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Intervento del terzo: fino a quando si possono agire?

Una società immobiliare ha citato in giudizio alcuni condomini per rivendicare la proprietà di un’area comune. Altri 24 condomini sono intervenuti nel processo per difendere la natura condominiale del bene. La Corte d’Appello ha ritenuto il loro intervento tardivo, ma la Cassazione ha ribaltato la decisione, chiarendo che l’intervento del terzo è ammissibile fino all’udienza di precisazione delle conclusioni per proporre nuove domande, con limiti solo sulle prove.

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Pubblicato il 12 dicembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Intervento del Terzo: la Cassazione chiarisce i limiti temporali

L’intervento del terzo in un processo civile rappresenta uno strumento fondamentale per tutelare i diritti di chi, pur non essendo parte originaria della causa, potrebbe subirne gli effetti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto un importante chiarimento sui limiti temporali e sulle facoltà assertive dell’interveniente, ribadendo un principio cruciale a tutela del diritto di difesa. Analizziamo insieme questa decisione per comprenderne la portata.

I Fatti di Causa

Una società immobiliare citava in giudizio un gruppo di sette condomini per ottenere l’accertamento della sua esclusiva proprietà su alcune aree adiacenti a un parco condominiale e, di conseguenza, la loro liberazione. I condomini si difendevano, contestando la proprietà della società e, in via subordinata, eccependo l’avvenuta usucapione delle aree.

Durante il giudizio di primo grado, altri 24 condomini decidevano di intervenire nel processo. Essi non solo appoggiavano le difese dei primi convenuti, ma rivendicavano a loro volta la natura di bene comune delle aree contese, ai sensi dell’art. 1117 del codice civile. Il Tribunale accoglieva la domanda della società e dichiarava inammissibile l’intervento dei 24 condomini, ritenendolo tardivo.

L’intervento del terzo e la decisione della Corte d’Appello

I condomini soccombenti proponevano appello, ma la Corte territoriale confermava integralmente la sentenza di primo grado. In particolare, i giudici d’appello ritenevano che l’intervento del terzo, avvenuto dopo la prima udienza, fosse tardivo e non potesse introdurre domande nuove, come quella sulla natura condominiale del bene. Secondo la Corte, l’interveniente deve accettare il processo nello stato in cui si trova, comprese le preclusioni già maturate per le parti originarie riguardo alla formulazione di nuove domande.

Questa interpretazione restrittiva ha spinto i condomini a ricorrere in Cassazione, lamentando la violazione delle norme che regolano l’intervento volontario nel processo.

L’analisi della Cassazione: i termini per l’intervento del terzo

La Corte di Cassazione ha accolto il motivo di ricorso relativo alla tardività dell’intervento, ribaltando la decisione dei giudici di merito. Gli Ermellini hanno richiamato un principio di diritto consolidato, fondamentale per comprendere la portata dell’intervento del terzo.

Il punto cruciale della decisione risiede nell’interpretazione dell’art. 268 del codice di procedura civile. Questa norma stabilisce che l’intervento può avvenire fino all’udienza di precisazione delle conclusioni. La Cassazione ha chiarito che le preclusioni a cui l’interveniente è soggetto riguardano esclusivamente l’attività istruttoria (ovvero la richiesta di nuove prove), e non l’attività assertiva (la proposizione di nuove domande).

Le Motivazioni

La Corte Suprema ha spiegato che consentire l’intervento fino a una fase avanzata del processo, ma privare l’interveniente della possibilità di formulare una propria domanda, vanificherebbe la funzione stessa dell’istituto. L’essenza dell’intervento autonomo o litisconsortile è proprio quella di permettere al terzo di far valere un proprio diritto. Pertanto, negargli questa facoltà a causa delle preclusioni già scattate per le parti originarie sarebbe illogico e contrario al diritto di agire in giudizio.

L’interveniente, quindi, ha sempre la facoltà di formulare domande nuove nei confronti delle altre parti fino all’udienza di precisazione delle conclusioni, anche se i termini per le parti originarie sono già scaduti. L’unica limitazione consiste nel non poter dedurre nuove prove se la fase istruttoria si è già conclusa. Questa interpretazione bilancia l’esigenza di tutelare il diritto del terzo con quella di garantire la ragionevole durata del processo, evitando la riapertura dell’istruttoria.

Le Conclusioni

In conclusione, la Cassazione ha cassato con rinvio la sentenza della Corte d’Appello. Il caso dovrà essere riesaminato da un’altra sezione della stessa Corte, che dovrà attenersi al principio di diritto secondo cui l’intervento dei 24 condomini era pienamente ammissibile. La loro domanda, volta ad accertare la natura condominiale dell’area, dovrà essere esaminata nel merito. Questa ordinanza rafforza la tutela dei terzi nel processo civile, confermando che il loro diritto di agire non può essere compresso da un’interpretazione eccessivamente restrittiva delle norme sulle preclusioni processuali.

Fino a quale momento del processo un terzo può intervenire per far valere un proprio diritto?
Un terzo può intervenire volontariamente in un processo già pendente fino all’udienza di precisazione delle conclusioni, come stabilito dall’art. 268 del codice di procedura civile.

L’intervento del terzo è soggetto alle stesse preclusioni delle parti originarie per la proposizione di nuove domande?
No. Secondo la Corte di Cassazione, le preclusioni che si applicano all’interveniente riguardano solo l’attività istruttoria (la richiesta di nuove prove), ma non l’attività assertiva. Pertanto, il terzo può formulare domande nuove anche se i termini per le parti originarie sono già scaduti.

Cosa succede se una Corte d’Appello dichiara erroneamente tardivo un intervento del terzo?
La sentenza viene cassata dalla Corte di Cassazione. Il caso viene rinviato a un’altra sezione della stessa Corte d’Appello, che dovrà riesaminare la causa tenendo conto della piena ammissibilità dell’intervento e valutando nel merito le domande proposte dal terzo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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