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Lavori extra-contratto: pagamento e forma scritta

Una società costruttrice ha eseguito opere aggiuntive rispetto a un contratto d’appalto. Il committente si è rifiutato di pagare, appellandosi a una clausola che richiedeva l’autorizzazione scritta per qualsiasi modifica. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 13600/2024, ha chiarito che è fondamentale distinguere tra semplici ‘varianti’ e veri e propri ‘lavori extra-contratto’. Mentre le prime possono essere soggette alla forma scritta prevista dal contratto, i secondi possono costituire un nuovo accordo, valido anche se verbale. La Corte ha cassato la precedente sentenza per ‘motivazione apparente’, in quanto non aveva operato questa distinzione essenziale.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Lavori Extra-Contratto: Quando l’Autorizzazione Scritta Non È Necessaria

Nel settore delle costruzioni, è frequente che in corso d’opera si rendano necessarie modifiche o aggiunte rispetto al progetto iniziale. Ma cosa succede se questi lavori aggiuntivi non sono autorizzati per iscritto come previsto dal contratto? La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 13600 del 16 maggio 2024, offre un chiarimento cruciale sulla distinzione tra semplici ‘varianti’ e veri e propri lavori extra-contratto, stabilendo che per questi ultimi il pagamento può essere dovuto anche in assenza di un accordo scritto.

I Fatti del Caso: Una Disputa sul Pagamento di Opere Aggiuntive

Una società costruttrice riceveva un decreto ingiuntivo per il pagamento del saldo di un contratto d’appalto per la costruzione di una stalla. Il committente si opponeva, e il Tribunale di primo grado revocava il decreto, condannando il committente a pagare una somma inferiore per i lavori originariamente pattuiti.
La questione centrale, tuttavia, riguardava una somma di oltre 22.000 euro per opere che la società costruttrice sosteneva essere state eseguite in aggiunta al contratto iniziale. Sia il Tribunale che, successivamente, la Corte d’Appello negavano il pagamento di tali opere, poiché il contratto originario prevedeva, all’articolo 7, che ‘qualunque variazione’ dovesse essere ‘autorizzata preventivamente e per iscritto dal committente’.

La Controversia sui Lavori Extra-Contratto in Appello

La Corte d’Appello, pur riconoscendo sulla base della consulenza tecnica che le opere aggiuntive erano state effettivamente realizzate, confermava la decisione di primo grado. Il ragionamento dei giudici di merito si basava interamente sulla clausola contrattuale che imponeva la forma scritta per le varianti. Di conseguenza, in assenza di una prova scritta dell’autorizzazione, la richiesta di pagamento dell’appaltatore veniva rigettata. La Corte territoriale, inoltre, utilizzava indiscriminatamente l’espressione ‘opere extra-capitolato e/o varianti’, senza operare alcuna distinzione tra le due categorie.

Il Ricorso in Cassazione: Varianti vs. Lavori Extra-Contratto

La società costruttrice decideva di ricorrere in Cassazione, sostenendo un punto di diritto fondamentale. Secondo la ricorrente, la Corte d’Appello aveva errato nel non distinguere tra:
1. Varianti: modifiche alle opere già previste dal contratto, per le quali la clausola sulla forma scritta era applicabile.
2. Lavori extra-contratto: opere del tutto nuove e aggiuntive, non contemplate nel contratto originario. Queste, secondo la società, rappresentavano un nuovo e separato contratto d’appalto che, ai sensi dell’art. 1655 del Codice Civile, non richiede la forma scritta per la sua validità e può essere concluso anche verbalmente o tramite comportamenti concludenti.
La società lamentava quindi che la motivazione della sentenza d’appello fosse meramente ‘apparente’, in quanto non spiegava perché le opere aggiuntive dovessero essere considerate semplici varianti soggette alla clausola scritta, anziché nuovi lavori.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il motivo di ricorso della società, ritenendo la motivazione della Corte d’Appello ‘meramente apparente’. I giudici supremi hanno sottolineato che il giudice di merito ha l’obbligo di accertare la natura delle opere contestate. Accomunare ‘opere extra-capitolato’ e ‘varianti’ senza alcuna distinzione rende incomprensibile il fondamento della decisione.
La Cassazione ha chiarito che:
– Le varianti sono modifiche a lavori già commissionati e ricadono sotto le previsioni del contratto originario, inclusa l’eventuale clausola sulla forma scritta per l’autorizzazione.
– I lavori extra-contratto sono opere ulteriori e non previste che danno vita a un nuovo rapporto contrattuale. Per questo nuovo accordo non è necessaria la forma scritta, potendo essere provato anche tramite accordo orale o fatti concludenti (come l’aver commissionato e accettato lavori che l’appaltatore non avrebbe avuto motivo di eseguire altrimenti).
La sentenza impugnata, negando il compenso sulla sola base della clausola contrattuale senza indagare se i lavori fossero varianti o opere nuove, ha fornito una motivazione insufficiente a giustificare la decisione. Per questo motivo, la Corte ha cassato la sentenza e ha rinviato la causa alla Corte d’Appello di Bologna, in diversa composizione, per un nuovo esame che tenga conto di questa fondamentale distinzione.

Conclusioni

Questa ordinanza della Cassazione ribadisce un principio di grande importanza pratica per committenti e appaltatori. Le clausole contrattuali che richiedono la forma scritta per le modifiche sono valide ed efficaci, ma si applicano alle ‘varianti’ delle opere pattuite. Qualora vengano richieste ed eseguite opere completamente nuove, si configura un distinto contratto per lavori extra-contratto. In tal caso, l’appaltatore ha diritto al compenso anche in assenza di un’autorizzazione scritta, purché riesca a provare l’esistenza del nuovo accordo, anche tramite comportamenti concludenti delle parti. Spetta al giudice di merito il compito di accertare, caso per caso, la reale natura dei lavori eseguiti per determinare se il pagamento sia dovuto o meno.

È sempre necessaria l’autorizzazione scritta del committente per il pagamento di lavori non previsti nel contratto di appalto?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che bisogna distinguere: per le ‘varianti’ alle opere già pattuite, se il contratto lo prevede, è necessaria la forma scritta. Per i ‘lavori extra-contratto’, cioè opere completamente nuove e ulteriori, si può configurare un nuovo contratto, anche verbale, e quindi il pagamento può essere dovuto anche senza autorizzazione scritta.

Cosa si intende per ‘motivazione apparente’ di una sentenza?
Si ha una ‘motivazione apparente’ quando la sentenza, pur presentando un testo che sembra una giustificazione, in realtà non rende comprensibile il ragionamento seguito dal giudice. Nel caso specifico, la corte non ha distinto tra ‘varianti’ e ‘lavori extra-contratto’, applicando indistintamente la clausola sulla forma scritta e rendendo così la sua motivazione incomprensibile e solo apparente.

Perché la richiesta di interessi della società costruttrice è stata respinta?
La richiesta è stata respinta non nel merito, ma per una ragione processuale. La società, nel suo atto di appello, aveva chiesto il riconoscimento degli interessi ma non aveva esposto specifiche ragioni di critica contro la decisione del primo giudice che li aveva negati. L’atto di appello deve contenere non solo la richiesta di riforma ma anche una critica argomentata della sentenza impugnata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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