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Lavori di somma urgenza: chi paga senza approvazione?

Un’azienda esegue lavori di somma urgenza per un ente pubblico ma non viene pagata per mancata regolarizzazione formale dell’incarico. La Corte di Cassazione stabilisce che la normativa speciale sui contratti pubblici prevale su quella generale degli enti locali. Di conseguenza, l’azienda ha diritto al rimborso dei costi sostenuti per l’opera realizzata, escluso il profitto, per evitare un ingiusto arricchimento dell’ente pubblico. La richiesta di rimborso dei soli costi in appello non costituisce una domanda nuova.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Lavori di Somma Urgenza: Diritto al Pagamento Anche Senza Approvazione Formale

Quando un’impresa esegue lavori di somma urgenza per un ente pubblico, ha diritto a essere pagata anche se l’amministrazione non formalizza l’incarico nei tempi previsti dalla legge? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha fornito una risposta chiara, stabilendo la prevalenza della normativa speciale sui contratti pubblici rispetto a quella generale sugli enti locali, a tutela dell’impresa e del principio di correttezza.

Il Contesto: Lavori Urgenti e Mancato Pagamento

Una società specializzata in segnaletica stradale veniva incaricata da un Ente Pubblico di eseguire lavori urgenti per la messa in sicurezza di una galleria. I lavori venivano consegnati con un “verbale di consegna sotto riserva di legge”, eseguiti e conclusi. Successivamente, la società emetteva regolare fattura per un importo di circa 153.000 euro.

Tuttavia, l’Ente Pubblico non provvedeva al pagamento. A seguito di un decreto ingiuntivo ottenuto dalla società, l’Ente si opponeva sostenendo che, non essendo intervenuta la regolarizzazione contabile entro 30 giorni come previsto dal Testo Unico degli Enti Locali (TUEL), non si era instaurato alcun rapporto obbligatorio valido.

In appello, la società modificava la sua richiesta, chiedendo in subordine il pagamento di un importo leggermente inferiore, corrispondente al valore della parte di opera effettivamente realizzata, come previsto dalla normativa specifica sui lavori pubblici. La Corte d’Appello accoglieva la richiesta, condannando l’Ente Pubblico al pagamento. L’Ente, insoddisfatto, ricorreva in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’Ente Pubblico, confermando integralmente la decisione della Corte d’Appello. I giudici hanno chiarito un punto cruciale: in materia di appalti pubblici, la disciplina speciale prevale su quella generale.

Le Motivazioni: Prevalenza della Norma Speciale e Principio di Correttezza

La Corte ha affrontato e risolto il conflitto tra due diverse normative:

1. L’art. 191 del TUEL (D.Lgs. 267/2000): Norma generale per gli enti locali, che impone una regolarizzazione formale dell’ordinazione entro 30 giorni, pena la nullità del rapporto obbligatorio con l’ente (ma non con il funzionario che ha agito senza copertura).
2. L’art. 176 del D.P.R. 207/2010 (all’epoca vigente): Norma speciale per i contratti pubblici, che, in caso di mancata approvazione di lavori di somma urgenza, prevede comunque la “liquidazione delle spese relative alla parte dell’opera o dei lavori realizzati”.

La Cassazione ha stabilito che la seconda norma, essendo speciale, prevale sulla prima. Il legislatore degli appalti pubblici ha voluto dettare una regola specifica per i lavori di somma urgenza, che per loro natura eccezionale non possono attendere i normali iter burocratici. Questa disciplina speciale è improntata ai principi di buona fede e correttezza e mira a impedire un arricchimento senza causa da parte dell’ente pubblico, che ha comunque beneficiato di un’opera necessaria e non più rinviabile.

Il diritto al compenso per i lavori di somma urgenza

La Corte ha ribadito che, anche in assenza di approvazione formale, all’appaltatore spetta il pagamento dei soli costi di produzione effettivamente sostenuti. Questo include la manodopera, i materiali, le spese di trasporto e la normale remunerazione dell’attività organizzativa. Resta invece escluso il profitto d’impresa, che sarebbe spettato solo in caso di un contratto pienamente valido ed efficace.

La Domanda in Appello non è “Nuova”

Un altro punto contestato dall’Ente Pubblico era la presunta novità della domanda presentata in appello. La società, infatti, aveva inizialmente chiesto il pagamento dell’intera fattura e in appello si era limitata a chiedere il rimborso dei costi. La Cassazione ha chiarito che non si trattava di una domanda nuova (vietata dallo ius novorum), ma di una semplice precisazione della richiesta originaria. I fatti costitutivi (l’esecuzione dei lavori urgenti) erano gli stessi. In virtù del principio iura novit curia (“il giudice conosce le leggi”), il giudice d’appello ha correttamente applicato la norma specifica (quella sui lavori pubblici) ai fatti già presentati in primo grado, limitando il petitum (l’oggetto della richiesta) alle sole spese sostenute.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Imprese ed Enti Pubblici

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale a tutela delle imprese che operano con la Pubblica Amministrazione in contesti di emergenza. Le aziende che eseguono lavori di somma urgenza possono contare su una protezione giuridica che garantisce loro almeno il recupero dei costi, anche se l’ente pubblico non perfeziona l’iter burocratico. Per gli enti pubblici, la sentenza rappresenta un monito: non possono beneficiare di opere urgenti e necessarie e poi sottrarsi al pagamento appellandosi a vizi formali, in quanto la legge speciale sui contratti pubblici prevale per impedire un ingiustificato arricchimento a danno del privato.

Un’impresa ha diritto al pagamento per lavori di somma urgenza se l’ente pubblico non regolarizza l’incarico entro i termini previsti dal TUEL?
Sì. Secondo la Corte, la normativa speciale sui contratti pubblici (D.P.R. 207/2010, nel caso di specie) prevale su quella generale degli enti locali (TUEL). Questa norma speciale prevede specificamente che, anche in mancanza di approvazione, si proceda alla liquidazione delle spese relative alla parte dell’opera o dei lavori realizzati.

Il pagamento per lavori di somma urgenza non approvati include anche il profitto dell’impresa?
No. La Corte ha chiarito che il pagamento dovuto copre i soli costi di produzione effettivamente sostenuti (manodopera, materiali, trasporto e remunerazione dell’attività organizzativa). È escluso qualsiasi compenso a titolo di profitto dell’imprenditore, che spetterebbe solo in caso di un contratto regolarmente perfezionato.

Chiedere in appello il solo rimborso dei costi, dopo aver chiesto il pagamento dell’intera fattura in primo grado, costituisce una domanda nuova vietata dalla legge?
No. La Corte ha stabilito che non si tratta di una domanda nuova (ius novorum). I fatti alla base della richiesta (l’esecuzione dei lavori urgenti) restano gli stessi. Si tratta solo di una precisazione e limitazione della richiesta originaria (petitum), basata sulla corretta qualificazione giuridica dei fatti, che il giudice può operare in base al principio iura novit curia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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