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Istanza di prelievo: obbligatoria per la riparazione

La Corte di Cassazione ha stabilito che la domanda di equa riparazione per l’eccessiva durata di un processo amministrativo è inammissibile se la parte non ha precedentemente presentato l’istanza di prelievo. Questo onere procedurale, considerato un rimedio preventivo efficace e costituzionalmente legittimo, grava su tutte le parti del giudizio, inclusa quella che ha interesse a difendere l’atto amministrativo impugnato (controinteressato), poiché anch’essa beneficia della certezza giuridica derivante da una rapida definizione della controversia.

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Pubblicato il 20 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Istanza di Prelievo: Perché è Fondamentale nel Processo Amministrativo

La lentezza dei processi è una problematica nota del sistema giudiziario italiano. Per contrastarla, la “Legge Pinto” ha introdotto il diritto a un’equa riparazione per chi subisce un processo di durata irragionevole. Tuttavia, l’accesso a tale indennizzo è subordinato all’utilizzo di specifici “rimedi preventivi”. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito l’importanza cruciale di uno di questi strumenti nel contenzioso amministrativo: l’istanza di prelievo. Vediamo perché questo atto è diventato un passaggio obbligato.

I Fatti del Caso: Un Cittadino contro la Lentezza della Giustizia

Un cittadino, parte di un lungo giudizio amministrativo dinanzi al TAR, aveva richiesto un’equa riparazione per l’eccessiva durata del processo. La sua richiesta, però, era stata respinta dalla Corte d’Appello. Il motivo? Non aveva presentato l’istanza di prelievo, un atto formale con cui si chiede al giudice di trattare la causa con priorità.

Il cittadino ha quindi proposto ricorso in Cassazione, sostenendo due argomentazioni principali:
1. L’obbligo di presentare tale istanza sarebbe incostituzionale, in quanto si tratterebbe di un rimedio inefficace che limita ingiustamente il diritto all’indennizzo.
2. Tale onere non dovrebbe gravare su di lui, poiché nel giudizio amministrativo era “controinteressato”, ovvero la sua posizione era a difesa del provvedimento impugnato, e quindi non avrebbe avuto interesse ad accelerare il processo.

La Questione di Legittimità Costituzionale sull’Istanza di Prelievo

Il ricorrente ha sollevato dubbi sulla conformità della norma alla Costituzione e alla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. A suo avviso, subordinare il diritto all’indennizzo a un adempimento puramente formale e, a suo dire, privo di reale efficacia acceleratoria, costituiva una violazione del diritto a un giusto processo e a un rimedio effettivo.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, confermando la decisione della Corte d’Appello. La sentenza si fonda su un principio chiaro, già sancito dalla Corte Costituzionale con la pronuncia n. 107/2023: l’istanza di prelievo non è una mera formalità, ma un rimedio preventivo effettivo e necessario.

Le Motivazioni: L’Efficacia del Rimedio Preventivo

La Corte ha spiegato che l’istanza di prelievo è uno strumento funzionale a una più rapida definizione del giudizio. A seguito della sua presentazione, infatti, il giudice amministrativo può decidere il ricorso con una sentenza in forma semplificata in camera di consiglio. Questo “modello procedimentale alternativo”, introdotto nel 2015, rappresenta un giusto equilibrio tra la necessità di garantire un rimedio effettivo alla parte e l’esigenza di salvaguardare le garanzie processuali per tutti. Non si tratta quindi di un onere sproporzionato, ma di un comportamento processuale diligente che dimostra l’interesse concreto della parte a una celere conclusione della lite.

Le Conclusioni: Un Onere per Tutte le Parti

La Corte ha inoltre chiarito che l’onere di presentare l’istanza di prelievo grava su tutte le parti del processo, incluso il controinteressato. Anche chi difende la validità di un atto amministrativo ha un interesse giuridicamente rilevante a ottenere una sentenza in tempi rapidi per consolidare la propria posizione e raggiungere la certezza del diritto. La lentezza processuale non giova a nessuno. Di conseguenza, chiunque intenda in futuro lamentare l’eccessiva durata di un processo amministrativo e chiedere un’equa riparazione deve prima dimostrare di aver attivamente contribuito, tramite l’istanza di prelievo, a sollecitarne la conclusione.

È possibile ottenere un risarcimento per la durata eccessiva di un processo amministrativo senza aver prima presentato l’istanza di prelievo?
No, la Corte di Cassazione ha confermato che l’istanza di prelievo è un “rimedio preventivo” obbligatorio. La sua mancata presentazione rende inammissibile la domanda di equa riparazione.

L’obbligo di presentare l’istanza di prelievo vale anche per la parte che ha interesse a mantenere l’atto amministrativo impugnato (il controinteressato)?
Sì. La Corte ha stabilito che anche il controinteressato ha un interesse alla celere definizione del giudizio per ottenere certezza giuridica. Pertanto, anche questa parte è onerata di presentare l’istanza se vuole poi chiedere un indennizzo per l’eccessiva durata del processo.

Il requisito dell’istanza di prelievo è stato ritenuto conforme alla Costituzione?
Sì. La Corte di Cassazione, richiamando la sentenza n. 107/2023 della Corte Costituzionale, ha ribadito che questo strumento è costituzionalmente legittimo. Non è una mera formalità, ma un rimedio effettivo che può accelerare la definizione del giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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