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Istanza istruttoria: quando si considera abbandonata?

La Corte di Cassazione chiarisce le regole sulla reiterazione dell’istanza istruttoria. Nel caso di una richiesta di pagamento per occupazione di suolo pubblico, la Corte ha cassato la decisione d’appello che aveva ritenuto abbandonate le richieste di prova della parte ricorrente solo perché non ripetute testualmente in sede di precisazione delle conclusioni. È stato affermato che la volontà di insistere sulle prove può emergere dalla condotta processuale complessiva. La sentenza è stata annullata con rinvio per un nuovo esame.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Istanza Istruttoria: quando si considera abbandonata in giudizio?

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti su un aspetto cruciale del processo civile: la corretta modalità di riproposizione di una istanza istruttoria. Spesso, le sorti di una causa dipendono dalla capacità di provare i fatti affermati. Ma cosa succede se una richiesta di ammissione di prove, come l’audizione di testimoni, non viene esplicitamente ripetuta nell’udienza finale? Si considera tacitamente abbandonata? La Suprema Corte ha fornito una risposta articolata, sottolineando la necessità di una valutazione complessiva della condotta processuale della parte.

I Fatti del Contendere: Occupazione di Suolo Pubblico e Sanzioni

Il caso trae origine da una richiesta di pagamento di oltre 200.000 euro avanzata da un Comune nei confronti di tre cittadini. La somma era dovuta a titolo di canone per l’occupazione di suolo pubblico (COSAP) e relative sanzioni, a causa dell’installazione di ponteggi per il restauro di un immobile di loro proprietà. I cittadini contestavano la legittimità della richiesta, sostenendo che l’area non era stata occupata abusivamente e che, in ogni caso, le tariffe e le sanzioni applicate erano errate.

Il Tribunale, in primo grado, aveva respinto la loro domanda. In appello, la Corte territoriale aveva confermato la decisione, ritenendo che i ricorrenti non avessero fornito prove adeguate a sostegno delle loro tesi. In particolare, la Corte d’Appello aveva giudicato inammissibile la richiesta di ammettere prove testimoniali (una istanza istruttoria cruciale), poiché non era stata specificamente reiterata all’udienza di precisazione delle conclusioni del primo grado.

La Decisione della Cassazione: Errore Procedurale e Mancata Prova

Investita della questione, la Corte di Cassazione ha ribaltato il verdetto dei giudici di merito, accogliendo i motivi di ricorso relativi alla sentenza non definitiva. La decisione si fonda su tre errori procedurali rilevati nella sentenza d’appello.

L’Istanza Istruttoria e la Presunzione di Abbandono

Il punto centrale della decisione riguarda la presunta rinuncia all’istanza istruttoria. La Cassazione ha chiarito che, sebbene le istanze non accolte debbano essere riproposte in sede di precisazione delle conclusioni, una presunzione di abbandono può essere superata. È necessario che emerga una “volontà inequivoca di insistere” nella richiesta, desumibile non solo da una ripetizione formale, ma da una valutazione complessiva della condotta processuale e dalla coerenza della richiesta con la linea difensiva. Nel caso di specie, il richiamo generico a tutti gli atti difensivi precedenti, in cui l’istanza era stata formulata, è stato ritenuto sufficiente a manifestare tale volontà.

Il Principio di Non Contestazione e il Silenzio della Controparte

La Corte ha inoltre censurato la sentenza d’appello per non aver applicato correttamente il principio di non contestazione. I ricorrenti avevano sostenuto che il Comune aveva concesso licenze e riscosso canoni da altri esercenti commerciali per la stessa area, circostanza che non era stata specificamente contestata dall’ente. Questo silenzio, secondo la Cassazione, avrebbe dovuto essere valutato come un’ammissione implicita dei fatti.

La Mancanza del Fascicolo e l’Onere del Giudice

Infine, è stato accolto il motivo relativo alla gestione della mancanza del fascicolo di primo grado. La Cassazione ha ribadito che il giudice, in assenza di un fascicolo, ha il dovere di disporne la ricerca o di autorizzarne la ricostruzione, non potendo far ricadere le conseguenze di tale mancanza sulla parte, specie quando questa ha prodotto copie degli atti rilevanti.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha motivato la sua decisione evidenziando che il giudice di merito non può limitarsi a una verifica formale della mancata riproposizione testuale di una istanza istruttoria. Deve, invece, compiere una valutazione sostanziale per accertare se la parte abbia effettivamente inteso abbandonare le proprie richieste probatorie. Un rigetto implicito da parte del giudice di primo grado non esonera il giudice d’appello dal motivare correttamente le ragioni per cui quelle prove non sono state ammesse, specialmente se la parte appellante ha mostrato di volervi insistere.

Il ragionamento della Suprema Corte sottolinea come l’eccessivo formalismo possa ledere il diritto di difesa. La decisione sulle prove non può basarsi su presunzioni di acquiescenza, ma deve fondarsi su un’analisi concreta del comportamento processuale. Allo stesso modo, il principio di non contestazione e il dovere di diligenza del giudice nel recuperare gli atti processuali sono strumenti essenziali per garantire un giusto processo e una decisione basata su un quadro probatorio completo.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame rappresenta un importante monito per i giudici di merito e una guida per gli avvocati. Le conclusioni pratiche sono significative:

1. Reiterazione delle Istanze: Non è sempre necessaria una ripetizione pedissequa delle istanze istruttorie in sede di precisazione delle conclusioni. È sufficiente che la volontà di insistere sia chiaramente desumibile dal contesto degli atti difensivi.
2. Dovere di Specificità: Il principio di non contestazione richiede che la controparte prenda posizione in modo specifico su ogni fatto allegato, altrimenti tale fatto si considererà provato.
3. Responsabilità del Giudice: La gestione del fascicolo processuale è un onere dell’ufficio giudiziario. La sua assenza non può tradursi in un pregiudizio per la parte che ha agito diligentemente.

In definitiva, la Corte di Cassazione ha cassato entrambe le sentenze d’appello e ha rinviato la causa a un’altra sezione della stessa Corte per un nuovo giudizio, che dovrà tenere conto di questi fondamentali principi procedurali.

Un’istanza istruttoria si considera abbandonata se non viene ripetuta parola per parola nell’udienza di precisazione delle conclusioni?
No. La presunzione di abbandono può essere superata se dall’intera condotta processuale della parte emerge una volontà inequivocabile di insistere sulla richiesta di prove, anche attraverso un richiamo generico ma chiaro agli atti difensivi precedenti.

Cosa deve fare il giudice se il fascicolo d’ufficio di primo grado risulta mancante o incompleto?
Il giudice non può decidere la causa penalizzando la parte per la mancanza del fascicolo. È tenuto a disporre la ricerca dei documenti mancanti o, in caso di esito negativo, ad autorizzare la ricostruzione del loro contenuto, basandosi anche sulle copie prodotte dalle parti.

Qual è la conseguenza del silenzio di una parte su un fatto specifico affermato dalla controparte?
In base al principio di non contestazione, se una parte afferma un fatto specifico e la controparte non lo nega esplicitamente nei suoi atti difensivi, quel fatto deve essere considerato come provato dal giudice, senza bisogno di ulteriori dimostrazioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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