giudici di secondo grado, citare in giudizio l’autorità espropriante per la condanna al pagamento era un errore, in quanto la legge individua altri soggetti come obbligati. Contro questa decisione, il tecnico ha proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte: corretta individuazione della legittimazione passiva del compenso tecnico

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del professionista, confermando la correttezza della decisione della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno stabilito che la questione della legittimazione passiva era prioritaria e decisiva. Aver citato in giudizio un soggetto non legittimato passivamente (l’autorità espropriante) per una domanda di condanna al pagamento rendeva la domanda infondata, assorbendo ogni altra questione, inclusa quella sulla corretta quantificazione del compenso.

Le Motivazioni

La Corte ha fondato la sua decisione su un’attenta analisi del Testo Unico Espropriazioni (D.P.R. n. 327/2001), in particolare dell’articolo 21. La norma distingue chiaramente il ruolo dell’autorità espropriante da quello dei soggetti tenuti al pagamento.

Il sesto comma dell’art. 21 individua i soggetti su cui gravano le spese della perizia: il proprietario, l’espropriato (se diverso dal primo) e il beneficiario dell’esproprio. La ripartizione dei costi tra questi soggetti dipende dall’esito della stima rispetto all’offerta iniziale. L’autorità espropriante ha il compito di liquidare le spese, ovvero determinarne l’importo e stabilire chi debba pagarle, ma non è il soggetto debitore tenuto al pagamento nei confronti del tecnico.

La Cassazione ha sottolineato che il rapporto non si instaura tra il tecnico e l’autorità che lo nomina, ma tra il tecnico e le parti del procedimento espropriativo. Sono queste ultime, quindi, ad avere la legittimazione passiva nel giudizio intentato dal professionista per ottenere il suo compenso. La richiesta di condanna al pagamento deve essere rivolta a loro. Citare in giudizio l’autorità espropriante per ottenere una condanna al pagamento è, pertanto, un errore procedurale che porta al rigetto della domanda.

Le Conclusioni

La pronuncia della Cassazione offre un’indicazione pratica fondamentale per tutti i professionisti (ingegneri, architetti, geometri) che operano come tecnici nelle procedure di espropriazione. Per ottenere il pagamento del proprio compenso, è indispensabile individuare correttamente il soggetto obbligato secondo i criteri stabiliti dalla legge. L’azione legale non deve essere intentata contro l’autorità espropriante che ha conferito l’incarico, ma contro le parti del procedimento (proprietario o beneficiario dell’esproprio) che la legge identifica come debitori finali. Ignorare questa distinzione sulla legittimazione passiva del compenso tecnico può comportare non solo il mancato recupero del credito, ma anche la condanna a rimborsare le spese legali alla controparte ingiustamente citata in giudizio.

A chi deve rivolgersi un tecnico per ottenere il pagamento del suo compenso in una procedura di espropriazione?
Il tecnico deve rivolgere la sua richiesta di pagamento ai soggetti che la legge individua come obbligati, ovvero il proprietario, l’espropriato o il beneficiario dell’esproprio. L’azione legale per la condanna al pagamento va intentata contro questi soggetti e non contro l’autorità espropriante.

Qual è il ruolo dell’autorità espropriante riguardo al compenso dei tecnici?
L’autorità espropriante ha il compito di liquidare le spese, cioè di determinarne l’importo in base alle tariffe professionali e di stabilire, secondo i criteri di legge, su quale parte del procedimento (proprietario o beneficiario) gravi l’onere del pagamento. Non è, tuttavia, il soggetto tenuto a pagare direttamente il compenso.

Cosa succede se un tecnico cita in giudizio l’autorità espropriante per ottenere il pagamento?
La domanda viene rigettata per difetto di legittimazione passiva. Ciò significa che la causa è stata intentata contro il soggetto sbagliato. Di conseguenza, il tecnico non solo non ottiene il pagamento, ma viene anche condannato a rimborsare le spese legali sostenute dalla parte ingiustamente convenuta in giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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