LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ius variandi: quando la banca può cambiare i tassi?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di alcuni debitori contro un istituto di credito. Il caso verteva principalmente sul cosiddetto ‘ius variandi’, ovvero il diritto della banca di modificare unilateralmente le condizioni contrattuali. La Corte ha stabilito che le censure dei ricorrenti miravano a un riesame dei fatti, non consentito in sede di legittimità, confermando la decisione d’appello che aveva ritenuto sufficiente la prova presuntiva della comunicazione delle variazioni da parte della banca.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Ius Variandi: la Banca Può Modificare i Tassi? La Cassazione Fissa i Paletti

Il potere della banca di modificare unilateralmente le condizioni contrattuali, noto come ius variandi, è una delle questioni più dibattute nel diritto bancario. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti sui limiti di questo potere e, soprattutto, sull’onere della prova relativo alla comunicazione delle variazioni al cliente. Vediamo insieme cosa è stato deciso e quali sono le implicazioni pratiche per i correntisti.

I Fatti del Caso

La vicenda nasce dall’opposizione a un decreto ingiuntivo emesso su richiesta di un istituto di credito nei confronti di due debitori principali e del loro garante. I debitori contestavano l’importo richiesto, sostenendo, tra le altre cose, che la banca avesse illegittimamente modificato le condizioni contrattuali, in particolare i tassi di interesse, senza fornire la dovuta comunicazione prevista dalla legge.

Il Tribunale di primo grado aveva parzialmente accolto l’opposizione, riducendo la somma dovuta. Successivamente, la Corte d’Appello aveva respinto il gravame dei debitori, ritenendo che la banca avesse fornito elementi sufficienti a provare, anche in via presuntiva, di aver comunicato le modifiche. I debitori decidevano quindi di ricorrere in Cassazione, basando le loro doglianze su tre motivi principali: la violazione delle norme sullo ius variandi, la presunta nullità della fideiussione per violazione della normativa antitrust e la carenza di motivazione della sentenza d’appello sul tema dell’usura.

L’Analisi della Corte: I Motivi dell’Inammissibilità

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, senza entrare nel merito delle questioni. La decisione si fonda su ragioni prettamente procedurali, che tuttavia offrono spunti fondamentali.

Il Principio dello Ius Variandi e l’Onere della Prova

Il primo motivo di ricorso riguardava la presunta violazione dell’art. 118 del Testo Unico Bancario (TUB), che disciplina proprio lo ius variandi. I ricorrenti sostenevano che la Corte d’Appello avesse errato nel ritenere assolta la prova della comunicazione delle modifiche da parte della banca.

La Cassazione ha respinto questa censura, qualificandola come un tentativo di ottenere un riesame dei fatti, vietato in sede di legittimità. La Corte d’Appello aveva basato la sua decisione su un ragionamento presuntivo, valorizzando elementi come la mancata contestazione degli estratti conto per anni e la condotta complessiva delle parti. Secondo la Cassazione, la valutazione se questi elementi fossero sufficienti a costituire prova è una questione di merito che spetta unicamente al giudice d’appello e non può essere ridiscussa in ultima istanza.

La Nullità della Fideiussione e l’Usura

Anche gli altri due motivi sono stati giudicati inammissibili. Sulla questione della nullità della fideiussione per contrarietà alla normativa antitrust (basata sullo schema ABI), la Corte ha rilevato un difetto di ‘autosufficienza’ del ricorso: i ricorrenti non avevano specificato in modo chiaro e puntuale come e quando avessero sollevato la questione della nullità parziale delle clausole nei precedenti gradi di giudizio.

Infine, riguardo alla censura di ‘motivazione apparente’ sulla questione dell’usura, la Suprema Corte ha ritenuto che la motivazione della Corte d’Appello, seppur sintetica e basata sulle conclusioni del consulente tecnico (CTU), non fosse inesistente o meramente apparente, ma sufficiente a esplicitare l’iter logico seguito.

Le Motivazioni della Decisione

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nella netta distinzione tra il giudizio di fatto e il giudizio di diritto. La Suprema Corte non è un ‘terzo grado’ di giudizio dove si possono rivalutare le prove o i fatti. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione delle sentenze impugnate.

In questo caso, i ricorrenti hanno cercato di trasformare le loro doglianze in presunte violazioni di legge, ma, in sostanza, stavano chiedendo alla Corte di sostituire la propria valutazione dei fatti a quella del giudice di merito. La Corte d’Appello aveva ritenuto provato, tramite presunzioni, che le comunicazioni fossero avvenute. Questa è una valutazione di fatto e, in quanto tale, non è sindacabile in Cassazione se supportata da una motivazione logica e non contraddittoria.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Clienti e Banche

L’ordinanza in esame ribadisce alcuni principi fondamentali con importanti ricadute pratiche:

1. Onere della Banca: Spetta alla banca dimostrare di aver comunicato al cliente le modifiche unilaterali. Tuttavia, questa prova può essere fornita anche attraverso presunzioni semplici, basate su un insieme di indizi gravi, precisi e concordanti.
2. Dovere del Cliente: Il cliente che riceve estratti conto con tassi e condizioni modificate non può rimanere inerte per anni. La mancata contestazione tempestiva può essere valutata dal giudice come un elemento a sfavore del cliente stesso.
3. Specificità delle Contestazioni: Quando si agisce in giudizio, non sono sufficienti contestazioni generiche. È necessario articolare le proprie difese in modo specifico e puntuale fin dal primo grado, dimostrando quali norme sono state violate e fornendo le relative prove.

In sintesi, la sentenza conferma che il dialogo tra banca e cliente deve essere basato sulla trasparenza e sulla diligenza da entrambe le parti. Per il correntista, ciò significa monitorare attentamente la documentazione ricevuta e agire prontamente in caso di presunte irregolarità.

Quando una banca può esercitare lo ius variandi, ovvero modificare unilateralmente le condizioni di un contratto?
La banca può farlo se questa facoltà è prevista nel contratto e se rispetta l’obbligo di comunicare la modifica al cliente con adeguato preavviso, secondo le modalità previste dall’art. 118 del Testo Unico Bancario. La prova di tale comunicazione è a carico della banca.

Come può la banca dimostrare di aver comunicato le modifiche al cliente?
La prova non deve essere necessariamente una raccomandata con ricevuta di ritorno per ogni singola variazione. I giudici di merito possono ritenere la prova raggiunta anche tramite presunzioni, basandosi su un insieme di elementi come l’invio regolare degli estratti conto riportanti le nuove condizioni e la mancata contestazione di questi ultimi da parte del cliente per un lungo periodo.

Perché il ricorso dei clienti è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile principalmente perché le contestazioni sollevate non denunciavano reali violazioni di legge, ma miravano a ottenere una nuova valutazione dei fatti già esaminati dalla Corte d’Appello. La Corte di Cassazione non può riesaminare il merito della causa, ma solo verificare la corretta applicazione delle norme e la logicità della motivazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati