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Lavoro socialmente utile: no a conversione in subordinato

Un lavoratore, impiegato in un progetto di lavoro socialmente utile presso una società a controllo pubblico, ha richiesto il riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo un principio fondamentale: per le società “in-house” della Pubblica Amministrazione, l’assunzione deve avvenire tramite concorso pubblico. Questo impedisce la conversione automatica di altre forme contrattuali, come il lavoro socialmente utile, in un contratto a tempo indeterminato, anche se si provassero gli indici della subordinazione.

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Lavoro Socialmente Utile: la Cassazione nega la conversione in contratto subordinato

Un lavoratore impiegato in un progetto di lavoro socialmente utile (LSU) può ottenere la conversione del suo rapporto in un contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha affrontato questo tema, fornendo chiarimenti cruciali, in particolare quando il datore di lavoro è una società a controllo pubblico, definita “in house”. La decisione sottolinea i rigidi paletti normativi che governano le assunzioni nel settore pubblico e para-pubblico, confermando l’impossibilità di una conversione automatica.

I Fatti di Causa: Un Lavoratore Socialmente Utile Chiede il Riconoscimento del Rapporto Subordinato

Il caso nasce dalla richiesta di un lavoratore, impiegato prima come LSU e poi con contratti di lavoro accessorio (voucher), di vedere riconosciuta la natura subordinata del suo rapporto di lavoro con una società per azioni partecipata da un Comune. Il lavoratore sosteneva che le sue mansioni, lo stabile inserimento nell’organizzazione aziendale e gli ordini di servizio ricevuti fossero identici a quelli dei dipendenti assunti a tempo indeterminato.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano respinto la sua domanda. Secondo i giudici di merito, il lavoratore non aveva fornito allegazioni e prove sufficienti a dimostrare che le sue attività esulassero da quelle previste dalla normativa sul lavoro socialmente utile. Quest’ultima, infatti, configura un rapporto speciale di natura assistenziale, e non un contratto di lavoro, finalizzato a perseguire i fini istituzionali dell’ente utilizzatore.

La Decisione della Corte di Cassazione e il Divieto di Conversione per il Lavoro Socialmente Utile

Il lavoratore ha quindi presentato ricorso alla Corte di Cassazione, lamentando la violazione e falsa applicazione di numerose norme, tra cui quelle che definiscono il lavoro subordinato (art. 2094 c.c.) e quelle che regolano i lavori socialmente utili. La Suprema Corte, tuttavia, ha dichiarato il ricorso nel suo complesso inammissibile per diverse ragioni, sia di carattere processuale che sostanziale.

L’inammissibilità del ricorso per vizi procedurali

In primo luogo, la Corte ha ritenuto i motivi del ricorso confusi e generici. Un ricorso per cassazione deve essere un giudizio a “critica vincolata”, in cui si denunciano specifici errori di diritto, e non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio per riesaminare i fatti. Inoltre, la Corte ha rilevato la presenza della cosiddetta “doppia conforme”: poiché sia il Tribunale che la Corte d’Appello erano giunti alla stessa conclusione, era preclusa la possibilità di contestare in Cassazione la ricostruzione dei fatti.

Il ruolo della società “in house” e l’impossibilità di conversione del contratto

Il punto cruciale della decisione riguarda la natura della società datrice di lavoro. Trattandosi di una società “in house” di un ente pubblico, essa è soggetta alle norme pubblicistiche in materia di reclutamento del personale. La legge (in particolare l’art. 18 del D.L. 112/2008) impone a tali società di assumere il proprio personale attraverso procedure selettive pubbliche, basate su criteri di trasparenza, oggettività e imparzialità.

Questo principio fondamentale rende giuridicamente impossibile la conversione di un contratto di collaborazione o di un rapporto di lavoro socialmente utile in un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato. Anche se il lavoratore avesse provato in giudizio l’esistenza di tutti gli indici della subordinazione, la violazione delle norme imperative sull’accesso al pubblico impiego impedirebbe la costituzione di un valido rapporto di lavoro.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha motivato la sua decisione di inammissibilità evidenziando come il ricorrente non avesse adeguatamente affrontato le diverse rationes decidendi della sentenza d’appello. Il ricorso si limitava a criticare la valutazione delle prove e la qualificazione del rapporto, attività che rientrano nella discrezionalità del giudice di merito e non sono sindacabili in sede di legittimità, se non per vizi specifici che qui non sussistevano. La Cassazione ha ribadito che il principio del libero convincimento del giudice e la valutazione delle prove operano sul piano del merito e non possono essere censurati come violazione di norme processuali. La questione decisiva, tuttavia, risiede nella natura di società “in house” del datore di lavoro, che attrae la disciplina pubblicistica sulle assunzioni, rendendo inammissibile la domanda di conversione del rapporto.

Le Conclusioni

In conclusione, l’ordinanza stabilisce che un rapporto di lavoro socialmente utile presso una società a partecipazione pubblica non può essere convertito in un contratto di lavoro subordinato. La necessità di rispettare le procedure di selezione pubblica per l’assunzione in tali enti prevale su un’eventuale natura di fatto subordinata della prestazione. Questa sentenza conferma un orientamento consolidato, ponendo un limite netto alle aspettative di stabilizzazione per chi opera in contesti assimilabili alla Pubblica Amministrazione attraverso forme contrattuali diverse dal rapporto di impiego pubblico.

Un rapporto di lavoro socialmente utile (LSU) può essere convertito in un contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato?
No, specialmente se il datore di lavoro è una società a controllo pubblico (cosiddetta “in house”). La Corte di Cassazione ha chiarito che tali entità devono reclutare il personale tramite procedure selettive pubbliche, il che impedisce la conversione automatica di un rapporto di LSU in un contratto di lavoro subordinato.

Perché il ricorso del lavoratore è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile per diverse ragioni. In primo luogo, i motivi erano formulati in modo generico e confuso, tentando di ottenere un riesame dei fatti, cosa non permessa in sede di Cassazione. Inoltre, la decisione era preclusa dal principio della “doppia conforme”, dato che i giudici di primo e secondo grado avevano già emesso sentenze concordanti.

Cosa significa che una società è “in house” e quale impatto ha sulle assunzioni?
Una società “in house” è un’entità giuridicamente distinta ma controllata da un ente pubblico, agendo di fatto come un suo ufficio operativo. Questa qualifica comporta l’obbligo di applicare le norme di diritto pubblico per l’assunzione del personale, che prevedono il ricorso a procedure concorsuali pubbliche basate su trasparenza e imparzialità, escludendo la possibilità di stabilizzare personale attraverso la conversione di altri tipi di contratto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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