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Legittimazione ad agire: Riscossione e Crediti INPS

L’Agente della Riscossione ha impugnato una sentenza che dichiarava prescritti alcuni crediti previdenziali. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7372/2024, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Il motivo fondamentale è la carenza di legittimazione ad agire dell’agente: solo l’ente impositore (in questo caso l’Ente Previdenziale) è titolare del diritto e può quindi discutere nel merito della pretesa, inclusa l’eccezione di prescrizione. L’agente è un mero esattore e non può sostituirsi al creditore.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Crediti Previdenziali: Chi può difenderli in giudizio?

La recente ordinanza della Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, n. 7372 del 19 marzo 2024, chiarisce un principio fondamentale in materia di riscossione dei crediti previdenziali: la distinzione dei ruoli tra l’ente creditore e l’agente della riscossione. Questa decisione ribadisce che la legittimazione ad agire nel merito della pretesa contributiva spetta esclusivamente all’ente impositore, e non a chi è incaricato solo della riscossione materiale del credito.

I Fatti del Caso

Una contribuente si opponeva a diverse cartelle esattoriali relative a crediti previdenziali, sostenendo che il diritto a riscuotere tali somme fosse ormai estinto per prescrizione quinquennale. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello le davano ragione, confermando l’avvenuta prescrizione. L’Agente della Riscossione, non accettando la decisione, presentava ricorso in Cassazione, sollevando questioni relative all’errata applicazione delle norme sulla prescrizione e all’omesso esame di presunti atti interruttivi.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile. La decisione non entra nel merito delle questioni sulla prescrizione sollevate dall’Agente della Riscossione, ma si ferma a un gradino prima, su un aspetto procedurale decisivo: la mancanza di legittimazione ad agire della società ricorrente. In parole semplici, l’Agente della Riscossione non aveva il diritto di contestare la decisione nel merito.

Le Motivazioni: La Carenza di Legittimazione ad Agire

Il cuore della motivazione risiede in un principio consolidato, ribadito anche dalle Sezioni Unite della Cassazione (sent. n. 7514/2022). Esiste una netta separazione tra la titolarità del credito e l’attività di riscossione.

1. Titolare del Credito: L’Ente Previdenziale (in questo caso l’INPS) è l’unico soggetto titolare del diritto di credito contributivo. Di conseguenza, è l’unico che ha interesse e diritto a discutere in giudizio sull’esistenza, l’ammontare e la prescrizione di tale credito.

2. Agente della Riscossione: L’Agente della Riscossione agisce come un mero esattore. Il suo ruolo è limitato alla riscossione materiale delle somme indicate nel ruolo trasmessogli dall’ente creditore. Non è titolare del diritto sostanziale e, pertanto, non può sostituirsi all’ente creditore per difendere il merito della pretesa.

La Cassazione ha affermato che le questioni sollevate dall’Agente della Riscossione (come la durata della prescrizione o l’esistenza di atti interruttivi) riguardano il merito della pretesa contributiva. Poiché l’Agente non ha la titolarità di tale pretesa, non ha nemmeno la legittimazione ad agire per impugnare una sentenza che si pronuncia su questi aspetti. Farlo significherebbe far valere in giudizio un diritto altrui, cosa vietata dal nostro ordinamento processuale (art. 81 c.p.c.) se non nei casi espressamente previsti dalla legge.

Conclusioni

Questa ordinanza è di fondamentale importanza pratica. Stabilisce chiaramente che quando un contribuente contesta una cartella esattoriale per motivi che attengono al diritto sostanziale (come la prescrizione del credito previdenziale), la controparte processuale legittimata a difendersi è l’ente creditore (es. INPS), non l’Agente della Riscossione. L’Agente può e deve essere parte in causa per vizi propri dei suoi atti (es. vizi di notifica della cartella), ma non può entrare nel merito della pretesa. Qualsiasi ricorso presentato dall’Agente della Riscossione su questioni di merito del credito sarà, come in questo caso, dichiarato inammissibile per difetto di legittimazione ad agire.

Chi ha la legittimazione ad agire per contestare il merito di un credito previdenziale?
La legittimazione a contraddire nel merito della pretesa contributiva, come l’eccezione di prescrizione, compete soltanto all’ente impositore (es. INPS), quale unico titolare del diritto sostanziale, e non all’Agente della Riscossione.

Può l’Agente della Riscossione impugnare una sentenza che dichiara un credito previdenziale prescritto?
No, l’Agente della Riscossione non può impugnare una tale sentenza perché non ha la legittimazione ad agire sul merito del credito. Un’impugnazione di questo tipo verrebbe dichiarata inammissibile, in quanto l’agente tenterebbe di far valere un diritto altrui.

Qual è il ruolo dell’Agente della Riscossione in un giudizio di opposizione a una cartella esattoriale?
L’Agente della Riscossione è parte legittima del giudizio per contestazioni che riguardano la regolarità e la validità degli atti da esso emessi (es. vizi di notifica della cartella), ma non può discutere questioni che attengono all’esistenza o all’estinzione del credito, che sono di competenza esclusiva dell’ente creditore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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