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Istanza di rateizzazione: interrompe la prescrizione?

Un contribuente ha contestato alcuni avvisi di addebito dell’INPS, sostenendo che il credito fosse prescritto. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo due principi fondamentali: primo, le contestazioni sul merito del credito devono essere fatte entro 40 giorni dalla notifica dell’atto; secondo, la presentazione di un’istanza di rateizzazione costituisce un riconoscimento del debito, interrompendo così la prescrizione.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Istanza di rateizzazione e prescrizione: la Cassazione chiarisce

Quando si riceve un avviso di addebito, ad esempio da parte dell’INPS, una delle prime reazioni può essere quella di chiedere un piano di rientro per gestire l’importo. Tuttavia, è fondamentale sapere che un’istanza di rateizzazione ha precise conseguenze legali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale: chiedere di pagare a rate un debito equivale a riconoscerlo, con l’effetto di interrompere la prescrizione. Analizziamo insieme questa importante decisione.

Il caso: un debito previdenziale e l’eccezione di prescrizione

Un contribuente si è rivolto al Tribunale per far dichiarare la prescrizione di alcuni crediti vantati dall’INPS, oggetto di due avvisi di addebito. Inizialmente, il suo ricorso è stato dichiarato inammissibile, ma la Corte d’Appello ha riconosciuto il suo interesse ad agire. Tuttavia, anche in secondo grado la sua richiesta è stata respinta. I giudici d’appello hanno affermato che l’eccezione di prescrizione relativa al periodo precedente alla notifica degli avvisi doveva essere sollevata entro un termine di decadenza di 40 giorni. Per il periodo successivo, invece, la prescrizione era stata interrotta da una richiesta di rateizzazione presentata dallo stesso contribuente.

Non soddisfatto, il cittadino ha proposto ricorso in Cassazione, contestando la decisione su tre punti principali, tra cui l’errata interpretazione degli effetti della richiesta di dilazione del pagamento.

L’impatto della richiesta di rateizzazione sul debito

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la decisione dei giudici di merito e fornendo chiarimenti fondamentali. Il punto centrale della controversia riguarda il terzo motivo di ricorso, con cui il contribuente sosteneva che l’istanza di rateizzazione non potesse essere considerata un atto interruttivo della prescrizione. La Suprema Corte ha smontato questa tesi, allineandosi a un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha spiegato che, secondo l’articolo 2944 del Codice Civile, la prescrizione è interrotta dal riconoscimento del diritto da parte di colui contro il quale il diritto stesso può essere fatto valere. La richiesta di rateizzare un debito, anche se non costituisce un’acquiescenza totale alla pretesa creditoria, integra inequivocabilmente un riconoscimento dell’esistenza del debito. Questo atto è logicamente e giuridicamente incompatibile con la successiva affermazione di non essere tenuti al pagamento, ad esempio per intervenuta prescrizione.

Inoltre, la Corte ha sottolineato un altro aspetto rilevante. Spesso, chi chiede la rateizzazione lo fa dopo aver ricevuto una cartella di pagamento o un avviso di addebito. Presentare tale istanza rende del tutto inverosimile sostenere, in un secondo momento, di non aver mai ricevuto tali atti. La richiesta di dilazione presuppone la conoscenza del debito e degli atti che lo formalizzano.

I giudici hanno anche confermato la correttezza della decisione d’appello riguardo al primo motivo. Qualsiasi contestazione relativa al merito della pretesa contributiva (inclusa la prescrizione maturata prima della notifica) deve essere sollevata tramite opposizione entro il termine perentorio di 40 giorni, come previsto dall’art. 24 del D.Lgs. 46/1999. Scaduto tale termine, il titolo si consolida e il merito non può più essere messo in discussione.

Conclusioni: cosa significa questa sentenza per i contribuenti

Questa ordinanza offre due lezioni pratiche di grande importanza. In primo luogo, prima di presentare un’istanza di rateizzazione, è essenziale valutare attentamente la propria posizione debitoria. Se si ritiene che il credito non sia dovuto o sia prescritto, è necessario agire con gli strumenti processuali corretti (come l’opposizione) entro i termini di legge. Chiedere di pagare a rate preclude, di fatto, la possibilità di contestare successivamente l’esistenza del debito, poiché tale atto interrompe la prescrizione. In secondo luogo, il rispetto dei termini processuali è fondamentale: le opposizioni nel merito contro gli avvisi di addebito devono essere proposte tempestivamente, altrimenti si perde la possibilità di far valere le proprie ragioni.

Chiedere di pagare a rate un debito previdenziale interrompe la prescrizione?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la richiesta di rateizzazione integra un riconoscimento del debito ai sensi dell’art. 2944 del Codice Civile. Tale riconoscimento ha l’effetto di interrompere il decorso della prescrizione, che inizia a correre nuovamente da capo.

Entro quanto tempo si deve contestare un avviso di addebito INPS per vizi di merito?
Le contestazioni che riguardano la fondatezza della pretesa contributiva, inclusa l’eccezione di prescrizione maturata prima della notifica dell’avviso, devono essere proposte entro il termine perentorio di 40 giorni dalla notifica dell’atto, secondo quanto stabilito dall’art. 24 del D.Lgs. 46/1999.

L’istanza di rateizzazione equivale a un’ammissione definitiva del debito?
Sebbene non sia un’acquiescenza piena e incondizionata, l’istanza di rateizzazione è un atto che presuppone la conoscenza del debito e la volontà di pagarlo, anche se in modo dilazionato. Per la giurisprudenza, questo è sufficiente a qualificarla come riconoscimento del debito, con tutte le conseguenze legali che ne derivano, come l’interruzione della prescrizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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