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Istanze istruttorie appello: obbligo di riproporle

La Corte di Cassazione rigetta il ricorso di un motociclista, stabilendo che le istanze istruttorie in appello devono essere sempre riproposte in modo specifico. Anche se l’appello principale riguarda la competenza territoriale, la mancata riproposizione delle richieste di prova equivale a una rinuncia, portando al rigetto della domanda nel merito.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Istanze Istruttorie in Appello: La Cassazione Ribadisce l’Onere della Riproposizione Specifica

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto cruciale del processo civile: la necessità di riproporre in modo specifico le istanze istruttorie in appello. Anche quando si impugna una sentenza solo per un vizio procedurale, come l’incompetenza territoriale, la mancata riproposizione esplicita delle richieste di prova non accolte in primo grado ne determina l’abbandono definitivo. Questa decisione sottolinea l’importanza di una redazione meticolosa dell’atto di appello per non vedere vanificate le proprie ragioni nel merito.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un sinistro stradale in cui un motociclista veniva tamponato da un’autovettura, a sua volta spinta da un terzo veicolo. Il motociclista citava in giudizio la proprietaria del veicolo e la sua compagnia assicuratrice davanti al Giudice di Pace per ottenere il risarcimento dei danni, quantificati in 2.500 euro. La compagnia assicuratrice eccepiva l’incompetenza territoriale del giudice adito, e il Giudice di Pace accoglieva l’eccezione.

Il motociclista proponeva appello dinanzi al Tribunale, contestando la declaratoria di incompetenza. Il Tribunale, pur accogliendo il motivo relativo alla competenza e dichiarando la nullità della sentenza di primo grado su quel punto, rigettava nel merito la domanda di risarcimento. La ragione? L’appellante, nel suo atto di gravame, non aveva riproposto specificamente le istanze istruttorie (ad esempio, la richiesta di sentire testimoni) che erano state implicitamente rigettate dal primo giudice. Di conseguenza, il Tribunale ha ritenuto tali richieste rinunciate, decidendo la causa sulla base degli atti disponibili, che non provavano la fondatezza della domanda.

La Decisione della Corte di Cassazione e le motivazioni

Investita della questione, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del motociclista, confermando la decisione del Tribunale. I giudici di legittimità hanno ribadito un orientamento consolidato, fondato sul principio di specificità dei motivi di appello sancito dagli articoli 342 e 346 del codice di procedura civile.

La Corte ha spiegato che l’appello non è un giudizio sulla correttezza astratta della sentenza di primo grado, ma un riesame della controversia entro i limiti dei motivi di impugnazione. Pertanto, tutte le domande e le eccezioni non accolte in primo grado, incluse le istanze istruttorie in appello, devono essere espressamente riproposte. Un semplice rinvio generico agli atti del primo grado di giudizio è inammissibile.

Secondo la Cassazione, questo onere non viene meno neppure quando l’appello è diretto a contestare una pronuncia meramente processuale, come la declaratoria di incompetenza. Se l’appellante intende ottenere, in caso di accoglimento del suo motivo sulla competenza, anche una decisione nel merito, deve mettere il giudice d’appello nelle condizioni di farlo, riproponendo tutte le sue difese, comprese le richieste di prova. In assenza di una specifica riproposizione, le istanze si considerano abbandonate, con tutte le conseguenze del caso sulla decisione finale.

Le conclusioni

Questa pronuncia rappresenta un monito fondamentale per gli operatori del diritto. La redazione dell’atto di appello richiede una diligenza estrema e non può limitarsi a criticare i vizi della sentenza impugnata. È essenziale riproporre in modo puntuale e specifico tutte le domande, le eccezioni e, soprattutto, le istanze istruttorie che si intendono coltivare nel secondo grado di giudizio. Omettere questo passaggio procedurale, anche in un appello che sembra focalizzato su questioni processuali, può portare a una vittoria puramente formale (sulla competenza) ma a una sconfitta sostanziale (sul merito della domanda), con conseguenze irreparabili per l’esito della causa.

Quando si impugna una sentenza solo per un vizio di competenza territoriale, è necessario riproporre anche le richieste di prova non ammesse in primo grado?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che, in osservanza del principio di specificità dei motivi di appello, le istanze istruttorie non accolte dal giudice di primo grado devono essere sempre riproposte in modo specifico nell’atto di appello, anche se il gravame contesta unicamente la competenza. In caso contrario, si considerano rinunciate.

Cosa succede se un appellante non ripropone esplicitamente le sue istanze istruttorie nell’atto di appello?
Se le istanze istruttorie non vengono specificamente riproposte, il giudice dell’appello le considera abbandonate. Di conseguenza, la causa verrà decisa nel merito sulla base delle sole prove già acquisite, e questo può comportare il rigetto della domanda per mancanza di prova, anche se il motivo di appello principale viene accolto.

È sufficiente un rinvio generico agli atti del primo grado per considerare riproposte le istanze istruttorie?
No, non è sufficiente. La Corte di Cassazione ha stabilito che una riproposizione generica con rinvio agli atti del procedimento di primo grado è inammissibile. Le istanze devono essere riprodotte in modo specifico nell’atto di costituzione in appello.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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