LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Lavoratore in CIGS: obbligo di disponibilità e preavviso

Un pilota di elicottero in CIGS è stato licenziato per giusta causa dopo essersi recato in vacanza all’estero senza informare l’azienda, rendendosi così indisponibile a una chiamata di servizio. Tale indisponibilità ha causato la perdita di una commessa. La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del licenziamento, sottolineando che il lavoratore in CIGS ha un inderogabile obbligo di disponibilità, la cui violazione, specialmente se causa un danno patrimoniale, costituisce un inadempimento grave che giustifica la risoluzione del rapporto.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Obbligo di disponibilità del lavoratore in CIGS: quando il licenziamento è legittimo?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 12787/2024, ha ribadito un principio fondamentale del diritto del lavoro: lo status di lavoratore in CIGS comporta un preciso obbligo di disponibilità verso il datore di lavoro. La violazione di tale obbligo, come nel caso di un pilota recatosi all’estero senza preavviso, può legittimare il licenziamento per giusta causa. Analizziamo questa importante decisione.

I fatti di causa: dal licenziamento per esubero a quello per giusta causa

La vicenda riguarda un pilota di elicottero, dipendente di una società aerea. Inizialmente collocato in Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria (CIGS), il lavoratore subiva un primo licenziamento per giustificato motivo oggettivo. Successivamente, durante il periodo di preavviso, l’azienda lo richiamava in servizio per una commessa urgente.

Il pilota, tuttavia, comunicava la propria indisponibilità, chiedendo un rinvio, per poi non presentarsi neanche alla data successiva. Il motivo? Si trovava in vacanza all’estero, un viaggio di cui non aveva dato alcuna comunicazione preventiva all’azienda. Questa assenza, oltre a violare l’obbligo di disponibilità, causava alla società la perdita della commessa. Di conseguenza, l’azienda procedeva con un secondo licenziamento, questa volta per giusta causa.

L’obbligo di disponibilità del lavoratore in CIGS

Il cuore della controversia risiede nella natura del rapporto di lavoro durante la CIGS. Questo ammortizzatore sociale non è un periodo di ferie. Il rapporto di lavoro è sospeso, ma non interrotto, e il lavoratore percepisce un’indennità a fronte di un preciso dovere: rimanere a disposizione dell’azienda. Questo significa essere pronti a riprendere servizio su chiamata o a partecipare a corsi di formazione.

Nel caso esaminato, la Corte d’Appello, la cui decisione è stata poi confermata dalla Cassazione, ha correttamente identificato la mancanza fondamentale non tanto nell’assenza di un paio di giorni, quanto nel fatto di essersi recato all’estero senza informare l’azienda. Questo comportamento ha reso di fatto impossibile per il lavoratore adempiere al suo obbligo di pronta disponibilità, configurando un inadempimento contrattuale di notevole gravità.

La valutazione della giusta causa e il ruolo della Cassazione

Un altro aspetto cruciale della decisione riguarda i limiti del giudizio della Corte di Cassazione. Il pilota ricorrente sosteneva che la sanzione fosse sproporzionata e che l’onere della prova su alcuni aspetti non fosse stato assolto dall’azienda.

La Suprema Corte ha respinto questi motivi, ribadendo che la valutazione sulla gravità dei fatti e sulla proporzionalità della sanzione disciplinare (la cosiddetta ‘giusta causa’) è un giudizio di merito, che spetta al Tribunale e alla Corte d’Appello. La Cassazione non può riesaminare le prove, ma solo verificare la corretta applicazione delle norme di diritto e la coerenza logica della motivazione. In questo caso, i giudici di merito avevano adeguatamente motivato la loro decisione, ritenendo che la violazione dell’obbligo di disponibilità, aggravata dal danno economico procurato all’azienda, fosse sufficiente a ledere irrimediabilmente il vincolo fiduciario e a giustificare il licenziamento.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha confermato che il fulcro della contestazione disciplinare non era la semplice assenza, ma la violazione dell’obbligo di disponibilità insito nello status di lavoratore in CIGS. Tale obbligo impone al lavoratore di essere prontamente reperibile per le esigenze aziendali. Recarsi all’estero senza comunicazione preventiva costituisce una grave violazione di questo dovere, poiché impedisce al lavoratore di rispondere a eventuali richiami in servizio. La Corte ha considerato la perdita di una commessa da parte dell’azienda, a causa dell’assenza del lavoratore, come un’importante aggravante. La valutazione sulla gravità della condotta spetta al giudice di merito e, nel caso di specie, il ragionamento della Corte d’Appello è stato ritenuto logico e fondato, quindi non censurabile in sede di legittimità.

Le conclusioni

La sentenza rafforza un principio cardine: essere in CIGS non equivale a essere liberi da obblighi contrattuali. Il dovere di disponibilità è un pilastro di questo ammortizzatore sociale. I lavoratori che omettono di comunicare la propria irreperibilità, specialmente recandosi all’estero, si espongono al rischio di sanzioni disciplinari, incluso il licenziamento per giusta causa, soprattutto se la loro assenza provoca un danno economico all’impresa. Questa decisione funge da chiaro monito sulle responsabilità connesse alla fruizione delle prestazioni di integrazione salariale.

Un lavoratore in CIGS può andare in vacanza all’estero?
Sì, ma deve preventivamente comunicarlo e ottenere l’autorizzazione dall’azienda, poiché ha un obbligo di disponibilità a riprendere servizio o a partecipare a corsi di formazione. Viaggiare senza avvisare l’azienda costituisce una grave violazione di tale obbligo.

L’assenza ingiustificata di un lavoratore in CIGS costituisce sempre giusta causa di licenziamento?
Non automaticamente. La gravità della condotta viene valutata caso per caso. In questa vicenda, l’assenza è stata ritenuta giusta causa perché il lavoratore si è reso irreperibile andando all’estero senza preavviso, violando l’obbligo di disponibilità e causando un danno economico all’azienda che ha perso una commessa.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove per decidere se un licenziamento è proporzionato?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare i fatti o le prove. Il suo compito è verificare che il giudice di merito (come la Corte d’Appello) abbia applicato correttamente la legge e abbia motivato la sua decisione in modo logico e coerente. La valutazione della gravità e proporzionalità del licenziamento spetta al giudice di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati