LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Iscrizione Gestione Commercianti: quando non è dovuta

Una socia di S.r.l. è stata iscritta d’ufficio alla Gestione Commercianti dall’ente previdenziale, che le ha poi richiesto il pagamento di contributi. La socia ha impugnato l’atto, sostenendo di non svolgere attività lavorativa abituale e prevalente nell’azienda. Il Tribunale di Roma ha accolto il ricorso, annullando l’avviso di addebito perché l’ente non ha fornito alcuna prova dei requisiti necessari per l’obbligo di Iscrizione Gestione Commercianti.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Iscrizione Gestione Commercianti: Non Basta Essere Socio di SRL

L’Iscrizione Gestione Commercianti rappresenta un obbligo per molti imprenditori e soci di società, ma la sua applicazione non è sempre automatica. Una recente sentenza del Tribunale di Roma ha ribadito un principio fondamentale: per essere obbligati a versare i contributi, non è sufficiente detenere una quota di una società a responsabilità limitata. È necessario partecipare attivamente, in modo abituale e prevalente, al lavoro aziendale. Analizziamo il caso per comprendere meglio i confini di tale obbligo.

I Fatti di Causa

Una socia di una S.r.l.s. si vedeva recapitare una comunicazione dall’ente previdenziale con cui veniva iscritta d’ufficio alla Gestione Commercianti. L’iscrizione era basata sulla semplice comunicazione di inizio attività della società, trasmessa dalla Camera di Commercio. Successivamente, l’ente emetteva un avviso di addebito per quasi 5.000 euro a titolo di contributi non versati.
La socia decideva di opporsi a tale pretesa, sostenendo di non aver mai svolto alcuna attività lavorativa all’interno dell’azienda. Pur essendo socia, la sua partecipazione era meramente passiva e non rispondeva ai requisiti di abitualità e prevalenza richiesti dalla legge per far scattare l’obbligo contributivo. L’ente, al contrario, riteneva legittima l’iscrizione automatica e insisteva per il pagamento.

La Decisione del Tribunale e l’Iscrizione Gestione Commercianti

Il Giudice del Lavoro di Roma ha accolto pienamente le ragioni della ricorrente, annullando l’avviso di addebito. La decisione si fonda sull’interpretazione consolidata della normativa di riferimento, come chiarito da importanti sentenze della Corte di Cassazione.
Il Tribunale ha sottolineato che il presupposto imprescindibile per l’Iscrizione Gestione Commercianti è la prestazione di un’attività lavorativa personale all’interno dell’impresa, sia essa individuale o societaria. L’assicurazione obbligatoria, infatti, non mira a coprire il ‘rischio d’impresa’ ma a tutelare il lavoro autonomo, equiparando commercianti e artigiani ai lavoratori dipendenti per quanto riguarda la tutela previdenziale.

Le motivazioni

Il cuore della sentenza risiede nell’analisi dei requisiti di ‘abitualità’ e ‘prevalenza’. Citando la giurisprudenza della Suprema Corte (in particolare la sentenza n. 4440/2017), il Giudice ha chiarito che questi due requisiti devono essere presenti congiuntamente. Per un socio di S.r.l., ciò significa che deve dedicarsi personalmente al lavoro aziendale in modo continuativo e principale.
Un punto cruciale evidenziato nella decisione è l’onere della prova. Spetta all’ente previdenziale, che iscrive d’ufficio un soggetto, dimostrare la sussistenza dei requisiti di legge. Non è il cittadino a dover provare di non lavorare, ma è l’ente a dover provare che il lavoro viene effettivamente svolto con le caratteristiche richieste. Nel caso di specie, l’ente non ha fornito alcuna prova a sostegno della sua pretesa, basando l’iscrizione sulla mera qualifica di socia, un presupposto del tutto insufficiente.
Il Tribunale ha inoltre specificato che l’obbligo di iscrizione per il socio di S.r.l. che lavora in azienda è stato introdotto per evitare che la forma societaria venisse usata come ‘schermo’ per sottrarre alla contribuzione prestazioni lavorative a tutti gli effetti. Tuttavia, ciò non può tradursi in un automatismo: l’attività lavorativa deve essere accertata in concreto.

Le conclusioni

Questa sentenza rafforza un principio di garanzia per i soci di società di capitali. L’Iscrizione Gestione Commercianti non è una conseguenza automatica del possesso di quote societarie. L’obbligo contributivo nasce solo quando il socio partecipa in prima persona, con impegno abituale e prevalente, alla vita lavorativa dell’impresa. In assenza di prove concrete fornite dall’ente previdenziale, qualsiasi pretesa contributiva è da considerarsi illegittima e può essere efficacemente contestata in giudizio.

Essere socio di una S.r.l. obbliga automaticamente all’iscrizione alla Gestione Commercianti?
No. La sentenza chiarisce che la sola qualifica di socio non è sufficiente a far sorgere l’obbligo di iscrizione. È indispensabile che il socio partecipi personalmente al lavoro aziendale con carattere di abitualità e prevalenza.

A chi spetta l’onere di provare i requisiti per l’iscrizione d’ufficio?
L’onere della prova grava sull’ente previdenziale. È l’ente che deve dimostrare concretamente che il socio svolge un’attività lavorativa con i requisiti richiesti dalla legge per giustificare l’iscrizione d’ufficio e la conseguente richiesta di contributi.

Cosa si intende per attività lavorativa ‘prevalente’ ai fini dell’iscrizione?
Secondo la giurisprudenza citata nella sentenza, la prevalenza si riferisce all’attività lavorativa del socio. L’attività svolta nell’impresa deve essere abituale e prevalente rispetto al complesso delle altre attività lavorative eventualmente svolte dal socio stesso, non rispetto agli altri fattori produttivi dell’azienda (come capitale o macchinari).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati