LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Interpretazione contratto di lavoro: volontà vs testo

Un lavoratore lamentava un demansionamento a seguito di un errore materiale nel suo contratto, che indicava una mansione superiore a quella effettivamente svolta. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 13799/2024, ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo un principio chiave sull’interpretazione contratto di lavoro: la volontà comune delle parti, desumibile dal loro comportamento concreto fin dall’inizio del rapporto, prevale sul testo letterale del contratto, se questo è frutto di un palese e riconoscibile errore.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Interpretazione Contratto di Lavoro: Cosa Prevale tra Testo e Volontà Reale?

L’interpretazione contratto di lavoro è un’attività cruciale per definire diritti e doveri di azienda e dipendente. Ma cosa succede se il testo scritto non riflette la reale volontà delle parti a causa di un banale errore? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 13799/2024) offre chiarimenti fondamentali, sottolineando come il comportamento concreto e la comune intenzione prevalgano sulla lettera del contratto viziata da un errore materiale.

I Fatti del Caso: Un Errore di Trascrizione nel Contratto

Un lavoratore citava in giudizio il proprio datore di lavoro, una società di raffinazione, lamentando un presunto demansionamento. Secondo il ricorrente, il suo contratto di lavoro prevedeva l’inquadramento come ‘tecnico di laboratorio’, ma di fatto aveva sempre svolto le mansioni di ‘operatore di processo addetto all’impianto’, considerate inferiori. Tale modifica sarebbe avvenuta in concomitanza con una cessione di ramo d’azienda.

La società datrice di lavoro si è difesa sostenendo che l’indicazione ‘tecnico di laboratorio’ nel contratto fosse il risultato di un mero errore materiale, evidente e riconoscibile. In realtà, la mansione che il lavoratore svolgeva fin dal primo giorno era proprio quella di operatore di processo, come concordato tra le parti. L’errore, secondo la ricostruzione, derivava dal fatto che la mansione di tecnico di laboratorio era quella svolta dal padre del lavoratore presso la stessa azienda. La società aveva peraltro provveduto a comunicare formalmente la correzione dell’errore poco dopo l’inizio del rapporto, comunicazione che il lavoratore aveva sottoscritto senza contestazioni per anni.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano dato ragione all’azienda, rigettando la domanda del lavoratore.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso del lavoratore inammissibile. I giudici di legittimità hanno confermato la validità del ragionamento seguito dalla Corte d’Appello, stabilendo che non vi era stato alcun demansionamento, poiché la reale volontà delle parti era sempre stata quella di instaurare un rapporto di lavoro per le mansioni di operatore di processo. L’indicazione differente sul contratto era solo un errore formale, non la base effettiva del rapporto.

Le Motivazioni: L’Importanza della Corretta Interpretazione Contratto di Lavoro

La Corte di Cassazione ha fondato la sua decisione su principi consolidati in materia di ermeneutica contrattuale, chiarendo il percorso logico che un giudice deve seguire.

Il Comportamento delle Parti come Criterio Guida

Il punto centrale della motivazione risiede nell’applicazione dell’articolo 1362 del Codice Civile. Questa norma stabilisce che, nell’interpretare un contratto, si deve indagare quale sia stata la comune intenzione delle parti e non limitarsi al senso letterale delle parole. Il comportamento complessivo delle parti, anche posteriore alla conclusione del contratto, è un elemento fondamentale per questa indagine.
Nel caso di specie, i giudici di merito hanno correttamente valorizzato il fatto che il lavoratore avesse svolto fin da subito e senza obiezioni le mansioni di operatore. Questo comportamento, unito alla pronta comunicazione dell’errore da parte dell’azienda (accettata dal lavoratore), dimostrava in modo inequivocabile quale fosse il reale accordo tra le parti, al di là dell’errore di trascrizione.

L’Insindacabilità dell’Accertamento di Fatto in Cassazione

La Cassazione ha ribadito che l’interpretazione contratto di lavoro è un’attività di accertamento di fatto riservata al giudice di merito. In sede di legittimità, la Suprema Corte non può riesaminare i fatti e sostituire la propria valutazione a quella delle corti territoriali. Il suo compito è verificare che l’interpretazione sia stata condotta nel rispetto dei canoni legali (come l’art. 1362 c.c.) e che la motivazione sia logicamente coerente e priva di vizi. Poiché il lavoratore, con il suo ricorso, mirava a una rivalutazione dei fatti già accertati, senza dimostrare una reale violazione dei principi interpretativi, il suo appello è stato ritenuto inammissibile.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Lavoratori e Aziende

Questa ordinanza rafforza un principio di stabilità e buona fede nei rapporti di lavoro. Stabilisce che un semplice errore materiale in un contratto non può essere strumentalizzato per rivendicare diritti non corrispondenti all’effettivo accordo e svolgimento del rapporto. Per le aziende, sottolinea l’importanza di formalizzare tempestivamente eventuali correzioni, anche se l’errore è palese. Per i lavoratori, chiarisce che il comportamento tenuto nel tempo assume un valore probatorio decisivo per determinare il contenuto reale del rapporto di lavoro. In sostanza, ciò che si fa conta quanto, e a volte più, di ciò che si scrive.

Se un contratto di lavoro contiene un errore materiale sul tipo di mansione, cosa prevale?
Secondo la Corte di Cassazione, prevale la comune intenzione delle parti, che deve essere ricostruita non solo dal testo ma anche dal loro comportamento complessivo, sia prima che dopo la stipula del contratto. Un errore di scrittura evidente e riconoscibile non può sovvertire il reale accordo.

Come si determina la “comune volontà” delle parti in un contratto di lavoro?
Si determina analizzando diversi elementi, tra cui il senso letterale delle parole, il comportamento tenuto dalle parti (ad esempio, le mansioni effettivamente svolte dal lavoratore fin dall’inizio senza contestazioni) e lo scopo pratico che le parti intendevano perseguire con il contratto.

Un lavoratore può contestare in Cassazione la ricostruzione dei fatti operata dai giudici di merito sull’interpretazione del contratto?
No, l’interpretazione del contratto e l’accertamento della volontà delle parti sono attività riservate al giudice di merito (Tribunale e Corte d’Appello). Il ricorso in Cassazione è ammissibile solo se si lamenta una violazione delle norme sull’interpretazione o un vizio logico della motivazione della sentenza, non per chiedere una nuova e diversa valutazione dei fatti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati