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Lavoro carcerario: quando scatta la prescrizione?

Un lavoratore detenuto ha richiesto differenze retributive per l’attività svolta. La Corte di Cassazione ha stabilito due principi chiave: primo, la Pubblica Amministrazione non può difendersi tramite un funzionario nel contenzioso sul lavoro carcerario, rendendo nulla l’eccezione di prescrizione sollevata in tal modo. Secondo, il rapporto di lavoro carcerario va considerato unitario e la prescrizione dei crediti decorre solo dalla sua cessazione definitiva, non dalle interruzioni intermedie, a causa dello stato di soggezione del detenuto.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Lavoro Carcerario: la Cassazione Fissa Nuovi Paletti sulla Prescrizione

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha affrontato due questioni cruciali relative al lavoro carcerario: la validità della costituzione in giudizio dell’Amministrazione Penitenziaria tramite un proprio funzionario e il momento esatto da cui inizia a decorrere la prescrizione per i crediti retributivi dei detenuti. La decisione rafforza significativamente le tutele per i lavoratori detenuti, chiarendo che il loro rapporto di lavoro deve essere considerato unitario e continuo, nonostante le interruzioni.

I Fatti del Caso: La Richiesta di un Lavoratore Detenuto

Un detenuto, che aveva prestato attività lavorativa per l’amministrazione penitenziaria per diversi anni con mansioni varie, ha citato in giudizio il Ministero della Giustizia. Egli sosteneva di aver ricevuto compensi inferiori a quelli previsti dai contratti collettivi e dalla legge, chiedendo il pagamento delle differenze retributive. La sua domanda è stata rigettata sia in primo grado che in appello. I giudici di merito avevano infatti accolto l’eccezione di prescrizione sollevata dal Ministero, ritenendo che il rapporto di lavoro fosse costituito da una serie di contratti a termine distinti e che, per i crediti più datati, il termine per farli valere fosse ormai scaduto.

Il Vizio di Rappresentanza nel Lavoro Carcerario

Il primo punto cruciale esaminato dalla Cassazione riguarda un vizio procedurale. In primo grado, il Ministero della Giustizia si era costituito in giudizio tramite un proprio funzionario delegato, basandosi sull’art. 417 bis c.p.c., che consente questa pratica nelle controversie di lavoro dei dipendenti pubblici. La Corte ha però chiarito che il lavoro carcerario non rientra nel pubblico impiego, ma è un rapporto di natura privatistica. Di conseguenza, l’art. 417 bis c.p.c. non era applicabile. La costituzione tramite funzionario era quindi affetta non da una semplice nullità sanabile, ma da un’inesistenza giuridica per totale assenza di ius postulandi (il potere di rappresentare una parte in giudizio). Questo vizio insanabile ha travolto tutti gli atti compiuti dal funzionario, inclusa l’eccezione di prescrizione, che è stata considerata come mai proposta.

La Decorrenza della Prescrizione nel Lavoro Carcerario

Il secondo e più sostanziale motivo di ricorso verteva su quando inizi a decorrere la prescrizione quinquennale per i crediti di lavoro. La Corte ha ribaltato la visione dei giudici di merito, affermando che il rapporto di lavoro carcerario deve essere considerato come un unico e continuativo rapporto, nonostante le possibili interruzioni. Queste pause (ad esempio tra un’assegnazione e l’altra) non sono volontarie, ma dipendono dalle esigenze dell’amministrazione e dalla condizione di detenzione. Il lavoratore si trova in uno stato di soggezione e metus (timore) che non gli permette di agire liberamente per tutelare i propri diritti mentre è ancora detenuto e potenzialmente impiegato. Di conseguenza, il termine di prescrizione non inizia a decorrere dalla fine di ogni singola mansione, ma solo dalla cessazione definitiva del rapporto di lavoro complessivo.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha fondato la sua decisione su due pilastri. Sul piano procedurale, ha stabilito che la difesa personale della Pubblica Amministrazione è un’eccezione non estensibile analogicamente. Poiché il lavoro carcerario è un rapporto di diritto privato, il Ministero doveva essere rappresentato dall’Avvocatura dello Stato sin dall’inizio. La costituzione tramite un funzionario equivale a una non-costituzione, rendendo inefficace qualsiasi atto difensivo, come l’eccezione di prescrizione. Sul piano sostanziale, la Corte ha sottolineato la specificità del lavoro carcerario, la cui funzione è rieducativa. Il detenuto non ha potere contrattuale né libertà di scelta, trovandosi in una condizione di debolezza che giustifica il differimento della decorrenza della prescrizione alla fine del rapporto. È l’amministrazione, che eccepisce la prescrizione, a dover provare quando il rapporto si è definitivamente concluso, non il lavoratore a dover dimostrare la sua continuità.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza ha importanti implicazioni pratiche. In primo luogo, consolida la tutela dei diritti economici dei lavoratori detenuti, garantendo loro la possibilità di rivendicare le differenze retributive per l’intero periodo lavorativo svolto durante la detenzione, senza il rischio che i crediti più vecchi cadano in prescrizione. In secondo luogo, chiarisce le regole procedurali per le pubbliche amministrazioni, ribadendo che la difesa tramite propri funzionari è limitata ai soli casi espressamente previsti dalla legge, ossia le controversie di pubblico impiego. Infine, sposta l’onere della prova sulla parte più forte del rapporto, l’amministrazione, che dovrà dimostrare in modo puntuale la data di cessazione definitiva del rapporto di lavoro per poter validamente eccepire la prescrizione.

Come deve costituirsi in giudizio il Ministero della Giustizia in una causa relativa al lavoro carcerario?
Il Ministero della Giustizia deve costituirsi tramite l’Avvocatura Generale dello Stato. La costituzione tramite un proprio funzionario è errata perché il lavoro carcerario è regolato dal diritto privato e non rientra nelle controversie di pubblico impiego per le quali è ammessa tale forma di rappresentanza.

Da quando inizia a decorrere la prescrizione per i crediti retributivi di un detenuto lavoratore?
La prescrizione inizia a decorrere non dalla cessazione di ogni singolo periodo di lavoro, ma dalla fine definitiva dell’intero rapporto di lavoro svolto durante la detenzione. Questo perché il rapporto è considerato unitario e il detenuto si trova in una condizione di soggezione che non gli consente di esercitare liberamente i propri diritti.

Chi deve provare quando è terminato il rapporto di lavoro carcerario ai fini della prescrizione?
L’onere di provare il momento in cui il rapporto di lavoro è definitivamente cessato spetta all’amministrazione penitenziaria che solleva l’eccezione di prescrizione, e non al lavoratore detenuto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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