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Interruzione prescrizione e cambio di giurisdizione

Una lavoratrice del pubblico impiego agiva contro un Ministero per il riconoscimento di mansioni superiori. Il Tribunale ordinario declinava la giurisdizione in favore del giudice amministrativo. La causa, riproposta al TAR, veniva dichiarata estinta. La Corte d’Appello riteneva prescritto il diritto, non riconoscendo effetto interruttivo alla nuova azione. La Cassazione cassa la sentenza, affermando che la riproposizione della domanda dopo una declinatoria di giurisdizione passata in giudicato costituisce un nuovo giudizio con autonomo effetto di interruzione prescrizione. L’effetto del primo atto, inoltre, perdura fino al passaggio in giudicato della sentenza sulla giurisdizione.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Interruzione Prescrizione: la Cassazione e il cambio di giurisdizione

Quando un processo passa da un giudice a un altro per questioni di giurisdizione, cosa succede ai termini per far valere i propri diritti? La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 34295/2024, offre chiarimenti fondamentali sul tema dell’interruzione prescrizione nel delicato passaggio tra giurisdizione ordinaria e amministrativa. La vicenda, che vede protagonista una dipendente pubblica contro un Ministero, mette in luce come l’atto di avvio del ‘secondo’ processo davanti al giudice competente non sia una mera continuazione del primo, ma un atto autonomo capace di interrompere nuovamente la prescrizione.

I Fatti di Causa: Un Lungo Percorso Giudiziario

Una dipendente pubblica, che aveva svolto mansioni superiori di direttore presso un istituto penitenziario tra il 2000 e il 2005, citava in giudizio il Ministero competente per ottenere il relativo compenso. Il percorso legale si rivelava complesso:
1. Primo Giudizio (Giudice Ordinario): La causa veniva inizialmente instaurata davanti al Tribunale del lavoro. Nel 2007, il Tribunale dichiarava il proprio difetto di giurisdizione, indicando il giudice amministrativo (TAR) come competente a decidere.
2. Secondo Giudizio (Giudice Amministrativo): La lavoratrice riassumeva la causa dinanzi al TAR. Tuttavia, questo secondo giudizio veniva dichiarato estinto per perenzione nel 2013 a causa dell’inattività delle parti.
3. La Decisione della Corte d’Appello: La Corte d’Appello, investita della questione, riteneva che il diritto della lavoratrice fosse ormai prescritto. Secondo i giudici di secondo grado, solo il primo ricorso (quello al giudice del lavoro) aveva interrotto la prescrizione. L’atto di riassunzione davanti al TAR era considerato una mera prosecuzione del primo giudizio e, una volta estinto quest’ultimo, perdeva ogni efficacia interruttiva.

La questione giuridica e l’interruzione prescrizione

Il nodo cruciale della controversia riguardava gli effetti dell’interruzione prescrizione nel contesto della cosiddetta translatio judicii, ovvero il passaggio della causa da un giudice privo di giurisdizione a quello che ne è munito. La Corte d’Appello aveva adottato un’interpretazione restrittiva, secondo cui l’estinzione del secondo giudizio (quello ‘giusto’) vanificava l’effetto interruttivo, facendo decorrere la prescrizione come se nulla fosse accaduto dopo il primo atto.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ribaltato completamente la decisione d’appello, accogliendo i motivi di ricorso della lavoratrice e stabilendo principi di diritto fondamentali.

Distinzione tra Riassunzione e Nuova Proposizione della Domanda

Il punto centrale della motivazione risiede nella natura dell’atto con cui si avvia il giudizio davanti al giudice competente. La Cassazione chiarisce che quando la sentenza che dichiara il difetto di giurisdizione è passata in giudicato (cioè è diventata definitiva), l’atto successivo non è una semplice ‘riassunzione’ o ‘prosecuzione’ del vecchio processo. Al contrario, esso dà vita a un nuovo e autonomo giudizio. Di conseguenza, questo nuovo atto ha una propria, indipendente efficacia interruttiva della prescrizione. Considerarlo una mera continuazione, priva di effetti propri in caso di successiva estinzione, è stato ritenuto un errore.

L’Effetto Permanente dell’Interruzione Prescrizione

La Corte ha inoltre precisato un altro aspetto cruciale. L’effetto interruttivo del primo atto di citazione (quello depositato davanti al giudice incompetente) non si esaurisce con la notifica. Tale effetto perdura per tutta la durata del primo processo e fino al passaggio in giudicato della sentenza che dichiara il difetto di giurisdizione. Solo da quel momento la prescrizione ricomincia a decorrere, per poi essere nuovamente interrotta dal deposito del nuovo ricorso davanti al giudice competente.

Validità della Notifica all’Avvocatura dello Stato

Infine, la Cassazione ha respinto l’argomento secondo cui la notifica all’Avvocatura Generale dello Stato non fosse idonea a costituire in mora l’Amministrazione. Al contrario, ha ribadito che, per le amministrazioni statali, la notifica degli atti giudiziari all’Avvocatura non solo è corretta, ma è l’unica via prevista dalla legge, ed è quindi pienamente efficace ai fini dell’interruzione prescrizione.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un importante baluardo a tutela del cittadino che si trova a navigare le complesse acque della ripartizione della giurisdizione. La Corte di Cassazione ha stabilito che:
1. L’atto con cui si introduce la causa davanti al giudice competente, a seguito di una declinatoria di giurisdizione passata in giudicato, è un nuovo atto processuale con autonomo effetto interruttivo.
2. L’effetto interruttivo del primo atto giudiziario si protrae fino a quando la sentenza sulla giurisdizione non diventa definitiva.
Con questa decisione, la Cassazione assicura che gli errori nell’individuazione del giudice competente non si traducano in una perdita irrimediabile del diritto a causa della prescrizione, garantendo così una maggiore effettività della tutela giurisdizionale.

Quando un giudice dichiara la propria mancanza di giurisdizione, l’atto con cui si inizia la causa davanti al giudice corretto è una semplice continuazione del primo processo?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che, una volta passata in giudicato la sentenza sulla giurisdizione, l’atto depositato davanti al nuovo giudice dà inizio a un nuovo e autonomo processo, non è una mera prosecuzione.

L’atto introduttivo di un giudizio poi dichiarato estinto ha comunque effetto sull’interruzione della prescrizione?
Sì. Secondo la sentenza, l’atto con cui si avvia una causa davanti al giudice competente (anche se questo processo viene poi dichiarato estinto) ha un proprio autonomo effetto interruttivo della prescrizione. Inoltre, l’effetto interruttivo del primo atto, presentato al giudice senza giurisdizione, dura fino al momento in cui la sentenza sulla giurisdizione diventa definitiva.

Per interrompere la prescrizione contro un’amministrazione dello Stato, è sufficiente notificare l’atto all’Avvocatura dello Stato?
Sì. La Corte ha confermato che la notifica di un atto giudiziario o di costituzione in mora all’Avvocatura Generale dello Stato è pienamente valida ed efficace per interrompere la prescrizione nei confronti dell’amministrazione pubblica rappresentata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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