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Intervento volontario: difese sempre possibili

La Corte di Cassazione ha stabilito che un terzo che effettua un intervento volontario in un processo può sollevare nuove eccezioni, inclusa quella di prescrizione, anche se i termini per le parti originarie sono già scaduti. Il caso riguardava una lunga controversia tra una società, un comune e vari ministeri per un mancato contributo per un impianto di desalinizzazione. La Corte ha chiarito che le preclusioni per l’interveniente riguardano l’attività istruttoria ma non quella assertiva, garantendo così il pieno diritto di difesa. Ha inoltre accolto il ricorso della società sul calcolo degli interessi sui danni riconosciuti.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Intervento Volontario nel Processo: Quando il Terzo Può Cambiare le Carte in Tavola

L’intervento volontario in un processo civile rappresenta una situazione complessa: un soggetto terzo si inserisce in una controversia già avviata. Quali sono i suoi poteri? Può sollevare difese che le parti originarie, a causa del decorso dei termini, non possono più proporre? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha offerto un chiarimento fondamentale, affermando che chi interviene volontariamente può formulare nuove eccezioni, come quella di prescrizione, anche a termini processuali già scaduti per gli altri. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti: La Vicenda del Desalinizzatore e del Contributo Mancato

La controversia affonda le sue radici negli anni ’60, quando una società, gestore del servizio idrico in un’isola, avviò un progetto per un impianto di desalinizzazione. La società richiese un contributo in conto capitale allo Stato, che fu approvato ma erogato con notevole ritardo e solo in parte. Nel frattempo, le stesse autorità pubbliche finanziarono un progetto alternativo, un acquedotto sottomarino, che di fatto rese obsoleto l’impianto della società.

Ne è scaturita una causa decennale: la società ha citato in giudizio il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) per i danni derivanti dal ritardo nel contributo e il Comune per i danni legati alla mancata utilizzazione dell’impianto, che era stato mantenuto in funzione su indicazione dello stesso Comune, generando un legittimo affidamento.

La Questione dell’Intervento Volontario e le Preclusioni

Un elemento cruciale della vicenda è un errore procedurale: la società aveva citato in giudizio il MEF, mentre l’ente competente era il Ministero delle Infrastrutture (MIF). Il MEF è rimasto contumace, mentre il MIF ha deciso di costituirsi in giudizio attraverso un intervento volontario. Tuttavia, al momento del suo intervento, erano già scaduti i termini per sollevare eccezioni non rilevabili d’ufficio, come la prescrizione. Ciononostante, il MIF ha eccepito la prescrizione del diritto della società.

La Corte d’Appello aveva ritenuto tempestiva e fondata tale eccezione, qualificando la responsabilità come extracontrattuale (con prescrizione breve di 5 anni) e considerando l’intervento del MIF come quello di un terzo che può svolgere attività assertive. La società ha contestato questa decisione in Cassazione, sostenendo che l’interveniente avrebbe dovuto accettare il processo nello stato in cui si trovava, incluse le preclusioni già maturate.

La Decisione della Cassazione sull’Intervento Volontario

La Suprema Corte ha rigettato il motivo di ricorso della società, confermando la decisione d’appello su questo punto. I giudici hanno stabilito un principio di diritto di grande importanza: la preclusione per il terzo che compie un intervento volontario, prevista dall’art. 268 c.p.c., opera esclusivamente sul piano istruttorio (cioè la richiesta di nuove prove) e non su quello assertivo (la formulazione di domande ed eccezioni).

In altre parole, chi interviene può sempre formulare domande nuove e sollevare eccezioni in senso stretto, come la prescrizione, anche se i termini per le parti originarie sono scaduti. Questa interpretazione, secondo la Corte, garantisce il pieno diritto di difesa del terzo interveniente, il quale altrimenti vedrebbe compresso il proprio potere di tutelare i suoi interessi nel processo.

Altri Profili Esaminati: Responsabilità e Calcolo dei Danni

La Corte ha invece dichiarato inammissibile il motivo di ricorso relativo alla qualificazione della responsabilità come contrattuale anziché extracontrattuale, per un difetto di autosufficienza del ricorso stesso. Tuttavia, ha accolto il ricorso della società su un altro punto: il calcolo degli interessi sul danno. La Corte d’Appello aveva fatto decorrere gli interessi dalla data della notifica della citazione, mentre la Cassazione ha stabilito che, trattandosi di un debito di valore, la decorrenza doveva essere valutata diversamente, accogliendo la censura e cassando la sentenza con rinvio su questo specifico aspetto.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Corte si fondano su un’attenta interpretazione delle norme processuali alla luce dei principi costituzionali. I giudici hanno spiegato che limitare il potere dell’interveniente di sollevare eccezioni violerebbe il suo diritto di difesa. La norma che impone all’interveniente di accettare la causa ‘nello stato in cui si trova’ è finalizzata a evitare un regresso del processo e la riapertura di fasi già concluse, in particolare quella istruttoria. Tuttavia, l’attività assertiva, come la proposizione di una difesa di prescrizione, non comporta una regressione procedurale, ma un semplice ampliamento del thema decidendum (l’oggetto della decisione), a cui le altre parti possono comunque replicare, garantendo il contraddittorio.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza consolida un orientamento fondamentale per la pratica processuale:
1. Potere dell’Interveniente: Il terzo che sceglie l’intervento volontario mantiene ampi poteri difensivi, potendo introdurre nel giudizio eccezioni decisive che potrebbero modificarne l’esito.
2. Tutela del Diritto di Difesa: La decisione privilegia la tutela sostanziale del diritto di difesa rispetto a una rigida applicazione delle preclusioni processuali, distinguendo nettamente tra attività probatoria e attività assertiva.
3. Strategia Processuale: Per le parti originarie, ciò significa essere pronti a fronteggiare nuove difese anche in fasi avanzate del processo in caso di intervento di un terzo. Per chi intende intervenire, questa pronuncia conferma la possibilità di far valere pienamente le proprie ragioni, anche se la ‘finestra’ temporale per le difese delle altre parti si è già chiusa.

Un terzo che interviene volontariamente in una causa può sollevare l’eccezione di prescrizione anche se i termini per le parti originarie sono scaduti?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che la preclusione per chi interviene si applica solo all’attività istruttoria (richiesta di prove), ma non a quella assertiva. Pertanto, l’interveniente può sollevare nuove eccezioni, come quella di prescrizione, per tutelare pienamente il proprio diritto di difesa.

L’errore nell’identificare il corretto Ministero da citare in giudizio come viene gestito?
La legge prevede un meccanismo per cui la parte convenuta (tramite l’Avvocatura dello Stato) deve eccepire l’errore e indicare l’organo corretto, consentendo all’attore di rinnovare la citazione. Se ciò non avviene, o se l’organo corretto non viene citato ma decide di partecipare al processo, lo fa tramite un intervento volontario, con le regole e i poteri che ne conseguono, come stabilito in questa sentenza.

L’eccezione di prescrizione sollevata da un coobbligato si estende automaticamente agli altri in questo caso?
No. La Corte ha respinto la tesi del Comune secondo cui l’eccezione del Ministero doveva estendersi anche ad esso. I giudici hanno confermato che i comportamenti illeciti contestati ai due enti erano distinti e non davano luogo a una responsabilità solidale per le specifiche pretese accolte. Di conseguenza, l’eccezione sollevata da uno non poteva giovare all’altro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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