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Lavoro nullo PA: No a preavviso e perdita di chance

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 1997/2024, ha stabilito che in caso di rapporto di lavoro nullo con la Pubblica Amministrazione, al lavoratore non spetta l’indennità di mancato preavviso. La tutela, ai sensi dell’art. 2126 c.c., è limitata alla retribuzione per il lavoro effettivamente prestato. Inoltre, è stata rigettata la domanda di risarcimento per perdita di chance, poiché non sufficientemente provata dal lavoratore.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Lavoro nullo PA: quando il contratto non è valido, quali tutele restano?

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione, l’ordinanza n. 1997 del 18 gennaio 2024, chiarisce i limiti delle tutele per un lavoratore il cui contratto con un ente pubblico venga dichiarato nullo. Il caso, che ha coinvolto una giornalista e un’amministrazione regionale, offre spunti fondamentali sul tema del lavoro nullo PA, sull’indennità di preavviso e sul risarcimento del danno da perdita di chance. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi affermati dai giudici.

I fatti del caso: un rapporto di lavoro con la Regione

Una giornalista ha lavorato per diversi anni per un’amministrazione regionale. Al termine del rapporto, ha agito in giudizio per ottenere diverse somme, tra cui l’indennità di mancato preavviso, l’indennità per ferie non godute e il risarcimento per vari danni, tra cui quello da perdita di chance. Quest’ultima richiesta era motivata dal fatto che una clausola di esclusività nel contratto le avrebbe impedito di cercare altre opportunità lavorative.

La decisione dei giudici di merito

Il Tribunale di primo grado aveva accolto parzialmente le richieste, riconoscendo le indennità di preavviso e per ferie non godute. La Corte d’Appello, tuttavia, ha riformato la decisione. Pur riconoscendo la natura subordinata del rapporto, lo ha dichiarato nullo per contrasto con le norme imperative che regolano l’assunzione nel pubblico impiego. Di conseguenza, ha escluso il diritto all’indennità di mancato preavviso e ha rigettato anche la domanda di risarcimento per perdita di chance, ritenendola non provata.

Il ricorso in Cassazione e le implicazioni del lavoro nullo PA

La lavoratrice ha proposto ricorso in Cassazione, basandolo su tre motivi principali: la violazione di legge in merito alla prova del danno da perdita di chance, l’errata applicazione delle norme sul risarcimento del danno (art. 36 D.Lgs. 165/2001) e l’illegittima compensazione delle spese legali.
La Suprema Corte ha dichiarato tutti i motivi inammissibili, confermando la decisione d’appello.

L’analisi della Corte sul danno da perdita di chance

Il punto centrale del primo motivo di ricorso era la presunta omessa valutazione delle prove relative alla perdita di chance. La Cassazione ha chiarito che il ricorso si basava su un presupposto errato: che la Corte d’Appello avesse accertato la perdita di chance, negandone solo la liquidazione. Al contrario, i giudici di merito avevano proprio escluso l’esistenza di tale danno per difetto di specifica allegazione e prova. Il lavoratore, infatti, non aveva dimostrato quali concrete opportunità avesse perso a causa della clausola di esclusività. I giudici hanno ribadito che non è compito della Cassazione rivalutare le prove o le presunzioni, ma solo verificare la corretta applicazione della legge.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha ribadito un principio consolidato: quando un rapporto di lavoro subordinato con un ente pubblico è nullo (perché, ad esempio, instaurato senza un regolare concorso), si applica l’art. 2126 del codice civile. Questa norma fa salvi gli effetti del rapporto solo per il periodo in cui la prestazione è stata effettivamente eseguita. Ciò significa che il lavoratore ha diritto alla retribuzione e ai contributi per il lavoro svolto, ma non può pretendere l’applicazione delle norme sulla risoluzione del rapporto, come quelle relative all’indennità di mancato preavviso. La nullità del contratto impedisce di considerarlo come un valido rapporto da cui possa derivare un diritto a “continuare a svolgere la prestazione”. Allo stesso modo, per ottenere il risarcimento per la perdita di chance, non basta invocare una clausola di esclusività, ma è necessario fornire la prova rigorosa delle occasioni perdute.

Conclusioni e implicazioni pratiche

La decisione in commento conferma la rigidità della giurisprudenza in materia di lavoro nullo PA. La tutela per il lavoratore che ha prestato la propria attività in forza di un contratto invalido è limitata al compenso per il lavoro effettivamente svolto. Non sono riconosciute tutele ulteriori, come l’indennità di preavviso, che presuppongono la validità del vincolo contrattuale. Per quanto riguarda il danno da perdita di chance, la sentenza sottolinea l’importanza dell’onere della prova: il lavoratore deve dimostrare in modo concreto e specifico le opportunità professionali che ha perso, non potendo fare affidamento su mere presunzioni o sulla semplice esistenza di una clausola contrattuale.

Un lavoratore ha diritto all’indennità di mancato preavviso se il suo contratto di lavoro con una Pubblica Amministrazione è nullo?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che in caso di rapporto di lavoro nullo, la tutela è limitata dall’art. 2126 c.c. alla retribuzione per il periodo di lavoro effettivamente svolto. Non si applicano le norme sulla risoluzione del rapporto, inclusa l’indennità di preavviso, poiché presuppongono un contratto valido.

Come viene tutelato un lavoratore che ha prestato servizio per la PA con un contratto nullo?
La tutela è quella prevista dall’art. 2126 c.c., che garantisce al lavoratore il diritto alla retribuzione e alla contribuzione previdenziale per il tempo in cui la prestazione lavorativa è stata materialmente eseguita, nonostante la nullità del contratto.

È possibile ottenere un risarcimento per perdita di chance a causa di una clausola di esclusività in un contratto di lavoro nullo?
Sì, ma solo a condizione di fornire una prova specifica e adeguata. La sola esistenza della clausola di esclusività non è sufficiente. Il lavoratore deve dimostrare concretamente quali opportunità lavorative ha perso a causa di tale clausola, e il giudice di merito deve accertare tale danno.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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