LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Legittimazione attiva TFR: il diritto del lavoratore

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 6048/2024, ha stabilito un principio fondamentale sulla legittimazione attiva TFR. In caso di fallimento del datore di lavoro, il lavoratore ha il diritto di agire direttamente per recuperare le quote di TFR destinate a un fondo di previdenza complementare ma non versate. La Corte ha chiarito che il “conferimento” del TFR al fondo va interpretato come una delegazione di pagamento, non come una cessione del credito. Di conseguenza, la titolarità del diritto resta in capo al lavoratore, salvo prova contraria di una specifica cessione del credito.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

TFR al fondo pensione non versato: chi può agire in caso di fallimento?

La questione della legittimazione attiva TFR in caso di fallimento del datore di lavoro è un tema cruciale per la tutela dei diritti dei lavoratori. Quando un’azienda fallisce senza aver versato le quote di Trattamento di Fine Rapporto destinate alla previdenza complementare, a chi spetta il diritto di richiederle? Al lavoratore o al fondo pensione? La Corte di Cassazione, con la recente ordinanza n. 6048 del 6 marzo 2024, ha fornito un chiarimento decisivo, ribaltando l’orientamento di un tribunale di merito e rafforzando la posizione del lavoratore.

I Fatti del Caso

Un lavoratore si era opposto al provvedimento del Giudice Delegato che aveva parzialmente respinto la sua domanda di insinuazione al passivo del fallimento della sua ex azienda. Il credito contestato riguardava le quote di TFR che il lavoratore aveva scelto di destinare a un fondo di previdenza complementare, ma che l’azienda aveva trattenuto senza mai versarle. Sia il Giudice Delegato che, in seguito, il Tribunale in composizione collegiale avevano negato la richiesta del lavoratore, sostenendo che egli fosse privo della legittimazione attiva. Secondo i giudici di merito, la scelta di conferire il TFR al fondo pensione configurava una “cessione del credito”, trasferendo di fatto la titolarità del diritto al fondo stesso. Di conseguenza, solo il fondo avrebbe potuto agire per il recupero delle somme, mentre al lavoratore sarebbe rimasta, al più, la possibilità di un’azione surrogatoria, non esperibile in quella sede.

La questione della legittimazione attiva TFR e la decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del lavoratore, cassando la decisione del Tribunale e rinviando la causa per un nuovo esame. Il cuore della decisione risiede nella corretta interpretazione del termine “conferimento” del TFR, come previsto dal D.Lgs. n. 252/2005. La Suprema Corte ha stabilito che, in assenza di un esplicito e diverso accordo tra le parti, il conferimento del TFR a un fondo pensione deve essere qualificato come una delegazione di pagamento e non come una cessione del credito.

Le motivazioni

La distinzione tra questi due istituti giuridici è fondamentale per determinare la legittimazione attiva TFR.

Nella delegazione di pagamento (art. 1268 c.c.), il lavoratore (delegante) incarica il datore di lavoro (delegato) di versare le quote di TFR al fondo pensione (delegatario). In questo schema, il lavoratore rimane il titolare originario del credito. Se il datore di lavoro non adempie, il lavoratore conserva pienamente il diritto di agire direttamente per tutelare il proprio credito. Il fallimento del datore di lavoro, inoltre, comporta lo scioglimento del rapporto di mandato implicito nella delegazione, ripristinando in capo al lavoratore la piena titolarità dell’azione.

Nella cessione del credito (art. 1260 c.c.), invece, il lavoratore trasferirebbe in modo definitivo la titolarità del suo credito al fondo pensione. In questo caso, solo il fondo, in qualità di nuovo creditore, avrebbe la legittimazione ad agire contro il datore di lavoro inadempiente.

La Cassazione ha affermato che la regola generale è quella della delegazione. Spetta a chi sostiene la tesi della cessione (in questo caso, il curatore fallimentare) fornire la prova di uno specifico accordo negoziale in tal senso. Il Tribunale aveva errato nel dare per scontata la cessione del credito, senza alcuna istruttoria sul punto, escludendo così ingiustamente la legittimazione del lavoratore.

Le conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio di diritto di grande importanza pratica. La scelta del lavoratore di destinare il proprio TFR alla previdenza complementare non comporta, di per sé, la perdita del diritto di agire per il recupero delle somme in caso di inadempimento del datore di lavoro. Salvo prova contraria, la legittimazione attiva TFR spetta al lavoratore, che può e deve insinuarsi al passivo del fallimento per tutelare il proprio credito. La decisione della Cassazione rappresenta una vittoria per la protezione dei diritti dei lavoratori, specialmente nei contesti di crisi aziendale, assicurando che la scelta per una maggiore sicurezza previdenziale futura non si trasformi in una trappola che li privi degli strumenti di tutela presenti.

A chi spetta agire per il TFR non versato al fondo pensione in caso di fallimento del datore di lavoro?
Di regola, la legittimazione ad agire per il recupero delle quote di TFR non versate spetta al lavoratore. Questo perché il conferimento del TFR al fondo pensione si configura come una delegazione di pagamento, che non trasferisce la titolarità del credito.

Qual è la differenza tra “conferimento” come delegazione di pagamento e come cessione del credito per il TFR?
Nella delegazione di pagamento, il lavoratore incarica il datore di lavoro di pagare il fondo, ma rimane titolare del credito e può agire se il pagamento non avviene. Nella cessione del credito, il lavoratore trasferisce la proprietà del suo credito al fondo, perdendo il diritto di agire direttamente.

Perché il Tribunale aveva inizialmente respinto la domanda del lavoratore?
Il Tribunale aveva erroneamente interpretato il conferimento del TFR come una cessione del credito, concludendo che solo il fondo pensione, e non il lavoratore, avesse la legittimazione attiva per richiedere le somme non versate nell’ambito della procedura fallimentare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati