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Lavoro subordinato: presunzione e prova in appello

Una società del settore telefonia impugna le sanzioni per l’impiego irregolare di tre collaboratrici, sostenendo si trattasse di associazione in partecipazione. La Corte d’Appello di Cagliari ha rigettato il ricorso, confermando la natura di lavoro subordinato sulla base delle prove raccolte dagli ispettori e della presunzione legale. La sentenza sottolinea il maggior peso probatorio delle dichiarazioni rese nell’immediatezza dei fatti rispetto a quelle testimoniali successive e conferma la correttezza delle sanzioni applicate.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Lavoro Subordinato: la Prova dei Verbali Ispettivi e la Presunzione Legale

La distinzione tra lavoro autonomo e lavoro subordinato è una delle questioni più complesse e dibattute nel diritto del lavoro. Una recente sentenza della Corte d’Appello di Cagliari offre spunti cruciali su come viene accertata la natura di un rapporto di lavoro, specialmente quando questo viene mascherato da altre forme contrattuali come l’associazione in partecipazione. La decisione evidenzia il valore probatorio dei verbali ispettivi e l’applicazione della presunzione di subordinazione.

I Fatti di Causa

Una società operante nel settore della telefonia e il suo legale rappresentante si sono visti notificare delle ordinanze-ingiunzioni per il pagamento di sanzioni amministrative per un totale di oltre 12.000 euro. Le sanzioni derivavano da un accertamento ispettivo che aveva rivelato l’impiego irregolare di tre lavoratrici, i cui rapporti erano stati qualificati come lavoro subordinato non dichiarato.

L’azienda si è opposta, sostenendo che i rapporti con le collaboratrici fossero regolati da contratti di associazione in partecipazione o da mere collaborazioni, prive dell’assoggettamento al potere direttivo tipico del lavoro dipendente. Il Tribunale di primo grado ha rigettato l’opposizione, confermando la legittimità delle sanzioni. L’azienda ha quindi proposto appello, contestando la ricostruzione dei fatti e la valutazione delle prove operata dal primo giudice.

La Decisione della Corte d’Appello sul Lavoro Subordinato

La Corte d’Appello di Cagliari ha rigettato l’appello, confermando integralmente la sentenza di primo grado. I giudici hanno ritenuto infondate tutte le doglianze sollevate dalla società, concludendo che le prove raccolte dimostravano in modo coerente e plurimo l’esistenza di un rapporto di lavoro subordinato per tutte le posizioni contestate.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha basato la sua decisione su tre pilastri argomentativi fondamentali.

Il Valore Probatorio dei Verbali Ispettivi e delle Testimonianze

Un punto centrale della sentenza riguarda la valutazione delle prove. La Corte ha chiarito che i verbali redatti dagli ispettori, pur non avendo valore di piena prova per le dichiarazioni raccolte da terzi, costituiscono un materiale probatorio liberamente valutabile dal giudice. I giudici d’appello hanno attribuito un rilievo maggiore alle dichiarazioni rese dalle lavoratrici agli ispettori nell’immediatezza dei fatti, ritenendole più genuine e attendibili rispetto alle testimonianze rese in tribunale a distanza di anni. Questa scelta si fonda sulla considerazione che la memoria tende a diventare meno precisa con il passare del tempo e che le dichiarazioni rese in sede ispettiva sono spesso più aderenti alla realtà fattuale.

La Presunzione di Lavoro Subordinato nell’Associazione in Partecipazione

Per uno dei rapporti di lavoro, formalizzato tramite contratti di associazione in partecipazione, la Corte ha applicato la presunzione di subordinazione prevista dalla Legge n. 92/2012 (Riforma Fornero). Tale norma stabilisce che, in assenza di un’effettiva partecipazione agli utili dell’impresa o in mancanza di competenze professionali di grado elevato, il rapporto si presume essere di lavoro subordinato a tempo indeterminato. L’onere di provare il contrario gravava sull’azienda, la quale non è riuscita a dimostrare né una reale partecipazione della lavoratrice ai risultati economici né il possesso di particolari capacità tecnico-pratiche. La retribuzione, infatti, non era legata agli utili ma a criteri di produttività, tipici del lavoro dipendente.

La Congruità delle Sanzioni Amministrative

Infine, la Corte ha respinto le contestazioni relative all’entità delle sanzioni. I giudici hanno ritenuto che l’ente impositore avesse correttamente motivato l’importo, tenendo conto dei criteri previsti dalla Legge n. 689/1981, quali la gravità della violazione, la sua durata nel tempo e il comportamento dell’autore. Per la violazione relativa all’impiego ‘in nero’ di una lavoratrice per un solo giorno, la sanzione, sebbene superiore al minimo edittale, è stata considerata adeguata e ben al di sotto del massimo previsto, a riprova di una corretta ponderazione della concreta carica offensiva dell’illecito.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce principi fondamentali in materia di qualificazione del rapporto di lavoro. In primo luogo, conferma il rischio significativo per le aziende che utilizzano forme contrattuali alternative, come l’associazione in partecipazione, per mascherare un effettivo rapporto di lavoro subordinato. In secondo luogo, cristallizza l’importanza probatoria dei verbali ispettivi, le cui risultanze, specialmente le dichiarazioni raccolte a ridosso degli eventi, possono essere decisive in un eventuale contenzioso. Infine, chiarisce come le presunzioni legali, come quella introdotta dalla Riforma Fornero, invertano l’onere della prova, ponendo a carico del datore di lavoro il compito, spesso arduo, di dimostrare la genuinità del contratto stipulato.

In un processo per lavoro subordinato, valgono di più le dichiarazioni rese agli ispettori o quelle rese successivamente in tribunale?
Secondo la Corte, il giudice può liberamente valutare entrambe, ma le dichiarazioni rese agli ispettori nell’immediatezza dei fatti possono essere considerate più attendibili, in quanto la memoria di un evento tende a diventare meno precisa con il passare del tempo.

Quando un contratto di associazione in partecipazione si presume essere lavoro subordinato?
In base alla Legge n. 92/2012 (vigente per i fatti di causa), si presume un rapporto di lavoro subordinato quando non vi è un’effettiva partecipazione dell’associato agli utili dell’impresa o quando l’apporto di lavoro non presenta requisiti di elevate competenze teoriche o tecnico-pratiche. In questi casi, spetta al datore di lavoro fornire la prova contraria.

Come viene determinata l’entità di una sanzione amministrativa per lavoro in nero?
La sanzione viene determinata tenendo conto dei criteri fissati dall’art. 11 della Legge n. 689/1981, tra cui la gravità della violazione, l’opera svolta dall’agente per attenuarne le conseguenze, la sua personalità e le sue condizioni economiche. L’amministrazione deve motivare la sua decisione, e la sanzione, anche se superiore al minimo, può essere ritenuta congrua se adeguatamente ponderata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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