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Legge Pinto: Indennizzo per ritardo eccessivo

La Corte di Appello di Bologna ha concesso un indennizzo per la durata irragionevole di una procedura fallimentare, applicando la Legge Pinto. Il processo, durato oltre 12 anni, ha superato il limite di 6 anni, portando al riconoscimento di un risarcimento calcolato su 7 anni di ritardo, parzialmente già liquidato con un precedente decreto.

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Legge Pinto: Quando la Giustizia è Lenta, lo Stato Paga

Il principio della ‘ragionevole durata del processo’ è un cardine del nostro sistema giudiziario. Quando questo principio viene violato, i cittadini hanno diritto a un risarcimento. La Legge Pinto nasce proprio per tutelare questo diritto, offrendo uno strumento di equa riparazione. Un recente decreto della Corte di Appello di Bologna ci offre un esempio pratico di come questa legge venga applicata nel contesto di una lunga e complessa procedura fallimentare.

Il Caso in Esame: Un Fallimento Troppo Lungo

La vicenda trae origine da una procedura fallimentare avviata nel lontano 2012. Un creditore, ammesso allo stato passivo per un credito di circa 28.000 euro, ha dovuto attendere fino alla fine del 2024 per vedere la chiusura definitiva del procedimento. La durata complessiva del processo per il creditore è stata di ben 12 anni, 7 mesi e 5 giorni.

Ritenendo tale attesa eccessiva e dannosa, il creditore ha presentato ricorso ai sensi della Legge Pinto per ottenere un indennizzo dallo Stato per il ritardo accumulato.

La Durata Ragionevole secondo la Legge Pinto

La legge stabilisce dei limiti di tempo considerati ‘ragionevoli’ per la conclusione dei diversi tipi di procedimento. Per le procedure concorsuali, come i fallimenti, l’articolo 2, comma 2 bis della Legge Pinto fissa questo limite in 6 anni.

Nel caso specifico, questo termine è stato ampiamente superato. La Corte ha calcolato un ritardo complessivo di 7 anni, arrotondando per eccesso la frazione di anno superiore ai sei mesi, come previsto dalla normativa. Questo calcolo ha costituito la base per la quantificazione dell’indennizzo.

La Decisione della Corte d’Appello

La Corte di Appello di Bologna ha accolto il ricorso, ritenendolo tempestivo e fondato. Ha quindi proceduto alla liquidazione dell’indennizzo. È emerso che un precedente decreto, emesso nel 2023, aveva già liquidato una parte del risarcimento, pari a 2.000 euro, per i primi 5 anni di ritardo.

Il presente provvedimento, quindi, si è concentrato sulla liquidazione della restante parte dell’indennizzo, relativa agli ultimi 2 anni di ritardo. La Corte ha stabilito un importo di 400 euro per ogni anno, ovvero l’importo minimo previsto dalla legge, per un totale di 800 euro.

Di conseguenza, il Ministero competente è stato condannato a pagare al ricorrente la somma di 800 euro, oltre agli interessi legali e alle spese processuali.

Le Motivazioni

La Corte ha basato la sua decisione su una chiara applicazione della Legge Pinto. In primo luogo, ha verificato il superamento della soglia di durata ragionevole di 6 anni. La durata effettiva di oltre 12 anni ha reso evidente la violazione. In secondo luogo, ha applicato i criteri di calcolo previsti dalla legge, che stabiliscono un indennizzo tra 400 e 800 euro per ogni anno di ritardo. La scelta di applicare la misura minima di 400 euro è una valutazione discrezionale del giudice, che tiene conto di tutte le circostanze del caso. È stato inoltre precisato che l’indennizzo non può mai superare il valore della causa o del diritto accertato, un limite che in questo caso non è stato superato. La decisione ha anche tenuto conto di un pagamento parziale già effettuato, procedendo a liquidare solo il saldo residuo per completare il risarcimento per l’intero periodo di ritardo.

Le Conclusioni

Questa decisione ribadisce un principio fondamentale: la giustizia lenta equivale a una giustizia negata. La Legge Pinto rappresenta il meccanismo con cui l’ordinamento cerca di porre rimedio a questa patologia. Il caso dimostra che i cittadini e le imprese che subiscono le lungaggini del sistema giudiziario, in particolare nelle procedure complesse come i fallimenti, hanno a disposizione uno strumento concreto per ottenere un ristoro economico. Il provvedimento evidenzia inoltre la prassi di poter liquidare l’indennizzo anche in più fasi, man mano che il ritardo si accumula, garantendo una tutela progressiva al danneggiato.

Qual è la durata ragionevole di una procedura fallimentare secondo la Legge Pinto?
Secondo l’art. 2, comma 2 bis della Legge Pinto, citato nel decreto, la durata ragionevole di una procedura concorsuale (come un fallimento) è di 6 anni.

Come viene calcolato l’indennizzo per l’eccessiva durata del processo?
L’indennizzo viene calcolato moltiplicando il numero di anni di ritardo (oltre la durata ragionevole) per un importo che, di regola, va da 400 a 800 euro. Le frazioni di anno superiori a sei mesi vengono considerate come un anno intero. Nel caso specifico, la Corte ha applicato l’importo minimo di 400 euro per ogni anno di ritardo.

Cosa succede se una parte dell’indennizzo è già stata pagata con un decreto precedente?
Come avvenuto in questo caso, se una parte dell’indennizzo per lo stesso procedimento è già stata liquidata in precedenza, il giudice provvede a calcolare e riconoscere solo la parte restante, relativa al periodo di ritardo non ancora indennizzato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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