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Intermediazione finanziaria: obblighi della banca

La Corte di Cassazione conferma la responsabilità di un istituto di credito per le perdite subite da un cliente su obbligazioni di un emittente fallito. La sentenza ribadisce i doveri informativi e l’obbligo di autorizzazione specifica per operazioni di intermediazione finanziaria effettuate in contropartita diretta, considerate fuori mercato.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto Bancario, Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile

Intermediazione Finanziaria: La Cassazione e i Doveri della Banca nelle Operazioni Fuori Mercato

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione riaccende i riflettori sui doveri degli istituti di credito nell’ambito dell’intermediazione finanziaria, con particolare riferimento all’acquisto di obbligazioni ad alto rischio, come quelle di un noto gruppo bancario internazionale poi fallito. La decisione offre chiarimenti cruciali sulle operazioni eseguite ‘fuori mercato’ e sulla ripartizione dell’onere della prova in caso di contenzioso tra banca e cliente.

I Fatti e il Percorso Giudiziario

La vicenda trae origine dall’azione legale intrapresa da alcuni risparmiatori contro un istituto di credito. Gli investitori lamentavano la nullità o l’annullabilità di diverse operazioni di acquisto di obbligazioni di un colosso finanziario statunitense, successivamente travolto da una crisi di insolvenza. Le doglianze si fondavano su più profili: difetto di forma scritta del contratto quadro, violazione della normativa di settore da parte della banca e inadempimento agli obblighi informativi.

Il Tribunale di primo grado aveva respinto le domande di nullità e risoluzione, ma aveva accolto quella di risarcimento del danno, condannando la banca a restituire il capitale investito. La Corte d’Appello, successivamente adita dalla banca, aveva parzialmente riformato la sentenza, accogliendo l’appello ma disponendo la detrazione, dal risarcimento, dei rimborsi che i clienti avevano già ottenuto dalla procedura concorsuale americana (Chapter 11).

La Decisione della Corte di Cassazione nell’intermediazione finanziaria

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso presentato dall’istituto di credito, confermando la sua responsabilità. La Corte ha stabilito principi fondamentali riguardo l’applicazione delle norme sull’intermediazione finanziaria, specialmente per le operazioni eseguite al di fuori dei mercati regolamentati.

Operazioni in ‘Contropartita Diretta’ e Obblighi Normativi

Il cuore della controversia risiedeva nella natura delle operazioni. La Corte d’Appello aveva correttamente qualificato l’acquisto dei titoli come avvenuto su un mercato non regolamentato, non perché i titoli fossero emessi a Lussemburgo, ma perché l’operazione era stata eseguita in ‘contropartita diretta’. In tale modalità, la banca non agisce come un semplice mandatario, ma come diretta controparte del cliente, vendendogli titoli dal proprio portafoglio. Questo fa sì che l’operazione esuli dal mercato regolamentato, attivando tutele specifiche per l’investitore.

La Cassazione ha smontato la tesi della banca, secondo cui la normativa Consob (in particolare l’art. 8 del Regolamento n. 11768/1998) si applicherebbe solo a strumenti finanziari ‘trattati in mercati regolamentati italiani’. I Giudici hanno chiarito che il termine ‘trattati’ deve essere inteso come ‘negoziati’ e non ‘emessi’ in Italia. Pertanto, la normativa che impone una specifica autorizzazione del cliente e il rispetto del principio di ‘best execution’ per le operazioni fuori mercato si applica anche a titoli esteri negoziati in Italia.

L’Onere della Prova e la Presunzione del Nesso Causale

Un altro punto cruciale affrontato dalla Corte riguarda l’onere della prova. La Cassazione ha ribadito il suo orientamento consolidato: sebbene spetti al cliente provare il nesso di causalità tra l’inadempimento della banca e il danno subito, la violazione degli obblighi informativi da parte dell’intermediario crea una ‘presunzione legale’ di sussistenza di tale nesso. L’asimmetria informativa tra banca e cliente è tale che la mancata o scorretta informazione è di per sé idonea a disorientare l’investitore. Spetta quindi alla banca fornire la prova contraria, dimostrando che l’investitore avrebbe comunque effettuato l’operazione o che il danno è stato causato da eventi imprevedibili e non collegati alla sua condotta.

Le motivazioni

Le motivazioni della Suprema Corte si fondano su un’interpretazione teleologica e sistematica della normativa a tutela del risparmiatore. L’obbligo di concentrare le negoziazioni sui mercati regolamentati, introdotto sin dal 1991, mira a garantire massima trasparenza e attendibilità delle quotazioni. Le deroghe, come le operazioni fuori mercato, sono ammesse solo a condizioni rigorose: una preventiva autorizzazione del cliente e la garanzia di ottenere un prezzo migliore (best execution).

La Corte ha sottolineato che la banca non aveva fornito prova di aver ricevuto un’autorizzazione esplicita per operare in contropartita diretta, né di aver garantito il miglior prezzo. La semplice dicitura ‘ordine in contropartita diretta’ non era sufficiente, specialmente in un contesto informativo carente che violava gli obblighi Consob. La condotta della banca è stata quindi ritenuta gravemente colposa, poiché non conforme a precisi obblighi normativi.

Riguardo alla quantificazione del danno, la Corte ha confermato la correttezza della decisione d’appello di applicare l’art. 1225 c.c., che limita il risarcimento al danno prevedibile. Tuttavia, la prevedibilità non va valutata in relazione alla crisi specifica dell’emittente, ma in base a un criterio di normalità per quella categoria di rapporti. La detrazione dei rimborsi ottenuti dalla procedura concorsuale è stata ritenuta corretta in quanto ha ridotto il pregiudizio effettivo subito dagli investitori.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un importante monito per gli intermediari finanziari e una significativa tutela per i risparmiatori. Le conclusioni pratiche che se ne possono trarre sono molteplici:

1. Massima Attenzione alle Operazioni Fuori Mercato: Le banche devono essere estremamente diligenti quando propongono operazioni in contropartita diretta, poiché sono soggette a requisiti normativi stringenti, indipendentemente dal luogo di emissione dei titoli.
2. L’Autorizzazione Deve Essere Specifica: Non basta una generica autorizzazione all’investimento. Per le operazioni fuori mercato, è necessaria un’autorizzazione preventiva e specifica del cliente, supportata da un’informativa completa e trasparente.
3. La Presunzione Gioca a Favore del Cliente: In caso di violazione degli obblighi informativi, la legge presume che il danno sia una conseguenza diretta della condotta della banca. Questo inverte di fatto l’onere della prova, ponendo l’intermediario in una posizione processuale più difficile.
4. Corretta Quantificazione del Danno: Il risarcimento deve tenere conto di eventuali recuperi parziali del capitale, come quelli derivanti da procedure fallimentari, per evitare un ingiusto arricchimento del danneggiato. La prevedibilità del danno è valutata in astratto, non con riferimento al singolo evento catastrofico.

Quando un’operazione su titoli esteri si considera ‘fuori mercato’ e richiede un’autorizzazione specifica del cliente?
L’operazione si considera fuori mercato non perché i titoli sono emessi all’estero, ma quando viene eseguita in ‘contropartita diretta’, cioè quando la banca vende direttamente i titoli al cliente dal proprio portafoglio. Tale modalità richiede una preventiva e specifica autorizzazione da parte del cliente.

In caso di violazione dei doveri informativi da parte della banca, chi deve provare il nesso di causalità con il danno subito dall’investitore?
La violazione dei doveri informativi genera una presunzione legale che il danno sia conseguenza di tale inadempimento. Spetta quindi alla banca (l’intermediario) fornire la prova contraria, dimostrando che il danno è dovuto ad altri fattori che hanno interrotto il nesso causale.

Come viene calcolato il risarcimento del danno se l’investitore ha già ottenuto rimborsi dalla procedura fallimentare dell’emittente dei titoli?
Dal risarcimento totale del danno, che mira a ripristinare il capitale investito, devono essere detratti i rimborsi già ottenuti dall’investitore attraverso la procedura concorsuale (in questo caso, il ‘Chapter 11’).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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