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Irrisorietà della pretesa: niente risarcimento

Un cittadino ha chiesto un’equa riparazione per l’eccessiva durata di un’azione di classe. La Corte d’Appello ha respinto la domanda, applicando il principio di irrisorietà della pretesa. Poiché il potenziale risarcimento era inferiore a 500 euro, la Corte ha ritenuto il pregiudizio insussistente, in linea con la giurisprudenza nazionale ed europea, condannando il ricorrente al pagamento delle spese legali.

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Pubblicato il 17 aprile 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Irrisorietà della Pretesa: Quando il Valore della Causa Annulla il Diritto al Risarcimento

L’eccessiva durata dei processi è una nota criticità del sistema giudiziario italiano. Per porvi rimedio, la Legge Pinto (L. 89/2001) prevede un’equa riparazione per chi subisce un danno a causa di un processo troppo lungo. Tuttavia, non sempre un ritardo si traduce in un risarcimento. Un recente decreto della Corte d’Appello di Cagliari ha chiarito un importante limite: il principio di irrisorietà della pretesa. Quando il valore economico in gioco è considerato troppo basso, si presume che il danno da ritardo non esista, escludendo così il diritto all’indennizzo. Analizziamo questo caso emblematico.

I Fatti del Caso: un’Azione di Classe per l’Acqua non Potabile

Un cittadino, agendo sia in proprio che come presidente di un comitato, aveva avviato un’azione di classe contro la società gestore del servizio idrico per la prolungata erogazione di acqua non potabile. Poiché la causa si protraeva da oltre nove anni, egli ha intentato un separato giudizio per ottenere l’equa riparazione prevista dalla Legge Pinto, lamentando il danno subito per l’irragionevole durata del processo.

La Decisione della Corte d’Appello e il Principio di Irrisorietà della Pretesa

La Corte d’Appello di Cagliari ha rigettato la domanda del cittadino. La decisione si fonda sull’articolo 2, comma 2 sexies, lettera g) della Legge 89/2001, che introduce una presunzione di insussistenza del pregiudizio nel caso di irrisorietà della pretesa o del valore della causa. In pratica, se ciò per cui si combatte in tribunale ha un valore economico minimo, la legge presume che il ritardo nel ricevere una decisione non abbia causato un danno significativo, a meno che il ricorrente non fornisca una prova contraria.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha sviluppato il suo ragionamento su tre pilastri fondamentali.

1. La Soglia Economica: Il collegio ha stimato che il risarcimento potenziale spettante al singolo ricorrente nella causa originaria sarebbe stato inferiore a 500 euro. Allineandosi alla giurisprudenza della Corte di Cassazione e della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, i giudici hanno qualificato tale somma come ‘esigua’ o ‘bagatellare’. Per la giurisprudenza consolidata, una pretesa di valore così basso non integra uno ‘svantaggio significativo’ che giustifichi un risarcimento per la lungaggine processuale. La generica affermazione del ricorrente di essere un ‘modesto pensionato’ non è stata ritenuta una prova sufficiente a dimostrare una condizione personale tale da rendere significativa anche una somma irrisoria.

2. La Natura dell’Azione di Classe: Un altro punto cruciale della motivazione riguarda la natura del processo originario. Secondo la Corte, in un’azione di classe il ‘patema d’animo’ del singolo partecipante è notevolmente ridotto. A differenza di chi è coinvolto personalmente e direttamente in un giudizio, il membro di una classe subisce in misura minore l’ansia e la sofferenza legate all’incertezza del processo, poiché l’onere della causa è condiviso e gestito da rappresentanti.

3. Il Danno all’Immagine: La richiesta di risarcimento per un presunto danno all’immagine, subito in qualità di Presidente del Comitato, è stata respinta. I giudici hanno specificato che il ricorso per equa riparazione era stato presentato a titolo personale e non in rappresentanza dell’ente, rendendo tale pretesa irrilevante in quel contesto.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa pronuncia offre una lezione importante: non basta dimostrare che un processo sia durato troppo a lungo per ottenere un risarcimento. È necessario che la ‘posta in gioco’ sia economicamente rilevante. Le cause di valore bagatellare, specialmente se inserite nel contesto di un’azione collettiva, difficilmente supereranno la presunzione di irrisorietà della pretesa introdotta dal legislatore. I cittadini che intendono avvalersi della Legge Pinto devono quindi considerare attentamente il valore della loro pretesa originaria, poiché questo fattore è diventato determinante per l’accoglimento della domanda di equa riparazione.

Quando una richiesta di risarcimento può essere considerata di valore ‘irrisorio’?
Secondo la Corte, una pretesa è irrisoria quando il suo valore economico è minimo. Nel caso specifico, un potenziale risarcimento inferiore a 500 euro è stato ritenuto esiguo e tale da far presumere l’insussistenza del pregiudizio, in linea con l’orientamento della giurisprudenza europea e nazionale.

L’eccessiva durata di un’azione di classe dà sempre diritto a un’equa riparazione per i singoli partecipanti?
No. La Corte ha stabilito che, in un’azione di classe, il coinvolgimento indiretto del singolo utente riduce notevolmente il pregiudizio personale e lo stress (il cosiddetto patema d’animo), a differenza di chi è direttamente e personalmente coinvolto in un processo. Questo fattore indebolisce la richiesta di risarcimento.

Basta dichiararsi ‘pensionato con reddito modesto’ per dimostrare che una piccola somma è in realtà significativa?
No. La Corte ha ritenuto che una generica allegazione, come quella di essere ‘un modesto pensionato’, non è sufficiente. È necessario fornire prove concrete della propria situazione economica e patrimoniale per dimostrare che anche una somma oggettivamente esigua possa avere un impatto soggettivamente significativo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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