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Lavoro straordinario: basta il consenso implicito

Una infermiera ha richiesto il pagamento per anni di lavoro straordinario svolto senza autorizzazione formale. La Corte di Cassazione ha accolto il suo ricorso, stabilendo che per il diritto al compenso non è necessaria un’autorizzazione esplicita, ma è sufficiente il consenso implicito del datore di lavoro. Tale consenso può essere desunto da elementi come la consapevolezza della prestazione, la sua durata nel tempo e la carenza di personale, che la corte di merito dovrà ora rivalutare.

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Lavoro Straordinario: Quando il Consenso Implicito Basta per il Pagamento

Il pagamento del lavoro straordinario nel pubblico impiego è un tema complesso, spesso legato alla necessità di un’autorizzazione formale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione interviene su questo punto, chiarendo che per ottenere il compenso può essere sufficiente il consenso implicito del datore di lavoro. Analizziamo questa importante decisione che offre una tutela più forte al lavoratore che si trova a operare in contesti di emergenza o carenza di personale.

I Fatti del Caso: Anni di Lavoro Straordinario non Autorizzato

Il caso riguarda un’infermiera di un’azienda ospedaliera universitaria che ha lavorato per quattro anni, dal 2012 al 2016, svolgendo regolarmente ore di lavoro straordinario per garantire i livelli essenziali di assistenza nel suo reparto. Al momento di chiedere il pagamento, l’azienda ospedaliera si è opposta, sostenendo che tali ore non erano mai state formalmente autorizzate per iscritto.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno dato ragione all’azienda, ritenendo indispensabile, nel settore del pubblico impiego, una preventiva autorizzazione formale per poter retribuire le ore eccedenti l’orario contrattuale. Secondo i giudici di merito, la semplice prova dello svolgimento delle ore extra non era sufficiente. Di conseguenza, l’infermiera ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ribaltato le decisioni precedenti, accogliendo il ricorso della lavoratrice. Ha cassato la sentenza della Corte d’Appello e ha rinviato il caso allo stesso tribunale, in diversa composizione, per una nuova valutazione. Il principio chiave affermato è che l’autorizzazione al lavoro straordinario non deve essere necessariamente scritta o formale, potendo risultare anche da un consenso implicito del datore di lavoro.

Le Motivazioni: Il Valore del Consenso Implicito nel Lavoro Straordinario

La Corte di Cassazione ha fondato la sua decisione su un consolidato orientamento giurisprudenziale. L’autorizzazione, si legge nell’ordinanza, serve a garantire che il prolungamento dell’orario di lavoro risponda a reali esigenze di servizio e non sia frutto di una libera scelta del dipendente. Tuttavia, tale finalità è soddisfatta anche quando la prestazione non avviene insciente vel prohibente domino, cioè all’insaputa o contro la volontà del datore di lavoro.

Il consenso può quindi essere anche implicito. Nel caso specifico, diversi elementi indicavano la presenza di tale consenso:
1. La prova documentale: l’effettivo svolgimento delle ore straordinarie era documentato dai cartellini marcatempo.
2. La durata: il superamento dell’orario si era protratto per un lungo periodo (quattro anni), rendendo inverosimile che i vertici aziendali non ne fossero a conoscenza.
3. La carenza di personale: era stata dedotta una situazione di carenza di infermieri, circostanza non contestata dall’azienda, che rendeva necessarie le prestazioni extra per garantire l’assistenza.

Questi fattori, considerati nel loro insieme, costituiscono elementi presuntivi che dimostrano un’attività svolta con il consenso, seppur non formalizzato, del datore di lavoro. La Corte d’Appello aveva errato nel non valutarli, fermandosi alla mera assenza di un ordine di servizio scritto.

Conclusioni: Cosa Cambia per i Lavoratori del Pubblico Impiego

Questa ordinanza rafforza la tutela dei dipendenti pubblici che prestano lavoro straordinario per far fronte a necessità di servizio, soprattutto in settori critici come la sanità. La decisione chiarisce che il diritto alla retribuzione non può essere negato solo per un vizio di forma, come la mancanza di un’autorizzazione scritta, quando è evidente che il datore di lavoro era a conoscenza e ha implicitamente accettato la prestazione. Il lavoratore dovrà comunque dimostrare, anche tramite presunzioni, che il lavoro è stato svolto non di sua iniziativa, ma per rispondere a esigenze organizzative note al datore. Si tratta di un principio di equità che bilancia le esigenze di controllo della spesa pubblica con il diritto del lavoratore a vedere retribuito il proprio lavoro.

È sempre necessaria un’autorizzazione scritta per il pagamento del lavoro straordinario nel pubblico impiego?
No, secondo la Corte di Cassazione, non è indispensabile un’autorizzazione scritta e formale. È sufficiente un “consenso implicito” del datore di lavoro, che si desume dal fatto che la prestazione non sia stata svolta all’insaputa o contro la sua volontà.

Cosa si intende per “consenso implicito” del datore di lavoro?
Si intende un’accettazione non espressa ma deducibile da comportamenti concludenti o circostanze di fatto. Nel caso esaminato, elementi come la prova documentale delle ore (cartellini), la loro prestazione per un lungo periodo e la nota carenza di personale sono stati considerati idonei a dimostrare tale consenso.

Il lavoratore ha diritto al compenso per lo straordinario anche se l’autorizzazione viola il contratto collettivo?
Sì. La Corte chiarisce che, una volta accertata l’esistenza di un’autorizzazione (anche implicita) da parte del dirigente responsabile, la prestazione deve essere remunerata per tutelare il lavoratore. L’eventuale violazione delle norme contrattuali o dei limiti di spesa non fa venir meno il diritto al compenso, ma può comportare una responsabilità per il dirigente nei confronti dell’amministrazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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