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Irrisorietà della pretesa: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del Ministero della Giustizia contro una decisione che concedeva un’equa riparazione per l’eccessiva durata di un processo fallimentare. Il Ministero invocava l’irrisorietà della pretesa per escludere il danno, ma la Corte ha stabilito che crediti per decine di migliaia di euro non possono essere considerati ‘irrisori’ o ‘bagatellari’. La sentenza chiarisce che la valutazione dell’irrisorietà della pretesa deve considerare sia il valore oggettivo che le condizioni soggettive della parte, allineandosi alla giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Irrisorietà della Pretesa: Quando una Causa è Troppo Piccola per un Risarcimento?

La giustizia lenta è una giustizia negata. Su questo principio si fonda la Legge Pinto, che prevede un’equa riparazione per chi subisce danni a causa di processi troppo lunghi. Tuttavia, la legge stessa pone dei limiti, escludendo il risarcimento quando vi è una irrisorietà della pretesa. Con la recente ordinanza n. 3803/2024, la Corte di Cassazione ha fornito un’importante chiave di lettura su questo concetto, stabilendo che crediti per decine di migliaia di euro non possono essere considerati ‘irrisori’.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Equa Riparazione

La vicenda trae origine dalla richiesta di indennizzo avanzata da due società commerciali nei confronti del Ministero della Giustizia. Le aziende lamentavano l’eccessiva durata di una procedura fallimentare nella quale si erano insinuate al passivo per recuperare i propri crediti, ammontanti rispettivamente a circa 79.000 euro e 10.000 euro.

La Corte d’Appello di Napoli aveva accolto la richiesta, condannando il Ministero al pagamento di un’equa riparazione. Il Ministero, però, si è opposto e, una volta rigettata l’opposizione, ha presentato ricorso in Cassazione. La tesi difensiva del Ministero si basava su un punto cruciale: l’irrisorietà della pretesa delle società, che, a suo dire, avrebbe dovuto far scattare una presunzione di insussistenza del danno.

La Questione Giuridica: Il Significato di “Irrisorietà della Pretesa”

Il cuore della controversia ruotava attorno all’interpretazione dell’art. 2, comma 2-sexies, lettera g), della Legge n. 89/2001. Questa norma stabilisce una presunzione iuris tantum (cioè valida fino a prova contraria) di inesistenza del pregiudizio in caso di “irrisorietà della pretesa o del valore della causa, valutata anche in relazione alle condizioni personali della parte”.

Secondo il Ministero, la Corte d’Appello avrebbe errato nel considerare solo il valore oggettivo del credito, senza valutarlo soggettivamente in relazione alla solidità economica delle società creditrici. In sostanza, un credito di decine di migliaia di euro potrebbe essere ‘irrisorio’ per una grande azienda. Inoltre, sosteneva che tale presunzione dovesse valere non solo nella fase iniziale del procedimento, ma anche in quella successiva di opposizione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione sull’Irrisorietà della Pretesa

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del Ministero, pur correggendo in punto di diritto la motivazione della Corte d’Appello. I giudici supremi hanno chiarito che la presunzione di insussistenza del danno opera in tutte le fasi del giudizio, inclusa l’opposizione. Tuttavia, hanno centrato l’attenzione sul concetto stesso di irrisorietà della pretesa.

La Corte ha affermato che tale nozione deve essere interpretata in conformità con la giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU). Una pretesa è ‘irrisoria’ solo quando è manifestamente priva di una ‘reale posta in gioco’. La valutazione deve essere duplice:
1. Oggettiva: basata sul valore effettivo della causa.
2. Soggettiva: rapportata alle condizioni personali ed economiche della parte.

Nel caso specifico, i giudici hanno ritenuto che somme come 79.008,00 euro e 10.793,24 euro siano ‘certamente non bagatellari’. Un importo di tale entità costituisce di per sé una ‘posta in gioco’ significativa, escludendo in radice la possibilità di considerarlo irrisorio. La Corte ha sottolineato che il Ministero non ha fornito alcuna prova concreta riguardo alle ‘condizioni personali’ delle società che potesse sovvertire questa valutazione oggettiva.

Le Conclusioni

L’ordinanza stabilisce un principio di notevole importanza pratica: non è sufficiente per lo Stato invocare genericamente la solidità economica di un’azienda per negare il risarcimento da lungaggine processuale. Un credito di valore oggettivamente rilevante non può essere liquidato come ‘irrisorio’. La decisione rafforza la tutela dei creditori nei confronti della giustizia lenta, ponendo un argine a interpretazioni eccessivamente restrittive della Legge Pinto. Spetterà all’amministrazione che invoca l’irrisorietà fornire prove concrete e decisive che dimostrino come, nel caso specifico, la posta in gioco fosse effettivamente trascurabile per il creditore, un onere probatorio che si preannuncia particolarmente gravoso.

Quando una pretesa può essere considerata ‘irrisoria’ ai fini della Legge Pinto?
Una pretesa è considerata ‘irrisoria’ quando è manifestamente priva di una reale ‘posta in gioco’. La valutazione si basa su un criterio sia oggettivo (il valore della causa) sia soggettivo (le condizioni personali ed economiche della parte). Secondo la Corte, crediti di decine di migliaia di euro non sono, di norma, considerati irrisori.

La presunzione di insussistenza del danno per irrisorietà della pretesa si applica anche nella fase di opposizione del giudizio?
Sì. La Corte di Cassazione ha specificato che la presunzione legale di insussistenza del pregiudizio opera in tutte le fasi del procedimento per equa riparazione, compresa quella di opposizione, ma può essere superata fornendo una prova contraria.

A chi spetta l’onere di provare che una pretesa, sebbene di valore non nullo, è irrisoria in relazione alle condizioni della parte?
L’onere spetta alla parte che invoca la presunzione, in questo caso l’Amministrazione dello Stato. Quest’ultima deve dimostrare con fatti specifici e decisivi che, nonostante il valore oggettivo, la pretesa era di fatto trascurabile per le specifiche condizioni economiche e personali del richiedente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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