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Istanza di prelievo: obbligatoria per l’indennizzo

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 26246/2024, ha rigettato il ricorso di un cittadino che chiedeva un equo indennizzo per l’irragionevole durata di un processo amministrativo. La domanda è stata dichiarata inammissibile perché il ricorrente non aveva presentato la preventiva istanza di prelievo nel giudizio presupposto. La Corte ha ribadito che tale istanza è un rimedio preventivo obbligatorio, la cui omissione preclude l’accesso alla tutela indennitaria, confermando la legittimità costituzionale di tale requisito.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Istanza di Prelievo: La Chiave Indispensabile per l’Equo Indennizzo

L’eccessiva durata dei processi è una delle problematiche più sentite del sistema giudiziario italiano. Per porvi rimedio, la cosiddetta ‘Legge Pinto’ prevede un equo indennizzo per i cittadini danneggiati dalle lungaggini della giustizia. Tuttavia, l’accesso a tale tutela non è incondizionato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 26246/2024, ribadisce un punto cruciale: senza aver prima presentato l’istanza di prelievo nel processo amministrativo, la domanda di indennizzo è inammissibile. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Una Domanda di Indennizzo Respinta

Un cittadino, il cui processo amministrativo era pendente dal 2015, decideva nel 2022 di agire per ottenere l’equo indennizzo previsto dalla Legge Pinto, lamentando l’irragionevole durata del giudizio. La sua domanda, però, veniva dichiarata inammissibile dalla Corte di Appello di Roma. Il motivo? La mancata presentazione, all’interno del processo amministrativo, di un atto specifico: l’istanza di prelievo.

Questo atto, introdotto dalla Legge di Stabilità del 2016, serve a segnalare al giudice l’interesse concreto della parte a una rapida definizione della causa. Ritenendo ingiusta la decisione, il cittadino ricorreva alla Corte di Cassazione, sostenendo che tale obbligo fosse in contrasto con i principi costituzionali e con la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU).

L’Importanza dell’Istanza di Prelievo come Rimedio Preventivo

Il nodo della questione ruota attorno alla natura dell’istanza di prelievo. La legge la configura come un ‘rimedio preventivo’. In pratica, prima di poter lamentare un ritardo e chiedere un risarcimento, il cittadino ha il dovere di attivarsi per sollecitare la giustizia, utilizzando gli strumenti che l’ordinamento gli mette a disposizione.

L’idea del legislatore è che la parte debba dimostrare di aver fatto tutto il possibile per accelerare il proprio giudizio. Solo se, nonostante questo suo attivismo, il processo continua a stagnare, allora sorge il diritto all’indennizzo. L’omissione di questo passaggio procedurale viene interpretata come una sorta di acquiescenza al ritardo, precludendo la successiva richiesta risarcitoria.

La Posizione della Corte Costituzionale

Nel suo ricorso, il cittadino chiedeva alla Cassazione di sollevare una questione di legittimità costituzionale. Tuttavia, la Suprema Corte ha evidenziato come la Corte Costituzionale si fosse già espressa sul punto con la sentenza n. 107/2023, dichiarando infondata una questione identica. Secondo la Consulta, l’istanza di prelievo non è un mero onere burocratico, ma un meccanismo che può effettivamente condurre a un’accelerazione del giudizio, ad esempio tramite la decisione del ricorso con rito semplificato. Di conseguenza, richiederne la presentazione non viola i diritti fondamentali del cittadino.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, allineandosi alle precedenti pronunce proprie e della Corte Costituzionale, ha rigettato il ricorso. Gli Ermellini hanno confermato che l’istanza di prelievo è un rimedio preventivo obbligatorio. Non si tratta di un’interpretazione restrittiva, ma dell’applicazione di una chiara previsione di legge (art. 1-ter della Legge 89/2001).

La Suprema Corte ha spiegato che il sistema dei rimedi preventivi è stato introdotto per responsabilizzare le parti e incentivare meccanismi che accelerino la definizione delle liti, prima ancora di arrivare alla fase ‘patologica’ della richiesta di indennizzo. Non utilizzare questi strumenti significa non aver esaurito le vie interne per ottenere una giustizia celere. Pertanto, la sanzione per tale inerzia è l’inammissibilità della domanda di equa riparazione. Il ricorso è stato quindi respinto, confermando la decisione della Corte d’Appello.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Cittadini

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale per chiunque sia parte in un processo amministrativo e tema per la sua eccessiva durata. La decisione chiarisce che il diritto all’indennizzo non è automatico, ma subordinato a una condotta attiva e collaborativa della parte. È indispensabile, almeno sei mesi prima che maturino i termini per l’indennizzo, depositare l’istanza di prelievo. Questo adempimento non solo è un requisito di ammissibilità per un’eventuale futura azione risarcitoria, ma rappresenta anche una concreta possibilità di vedere il proprio caso deciso più rapidamente. Per cittadini e avvocati, questa pronuncia è un monito a monitorare attentamente i tempi del processo e a utilizzare tempestivamente tutti gli strumenti procedurali a disposizione per sollecitarne la conclusione.

È possibile ottenere un equo indennizzo per l’eccessiva durata di un processo amministrativo senza aver prima presentato l’istanza di prelievo?
No. La Corte di Cassazione, confermando l’orientamento consolidato, ha stabilito che la mancata presentazione dell’istanza di prelievo, almeno sei mesi prima del superamento del termine di ragionevole durata, rende la domanda di indennizzo inammissibile.

Perché l’istanza di prelievo è considerata un requisito obbligatorio?
Perché la legge la qualifica come un ‘rimedio preventivo’. Il sistema richiede che la parte interessata si attivi per prima, utilizzando gli strumenti processuali a sua disposizione per sollecitare una decisione rapida. Solo se il ritardo persiste nonostante questo tentativo, sorge il diritto a chiedere un indennizzo.

L’obbligo di presentare l’istanza di prelievo è conforme alla Costituzione e alla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU)?
Sì. La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 107/2023, ha già stabilito che tale requisito è legittimo. Non è visto come un ostacolo ingiustificato all’accesso alla giustizia, ma come un meccanismo procedurale che mira a favorire l’accelerazione dei processi, in linea con i principi di efficienza della giustizia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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