LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Legittimazione passiva: chi citare per la Legge Pinto?

Una cittadina ha chiesto un indennizzo per l’eccessiva durata di un processo. Il procedimento includeva una fase ordinaria e una successiva fase di ottemperanza amministrativa. Inizialmente, è stato citato solo il Ministero della Giustizia per l’intero ritardo. La Corte di Cassazione ha stabilito che per il ritardo accumulato nella fase di ottemperanza, la corretta controparte è il Ministero dell’Economia e delle Finanze, non quello della Giustizia. Questa sentenza chiarisce il principio della legittimazione passiva, specificando che ogni ministero risponde solo per i ritardi dei plessi giurisdizionali di propria competenza.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 11 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Legittimazione Passiva e Legge Pinto: A Chi Chiedere i Danni?

Ottenere giustizia in tempi ragionevoli è un diritto, ma cosa succede quando il processo si protrae per anni e coinvolge diverse giurisdizioni? La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 21706 del 2024, offre chiarimenti cruciali sulla corretta individuazione del soggetto da citare in giudizio per ottenere un’equa riparazione. La questione centrale ruota attorno al principio della legittimazione passiva, specialmente quando il ritardo è attribuibile a diversi organi dello Stato.

I Fatti di Causa

Una cittadina, dopo aver vinto una causa, si è trovata di fronte all’inadempimento dello Stato. Per ottenere quanto le spettava, ha dovuto prima avviare un procedimento di esecuzione forzata e, successivamente, un giudizio di ottemperanza. L’intero percorso giudiziario si è rivelato eccessivamente lungo. Di conseguenza, la cittadina ha deciso di avvalersi della Legge Pinto (Legge n. 89/2001) per chiedere un indennizzo per l’irragionevole durata del processo, citando in giudizio unicamente il Ministero della Giustizia.

La Decisione della Cassazione e la Legittimazione Passiva

Il Ministero della Giustizia ha presentato ricorso in Cassazione, sollevando due questioni principali. La Corte ha analizzato entrambi i motivi, giungendo a una decisione che distingue nettamente le responsabilità tra le diverse amministrazioni dello Stato.

Il Termine per Agire (Primo Motivo – Rigettato)

Il Ministero sosteneva che la domanda di indennizzo fosse tardiva, in quanto presentata anni dopo la conclusione del giudizio di esecuzione. La Cassazione ha respinto questa tesi, ribadendo un principio fondamentale: il termine di sei mesi per agire decorre dalla conclusione definitiva dell’ultimo rimedio esperito per ottenere il soddisfacimento del proprio diritto. Poiché la cittadina aveva dovuto avviare anche un giudizio di ottemperanza, il conteggio del termine partiva dalla fine di quest’ultimo. Questa interpretazione garantisce una tutela effettiva al creditore.

L’Errore sul Convenuto: la Legittimazione Passiva (Secondo Motivo – Accolto)

Il secondo motivo di ricorso, accolto dalla Corte, è il cuore della sentenza. Il Ministero della Giustizia ha eccepito il proprio difetto di legittimazione passiva per il ritardo accumulato durante il giudizio di ottemperanza. La Cassazione ha concordato, spiegando che la responsabilità per i ritardi processuali deve essere attribuita all’amministrazione competente per il plesso giurisdizionale coinvolto:

* Ministero della Giustizia: Responsabile per i ritardi dei tribunali ordinari.
* Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF): Responsabile per i ritardi dei giudici amministrativi, come nel caso del giudizio di ottemperanza.

Di conseguenza, non si può citare in giudizio un solo Ministero per la totalità del ritardo se questo è stato generato da organi appartenenti a diverse giurisdizioni. È necessario convenire in giudizio ogni amministrazione per la parte di ritardo di sua competenza.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha motivato la sua decisione sulla base del principio di specializzazione delle responsabilità. Ogni dicastero risponde del funzionamento dei propri uffici. Il concetto di legittimazione passiva impone di rivolgere la pretesa risarcitoria direttamente contro l’ente che ha causato il danno. Nel caso specifico, la pretesa per il ritardo nel giudizio di ottemperanza doveva essere rivolta al MEF. Poiché il Ministero della Giustizia aveva sollevato tempestivamente l’eccezione, indicando il soggetto corretto, il giudice di merito avrebbe dovuto ordinare l’integrazione del contraddittorio, ovvero la notifica dell’atto anche al Ministero competente. Non avendolo fatto, la decisione impugnata è stata cassata.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa sentenza stabilisce una regola chiara per cittadini e avvocati che intendono agire ai sensi della Legge Pinto. Se un lungo iter giudiziario comprende fasi sia davanti alla giurisdizione ordinaria sia davanti a quella amministrativa (come il giudizio di ottemperanza), è indispensabile citare in giudizio entrambi i Ministeri responsabili: quello della Giustizia per i ritardi del processo civile e quello dell’Economia e delle Finanze per i ritardi del processo amministrativo. Omettere di citare uno dei soggetti responsabili significa rischiare di perdere il diritto all’indennizzo per la parte di ritardo a esso imputabile. La corretta individuazione della legittimazione passiva diventa, quindi, un passo fondamentale per il successo dell’azione risarcitoria.

Quando inizia a decorrere il termine per chiedere l’indennizzo per irragionevole durata del processo se dopo la causa di merito si avviano sia l’esecuzione forzata che il giudizio di ottemperanza?
Il termine per presentare la domanda di equa riparazione decorre dalla definizione positiva dell’ultimo dei rimedi intentati per ottenere l’adempimento. Pertanto, se dopo un’esecuzione forzata infruttuosa si avvia un giudizio di ottemperanza, il termine decorre dalla conclusione di quest’ultimo.

Se la durata irragionevole di un processo è causata in parte da un ritardo del tribunale ordinario e in parte da un ritardo nel giudizio di ottemperanza, chi bisogna citare in giudizio?
Bisogna citare in giudizio sia il Ministero della Giustizia, per il ritardo relativo al processo davanti ai giudici ordinari, sia la Presidenza del Consiglio dei Ministri (oggi Ministero dell’Economia e delle Finanze), per il ritardo relativo al giudizio di ottemperanza, che è di competenza dei giudici amministrativi.

Cosa succede se si cita in giudizio il Ministero sbagliato per un risarcimento da Legge Pinto?
Se il Ministero convenuto eccepisce tempestivamente il proprio difetto di legittimazione passiva indicando il soggetto corretto, il giudice deve ordinare alla parte che ha iniziato la causa di rinnovare la notifica nei confronti del Ministero effettivamente responsabile. Se ciò non avviene, la domanda per la parte di ritardo imputabile al Ministero non citato viene respinta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati