LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Intervento adesivo: quando non si può impugnare

La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un istituto di credito, intervenuto in un processo come parte adesiva. La sentenza chiarisce che l’intervento adesivo non conferisce un diritto autonomo di impugnazione se la parte principale non contesta la decisione sfavorevole. Il caso riguardava l’ammissione di un credito in una procedura fallimentare.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 23 novembre 2025 in Diritto Fallimentare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Intervento Adesivo: La Cassazione Chiarisce i Limiti del Diritto di Impugnazione

L’ordinamento processuale civile prevede la possibilità per un soggetto terzo di partecipare a un giudizio già iniziato. Una delle forme che questa partecipazione può assumere è l’intervento adesivo, con cui il terzo si schiera a sostegno di una delle parti principali. Ma quali sono i poteri processuali di questo soggetto? In particolare, può impugnare autonomamente una sentenza sfavorevole? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito i confini di questa figura, chiarendo che la sua posizione è strettamente dipendente da quella della parte che sostiene.

La Vicenda Processuale: Dal Fallimento al Ricorso in Cassazione

La controversia nasce nell’ambito di una procedura fallimentare. L’agente della riscossione aveva chiesto di essere ammesso al passivo per un ingente credito, basato su un’iscrizione a ruolo richiesta da un istituto di credito. Il giudice delegato aveva respinto la domanda.

L’agente della riscossione ha quindi proposto opposizione al Tribunale. In questo giudizio è intervenuto l’istituto di credito ad adiuvandum, ovvero con un intervento adesivo per sostenere le ragioni dell’agente della riscossione. Il Tribunale, tuttavia, ha rigettato l’opposizione, confermando l’esclusione del credito dal passivo fallimentare.

A questo punto, è stato l’istituto di credito (l’interventore adesivo) a presentare ricorso per cassazione, mentre l’agente della riscossione (la parte principale adiuvata) si è limitato a depositare un controricorso adesivo, appoggiando l’iniziativa della banca senza formulare proprie censure.

La Decisione della Cassazione e i Limiti dell’Intervento Adesivo

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ponendo fine alla questione. La decisione si fonda su un principio consolidato della giurisprudenza di legittimità riguardo ai poteri dell’interventore adesivo.

La Regola Generale sulla Legittimazione a Impugnare

Il punto centrale della pronuncia è che l’interventore adesivo non possiede una legittimazione autonoma a impugnare. La sua posizione processuale è subordinata a quella della parte adiuvata. Ciò significa che l’interventore può proporre impugnazione solo se anche la parte che sostiene decide di farlo. Se la parte principale accetta la decisione sfavorevole o semplicemente non la contesta, l’interventore non può proseguire la battaglia legale da solo.

La Corte ha specificato che l’impugnazione dell’interventore è inammissibile “laddove la parte adiuvata non abbia esercitato il proprio diritto di proporre impugnazione ovvero abbia fatto acquiescenza alla decisione ad essa sfavorevole”.

Il Principio della Soccombenza e le Spese Legali

Una conseguenza diretta dell’inammissibilità è stata la condanna alle spese. In linea con il principio della soccombenza, la Corte ha stabilito che i costi del giudizio dovessero essere sostenuti sia dall’istituto di credito (ricorrente principale) sia dall’agente della riscossione (che aveva aderito al ricorso). Questo perché, aderendo al ricorso, l’agente della riscossione ha condiviso gli interessi e la sorte processuale dell’iniziativa, rendendosi corresponsabile dell’esito negativo.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Corte si basano sulla natura stessa dell’intervento adesivo. Chi interviene ad adiuvandum lo fa per sostenere un diritto altrui, dal cui esito favorevole potrebbe trarre un vantaggio indiretto. Tuttavia, non essendo titolare della situazione giuridica principale oggetto del contendere, i suoi poteri processuali sono limitati. La scelta di impugnare o meno una sentenza spetta al titolare del diritto, ovvero alla parte principale. Permettere all’interventore di impugnare autonomamente significherebbe attribuirgli un potere di disposizione del diritto che non gli compete. La Corte ha ribadito che la legittimazione a ricorrere per cassazione dipende dalla “veste processuale assunta dalla parte all’interno del giudizio a quo”, e nel caso di specie, tale veste era quella, appunto, di mero interventore adesivo dipendente.

Le Conclusioni

Questa ordinanza conferma un orientamento giurisprudenziale granitico e offre un importante monito pratico. Le parti che scelgono di intervenire in un giudizio in via adesiva devono essere consapevoli dei limiti della loro posizione. La loro capacità di agire, inclusa quella di contestare una decisione sfavorevole, è indissolubilmente legata alle scelte processuali della parte che hanno deciso di sostenere. La sentenza sottolinea l’importanza di una chiara strategia processuale condivisa tra la parte principale e l’interventore, poiché le azioni (o le inazioni) della prima condizionano irrimediabilmente i poteri del secondo.

Un soggetto che interviene in un processo per sostenere una delle parti (intervento adesivo) può impugnare autonomamente la sentenza?
No, secondo la giurisprudenza consolidata, l’interventore adesivo non ha una legittimazione autonoma a impugnare la sentenza. Può farlo solo se anche la parte principale che sostiene decide di impugnare, a meno che l’impugnazione non riguardi questioni specifiche relative alla qualificazione del suo stesso intervento.

Cosa succede se la parte principale non impugna la decisione sfavorevole?
Se la parte adiuvata (sostenuta) non esercita il proprio diritto di impugnazione o accetta la decisione, l’interventore adesivo perde la possibilità di contestare la sentenza, e un’eventuale impugnazione da lui proposta sarà dichiarata inammissibile.

Chi paga le spese legali in caso di inammissibilità del ricorso dell’interventore adesivo?
Le spese seguono il principio della soccombenza. In questo caso, la Corte ha condannato in solido sia il ricorrente principale (l’interventore adesivo) sia il controricorrente che aveva aderito al suo ricorso, a rimborsare le spese legali alla controparte vittoriosa (la procedura fallimentare).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati