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Lavoro straordinario pubblico impiego: l’ok è d’obbligo

La Corte di Cassazione ha stabilito che, nel lavoro straordinario pubblico impiego, l’autorizzazione preventiva dell’amministrazione è un elemento costitutivo del diritto al compenso. Un dipendente di un’agenzia regionale aveva ottenuto il pagamento degli straordinari in primo e secondo grado. L’ente pubblico ha però fatto ricorso in Cassazione, sostenendo la mancanza di autorizzazione. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, affermando che la prova dell’autorizzazione è a carico del lavoratore e che la sua assenza può essere contestata dalla P.A. anche per la prima volta in appello, in quanto non si tratta di un’eccezione nuova ma di una difesa nel merito. La sentenza è stata cassata con rinvio.

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Pubblicato il 7 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Lavoro straordinario pubblico impiego: senza autorizzazione, niente compenso

L’ordinanza in commento della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nel lavoro straordinario pubblico impiego: la necessità dell’autorizzazione preventiva. Con una decisione netta, la Suprema Corte ribadisce che tale autorizzazione non è una mera formalità, ma un elemento costitutivo del diritto al compenso. Questo significa che, in sua assenza, il dipendente non può pretendere il pagamento delle ore di lavoro aggiuntive, e l’amministrazione può legittimamente contestarne la mancanza anche in fase di appello.

I Fatti di Causa

Un dipendente di un’Agenzia Regionale, qualificato come operaio specializzato, si era rivolto al Tribunale per ottenere il pagamento di somme a titolo di lavoro straordinario svolto per un periodo di circa cinque anni, oltre al risarcimento per la mancata attuazione di alcune norme del contratto integrativo.

Il Tribunale di primo grado aveva accolto parzialmente la domanda, riconoscendo al lavoratore il diritto al compenso per le ore di straordinario prestate. La decisione era stata confermata anche dalla Corte d’Appello, che aveva rigettato l’impugnazione presentata dall’ente pubblico.

Il Ricorso in Cassazione e l’importanza dell’autorizzazione nel lavoro straordinario pubblico impiego

L’Agenzia Regionale ha quindi proposto ricorso per Cassazione, basandolo su due motivi principali. In primo luogo, ha lamentato la violazione delle norme sul pubblico impiego (in particolare il D.Lgs. 165/2001 e l’art. 97 della Costituzione), sostenendo che la Corte d’Appello non avesse considerato la sua natura di ente pubblico non economico. Tale natura impone, per il pagamento del lavoro straordinario, una preventiva e formale autorizzazione, finalizzata a controllare la spesa pubblica.

In secondo luogo, l’ente ha contestato la decisione della Corte d’Appello di ritenere ‘nuova’ e quindi inammissibile l’eccezione relativa alla mancanza di autorizzazione, sollevata per la prima volta nel giudizio di secondo grado. Secondo la difesa dell’ente, non si trattava di un’eccezione in senso stretto, ma di una mera difesa volta a contestare l’esistenza stessa del diritto del lavoratore, un fatto che il giudice avrebbe dovuto verificare d’ufficio.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondati i motivi del ricorso, accogliendolo e cassando la sentenza impugnata.

Il ragionamento della Corte si sviluppa su due pilastri fondamentali:

1. La Natura Giuridica dell’Ente e la Disciplina Applicabile: La Corte chiarisce che l’Agenzia in questione è un ente pubblico non economico. Di conseguenza, i rapporti di lavoro dei suoi dipendenti rientrano nell’ambito del lavoro pubblico ‘contrattualizzato’, regolato dal D.Lgs. 165/2001. Questo implica che, sebbene si applichi un CCNL di natura privatistica per alcuni aspetti, prevalgono le norme imperative di diritto pubblico, specialmente quelle che riguardano la gestione delle risorse finanziarie.

2. L’Autorizzazione come Elemento Costitutivo del Diritto: Il punto centrale della decisione è che, nel pubblico impiego, il diritto al compenso per il lavoro straordinario presuppone inderogabilmente la previa autorizzazione dell’amministrazione. Tale autorizzazione non è un semplice adempimento burocratico, ma l’atto con cui l’ente valuta l’interesse pubblico alla prestazione aggiuntiva e ne verifica la compatibilità con le previsioni di bilancio. Di conseguenza, l’autorizzazione diventa un elemento costitutivo della pretesa del lavoratore. Spetta quindi al dipendente che agisce in giudizio l’onere di allegare e dimostrare non solo di aver lavorato oltre l’orario, ma anche di essere stato a ciò autorizzato.

Sulla base di questo principio, la Corte ha affermato che la contestazione da parte dell’ente pubblico circa l’assenza di autorizzazione non costituisce un’eccezione nuova inammissibile in appello. Si tratta, invece, di una difesa che contesta la sussistenza di uno degli elementi fondanti della domanda stessa. Pertanto, la Corte d’Appello ha errato nel non esaminare nel merito tale contestazione.

Le Conclusioni

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, cassato la sentenza d’appello e rinviato la causa a un’altra sezione della stessa Corte d’Appello per un nuovo esame. Il nuovo giudice dovrà attenersi al principio secondo cui l’autorizzazione preventiva è un requisito essenziale per il pagamento del lavoro straordinario nel pubblico impiego e che la sua assenza può essere rilevata e contestata in ogni fase del giudizio di merito. Questa pronuncia consolida un orientamento rigoroso a tutela della spesa pubblica e impone un onere probatorio preciso in capo al dipendente pubblico che rivendica il compenso per le prestazioni lavorative eccedenti l’orario ordinario.

Per il lavoro straordinario nel pubblico impiego è sempre necessaria un’autorizzazione preventiva?
Sì. La Corte di Cassazione ha affermato che la previa autorizzazione dell’amministrazione è un presupposto necessario e un elemento costitutivo del diritto del dipendente a ricevere il compenso per il lavoro straordinario svolto.

Cosa deve dimostrare il dipendente pubblico che chiede il pagamento dello straordinario?
Il dipendente deve allegare e dimostrare non solo di aver effettivamente svolto le ore di lavoro straordinario, ma anche che tale prestazione era stata preventivamente autorizzata dall’amministrazione datrice di lavoro.

La Pubblica Amministrazione può contestare la mancanza di autorizzazione per la prima volta in appello?
Sì. Secondo la Corte, la contestazione relativa all’assenza di autorizzazione non costituisce un’eccezione nuova, ma una mera difesa volta a negare l’esistenza di un elemento costitutivo della domanda. Pertanto, può essere sollevata anche per la prima volta in appello e il giudice è tenuto a verificarne la fondatezza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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