LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Legato in sostituzione di legittima: effetti rinuncia

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9734/2025, chiarisce le conseguenze della rinuncia a un legato in sostituzione di legittima. La Corte stabilisce che, a seguito della rinuncia, il legittimario non acquisisce un legato in conto legittima, ma diventa un legittimario pretermesso. In questa veste, egli ha il diritto di agire in riduzione per ottenere la quota di eredità che la legge gli riserva, e la disposizione testamentaria a suo favore perde efficacia retroattivamente.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto di Famiglia, Giurisprudenza Civile

Legato in sostituzione di legittima: cosa succede in caso di rinuncia?

La gestione delle successioni ereditarie presenta spesso complesse questioni giuridiche, specialmente quando il testamento include un legato in sostituzione di legittima. Questa clausola, disciplinata dall’art. 551 del Codice Civile, pone il legittimario di fronte a una scelta cruciale: accettare il bene specifico designato dal testatore, perdendo la qualità di erede, oppure rinunciarvi per reclamare la quota di eredità che la legge gli riserva. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto un chiarimento fondamentale sugli effetti di tale rinuncia, dirimendo un contrasto interpretativo sorto nei precedenti gradi di giudizio.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una controversia tra due sorelle sorta dopo la morte della madre. La defunta, con testamento segreto, aveva nominato una figlia erede universale e aveva lasciato all’altra un immobile a titolo di legato in sostituzione di legittima. Quest’ultima, tuttavia, decideva di rinunciare al legato, riconsegnando l’immobile. La sorella, in qualità di erede universale, si rivolgeva quindi al Tribunale per veder accertato il suo diritto di proprietà esclusiva sul bene, sostenendo che la rinuncia avesse fatto rientrare l’immobile nell’asse ereditario.

Il Tribunale accoglieva la sua domanda. La Corte d’Appello, però, ribaltava la decisione, affermando che la rinuncia al legato sostitutivo lo trasformasse in un legato in conto legittima. Secondo i giudici di secondo grado, la sorella rinunciante non poteva essere considerata esclusa dall’eredità, ma doveva imputare il valore del bene alla sua quota. Contro questa interpretazione, l’erede universale proponeva ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte sul legato in sostituzione di legittima

La Corte di Cassazione ha accolto i motivi del ricorso principale, cassando la sentenza d’appello e chiarendo in modo definitivo la disciplina applicabile. I giudici supremi hanno stabilito che la Corte territoriale ha errato nell’interpretare gli effetti della rinuncia. La rinuncia al legato in sostituzione di legittima non comporta una sua conversione in un legato in conto legittima.

Al contrario, la rinuncia ha un effetto risolutivo retroattivo: la disposizione testamentaria a favore del legatario viene meno come se non fosse mai esistita. Di conseguenza, il legittimario che rinuncia al legato non è più un legatario, ma acquisisce lo status di “legittimario pretermesso”, ovvero di erede legittimo che è stato ingiustamente escluso dalla successione. In questa nuova veste, egli non ha automaticamente diritto a una parte dell’eredità, ma acquisisce la facoltà di agire in giudizio con l’azione di riduzione per ottenere la quota di riserva che la legge gli garantisce.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su una lettura rigorosa dell’art. 551 c.c. Questa norma offre al legittimario un’alternativa secca: o conseguire il legato, perdendo il diritto di chiedere un supplemento e la qualità di erede, oppure rinunciare al legato e chiedere la legittima. Non esiste una terza via o una conversione automatica.

La Corte ha ribadito che il lascito avviene sotto una condizione risolutiva: la rinuncia. Quando questa condizione si verifica, l’acquisto del bene, che per legge avviene automaticamente all’apertura della successione, viene meno con effetto retroattivo. Il bene rientra quindi nell’asse ereditario e viene devoluto secondo le altre disposizioni testamentarie o le regole della successione legittima.

Il legittimario rinunciante, diventando pretermesso, deve attivarsi per tutelare i propri diritti. Solo attraverso l’esito favorevole dell’azione di riduzione potrà vedere riconosciuta la sua quota ereditaria. Fino a quel momento, non può essere considerato coerede.

Infine, la Corte ha chiarito che nel caso di specie non poteva operare l’istituto della rappresentazione a favore del figlio della sorella rinunciante. La rappresentazione non si applica al legato in sostituzione di legittima, poiché la rinuncia della madre ha risolto il lascito, facendo rientrare il bene nell’asse. Il figlio avrebbe potuto subentrare, eventualmente, solo nella titolarità dell’azione di riduzione, qualora la madre vi avesse a sua volta rinunciato.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale in materia di successioni: le scelte del testatore e degli eredi hanno conseguenze giuridiche precise e non possono essere interpretate in modo estensivo. La rinuncia a un legato in sostituzione di legittima è un atto drastico che cancella la disposizione testamentaria e pone il legittimario nella condizione di dover agire legalmente per far valere i propri diritti. Non vi è alcuna conversione automatica che lo tuteli. Per chi redige un testamento, ciò significa che l’utilizzo di questo strumento deve essere ponderato attentamente, consapevole delle opzioni che offre al beneficiario. Per gli eredi, la decisione richiede una valutazione precisa del valore del legato rispetto alla potenziale quota di legittima, poiché una volta effettuata la rinuncia, l’unica via per ottenere la propria parte di eredità è quella, spesso lunga e complessa, dell’azione giudiziaria.

Cosa succede quando un erede rinuncia a un legato in sostituzione di legittima?
Quando un erede legittimario rinuncia a un legato in sostituzione di legittima, la disposizione testamentaria a suo favore perde efficacia retroattivamente. L’erede perde la qualifica di legatario e acquisisce quella di legittimario pretermesso, potendo così agire in riduzione per ottenere la quota di eredità che gli spetta per legge.

La rinuncia trasforma il legato in sostituzione di legittima in un legato in conto legittima?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che non avviene alcuna conversione. La rinuncia annulla semplicemente il lascito, e il bene rientra nella massa ereditaria. Il rinunciante non può quindi considerare il valore del legato come un acconto sulla sua quota.

Il figlio dell’erede che rinuncia può reclamare il legato per rappresentazione?
No. La sentenza specifica che la rappresentazione non opera in caso di rinuncia a un legato in sostituzione di legittima. Poiché la rinuncia ha un effetto risolutivo, il bene torna nell’asse ereditario e non può essere acquisito per rappresentazione. Il discendente può, al più, subentrare nel diritto di esercitare l’azione di riduzione se il genitore vi rinuncia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati