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Legittimazione attiva consorzio: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 12773/2025, ha negato la legittimazione attiva di una società consortile nel richiedere un risarcimento danni a un ente comunale per un contratto di appalto. La Corte ha stabilito che la costituzione di un consorzio per l’esecuzione dei lavori non comporta un automatico subentro nei diritti e obblighi del contratto originario, che restano in capo alle imprese appaltatrici. Pertanto, in assenza di una provata cessione del contratto, il consorzio non può agire in giudizio contro la stazione appaltante.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Legittimazione Attiva del Consorzio: Quando Può Agire in Giudizio?

La questione della legittimazione attiva del consorzio negli appalti pubblici è un tema cruciale che determina chi ha il diritto di agire in giudizio contro la stazione appaltante. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata a fare chiarezza su questo punto, stabilendo precisi confini tra il ruolo esecutivo del consorzio e la titolarità dei diritti nascenti dal contratto di appalto. Analizziamo insieme la decisione per comprenderne la portata e le implicazioni pratiche per le imprese.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un contratto di appalto per la realizzazione di un programma di edilizia residenziale. Due imprese, vincitrici dell’appalto, costituivano una società consortile per l’esecuzione unitaria dei lavori. Successivamente, la società consortile citava in giudizio l’ente comunale committente, chiedendo il risarcimento dei danni derivanti da plurime e illegittime sospensioni dei lavori, dall’omesso collaudo e dalla mancata consegna dell’opera.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte di Appello respingevano la domanda. La motivazione di fondo era la stessa: la società consortile non aveva la ‘legittimazione attiva’, ovvero non era titolare del diritto di agire in giudizio, poiché non era mai formalmente subentrata nel rapporto contrattuale, che rimaneva in capo alle due società appaltatrici originarie. La società consortile, ritenendo errata tale conclusione, proponeva ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla Legittimazione Attiva Consorzio

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando la decisione dei giudici di merito. Il punto centrale della pronuncia è che la costituzione di una società consortile ai sensi dell’art. 23-bis della legge n. 584/1977 ha la sola funzione di legittimare il consorzio ad eseguire le prestazioni contrattuali nei confronti della stazione appaltante, ma non ne determina la sostituzione nel rapporto giuridico.

In altre parole, la creazione di un consorzio per eseguire i lavori non comporta una successione automatica nel contratto. Le imprese originariamente appaltatrici rimangono le uniche titolari dei diritti e degli obblighi verso il committente e, di conseguenza, le uniche responsabili.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha basato la sua decisione su principi giuridici consolidati, distinguendo nettamente tra l’esecuzione materiale del contratto e la titolarità del rapporto giuridico.

Il ragionamento della Cassazione si articola su alcuni punti chiave:

1. Nessun Subentro Automatico: La normativa di riferimento (art. 23-bis l. n. 584/1977) parla di un ‘subentro nell’esecuzione’ totale o parziale del contratto, non di una ‘successione nel rapporto giuridico’. Questo significa che il consorzio agisce come un mero esecutore per conto delle imprese consorziate, le quali non perdono la loro posizione di contraenti principali.

2. Permanenza della Responsabilità: La legge prevede espressamente che la responsabilità delle imprese riunite permane. Se il contratto si trasferisse automaticamente al consorzio, questa norma non avrebbe senso. Le imprese originarie restano garanti dell’operato nei confronti della stazione appaltante.

3. Assenza di Cessione del Contratto: La norma esclude che la costituzione del consorzio configuri un subappalto o una cessione di contratto. Di conseguenza, il consorzio, eseguendo l’opera, non acquista alcun diritto proprio nei confronti del committente e non può essere considerato suo creditore.

La Corte ha inoltre respinto gli altri motivi di ricorso, incluso quello relativo a un presunto ‘giudicato esterno’. I giudici hanno chiarito che la parte che invoca una precedente sentenza come definitiva ha l’onere di provarne il passaggio in giudicato con apposita certificazione, cosa che nel caso di specie non era avvenuta.

Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale per le imprese che operano nel settore degli appalti pubblici attraverso associazioni temporanee e consorzi. La legittimazione attiva del consorzio non è scontata. La semplice costituzione di una società consortile per l’esecuzione dei lavori non trasferisce ad essa i diritti di credito e, in generale, la posizione contrattuale delle imprese consorziate. Pertanto, in caso di inadempimenti da parte della stazione appaltante, il soggetto legittimato a richiedere il risarcimento dei danni non è il consorzio esecutore, bensì le singole imprese che hanno stipulato il contratto originario. Per trasferire tali diritti, sarebbe necessario un atto formale di cessione del contratto, con il consenso del contraente ceduto (l’ente pubblico), che non può essere presunto dalla mera costituzione del soggetto esecutore.

La costituzione di una società consortile per eseguire un appalto pubblico trasferisce automaticamente i diritti del contratto al consorzio?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la costituzione di un consorzio per l’esecuzione dei lavori non comporta un’automatica successione nel rapporto giuridico né un trasferimento dei diritti e degli obblighi contrattuali, che rimangono in capo alle imprese originarie.

Chi ha il diritto di chiedere i danni alla stazione appaltante in caso di inadempimento, le imprese originarie o il consorzio esecutore?
Le imprese originarie che hanno stipulato il contratto sono le titolari del diritto di agire in giudizio per il risarcimento dei danni. Il consorzio esecutore, non essendo parte del rapporto contrattuale, non acquista un proprio diritto di credito nei confronti della committente e quindi non ha legittimazione attiva.

Perché la Corte di Cassazione ha ritenuto che il consorzio non avesse la legittimazione attiva per agire in giudizio?
La Corte ha ritenuto che mancasse la prova di un subentro formale del consorzio nel contratto. La normativa in materia (art. 23 bis l.n. 584 del 1977) legittima il consorzio solo all’esecuzione materiale delle prestazioni, ma non ne determina la sostituzione nella titolarità del rapporto giuridico con la stazione appaltante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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