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Lavoro Straordinario: Prova dell’Autorizzazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 8089/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso di alcuni lavoratori che chiedevano il pagamento di ore di lavoro straordinario basandosi unicamente sui cartellini marcatempo. La Corte ha ribadito che spetta al lavoratore l’onere di provare non solo di aver lavorato oltre l’orario contrattuale, ma anche che tale prestazione aggiuntiva fosse stata specificamente autorizzata dal datore di lavoro. La sola registrazione della presenza non è sufficiente a fondare il diritto alla retribuzione per il lavoro straordinario.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Lavoro Straordinario: Il Cartellino Non Basta, Serve la Prova dell’Autorizzazione

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale nel diritto del lavoro: la prova del lavoro straordinario. La decisione chiarisce che la semplice registrazione delle ore sui cartellini marcatempo non è sufficiente per ottenere il pagamento delle ore eccedenti. È onere del lavoratore dimostrare che tali prestazioni siano state autorizzate dal datore di lavoro. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti di Causa

Un gruppo di lavoratori si era rivolto al tribunale per ottenere il pagamento di numerose ore di lavoro che ritenevano essere straordinario. A sostegno della loro richiesta, presentavano i cartellini marcatempo che attestavano una presenza in azienda superiore all’orario contrattuale. I lavoratori sostenevano, inoltre, l’illegittimità di un regolamento aziendale che prevedeva delle decurtazioni forfettarie sull’orario di lavoro registrato.

La Corte d’Appello, tuttavia, aveva respinto le loro domande. Secondo i giudici di secondo grado, i lavoratori non avevano fornito una prova adeguata che le ore eccedenti fossero state effettivamente autorizzate, anche solo implicitamente, dal datore di lavoro. Insoddisfatti, i lavoratori hanno proposto ricorso per cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione sul Lavoro Straordinario

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la linea della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno sottolineato un principio fondamentale: l’onere della prova del lavoro straordinario grava interamente sul lavoratore. Questo onere non si esaurisce con la dimostrazione di aver lavorato oltre l’orario normale, ma richiede anche la prova che tale lavoro sia stato richiesto o autorizzato dal datore di lavoro.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha articolato la sua decisione su diversi punti chiave che meritano un’analisi approfondita.

### L’Insufficienza del Cartellino Marcatempo

Il punto centrale della motivazione risiede nella valenza probatoria dei cartellini marcatempo. La Cassazione chiarisce che questi documenti, pur essendo idonei a comprovare l’orario di entrata e di uscita, e quindi la presenza fisica del lavoratore in azienda, non possono, da soli, dimostrare che l’intero intervallo di tempo sia stato dedicato a un’effettiva attività lavorativa autorizzata. In altre parole, la presenza non equivale automaticamente a prestazione lavorativa retribuibile come straordinario. Potrebbero infatti esserci state pause non registrate o altre attività non lavorative. Di conseguenza, il cartellino non costituisce una prova privilegiata e incontestabile del diritto al compenso per lavoro straordinario.

### L’Onere della Prova a Carico del Lavoratore

La Corte ribadisce che spetta al lavoratore che agisce in giudizio dimostrare tutti gli elementi costitutivi del suo diritto. Nel caso del lavoro straordinario, ciò significa provare:
1. Lo svolgimento di attività lavorativa oltre l’orario pattuito.
2. L’esistenza di un’autorizzazione, anche implicita o desumibile da fatti concludenti, da parte del datore di lavoro.

L’illegittimità di un regolamento aziendale che preveda decurtazioni, come nel caso di specie, non inverte questo onere probatorio. Anche se il regolamento è nullo, il lavoratore deve comunque dimostrare che le ore contestate fossero state lavorate e autorizzate, e non già recuperate o retribuite in altra forma.

### La Distinzione tra Valutazione e Travisamento della Prova

I ricorrenti avevano lamentato un “travisamento della prova”, sostenendo che la Corte d’Appello avesse male interpretato i documenti. La Cassazione respinge questa censura, spiegando la differenza fondamentale tra la valutazione del peso probatorio di un documento (attività riservata al giudice di merito e non sindacabile in sede di legittimità) e il travisamento vero e proprio, che si verifica solo in caso di un errore materiale di percezione (es. leggere “A” dove è scritto “B”). Nel caso in esame, la Corte d’Appello non ha commesso un errore di percezione, ma ha semplicemente ritenuto che le prove fornite (i cartellini) non fossero sufficienti a dimostrare l’autorizzazione, compiendo una valutazione di merito legittima.

Conclusioni

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale di grande importanza pratica. Per i lavoratori, emerge la chiara indicazione che, per vedersi riconosciuto il diritto al pagamento del lavoro straordinario, è essenziale munirsi di prove che attestino non solo la prestazione, ma anche il consenso del datore di lavoro. Per le aziende, la sentenza conferma che la corretta gestione e documentazione delle autorizzazioni allo straordinario è uno strumento fondamentale per prevenire il contenzioso. In definitiva, il principio è chiaro: senza prova dell’autorizzazione, la semplice timbratura del cartellino non apre le porte alla retribuzione aggiuntiva.

È sufficiente il cartellino marcatempo per provare il diritto al pagamento del lavoro straordinario?
No, secondo la Corte di Cassazione, il cartellino marcatempo prova la presenza del lavoratore in azienda, ma non è di per sé sufficiente a dimostrare che le ore eccedenti l’orario normale siano state prestate come lavoro effettivo e, soprattutto, che fossero state autorizzate dal datore di lavoro. L’onere di provare l’autorizzazione grava sul lavoratore.

Se un regolamento aziendale che decurta le ore viene dichiarato illegittimo, le ore sono automaticamente da pagare come straordinario?
No. L’illegittimità del regolamento non comporta automaticamente il diritto al pagamento. Il lavoratore deve comunque adempiere al suo onere probatorio, dimostrando che le ore in questione corrispondono a lavoro effettivo, che tale lavoro è stato autorizzato e che non è già stato compensato con riposi o retribuito in altra maniera.

Cosa deve fare un lavoratore per ottenere il pagamento del lavoro straordinario?
Il lavoratore deve fornire la prova rigorosa di aver lavorato oltre l’orario contrattuale e, aspetto cruciale, di aver ricevuto un’autorizzazione esplicita o implicita da parte del datore di lavoro per lo svolgimento di tali ore aggiuntive. La sola registrazione della presenza non è considerata una prova sufficiente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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