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Interessi onorari avvocato: da quando decorrono?

Un avvocato ha agito in giudizio per il recupero dei propri compensi professionali. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha stabilito un principio fondamentale sugli interessi onorari avvocato: essi decorrono dalla data della domanda giudiziale e non dalla successiva pubblicazione del provvedimento. La Corte ha inoltre confermato l’applicabilità del tasso di interesse maggiorato previsto per le transazioni commerciali, cassando la decisione del Tribunale che aveva erroneamente posticipato la decorrenza degli interessi.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Interessi Onorari Avvocato: La Cassazione Stabilisce la Decorrenza dalla Domanda Giudiziale

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato una questione di grande rilevanza pratica per i professionisti legali: la decorrenza e il tasso degli interessi onorari avvocato. La decisione chiarisce che gli interessi sui compensi professionali non pagati iniziano a maturare dal momento della domanda giudiziale, e non da quando il giudice emette il provvedimento di condanna. Questo principio rafforza la tutela del credito professionale e allinea la giurisprudenza a una lettura più favorevole per il creditore.

I Fatti del Caso

Un avvocato aveva convenuto in giudizio una società per azioni al fine di ottenere il pagamento dei propri onorari professionali. Il Tribunale, pur accogliendo la domanda nel merito, aveva commesso un errore nel calcolo degli accessori, stabilendo che gli interessi dovessero decorrere solo dalla data di pubblicazione dell’ordinanza e non dalla data di notifica dell’atto introduttivo del giudizio. Insoddisfatto di questa statuizione, il legale ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando la violazione degli articoli 1224 e 1284 del codice civile.

La Decisione della Corte e gli interessi onorari avvocato

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del professionista, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno ribadito un principio consolidato: nel caso di crediti per prestazioni professionali, la costituzione in mora del debitore avviene con la richiesta di pagamento. Questa richiesta può essere una diffida stragiudiziale o, come nel caso di specie, la notifica dell’atto giudiziario. È da quel preciso momento che il debito diventa esigibile e iniziano a maturare gli interessi, a prescindere da quando interverrà la liquidazione effettiva da parte del giudice. La Corte ha sottolineato che la mora non può essere esclusa per il solo fatto che il giudice abbia liquidato una somma inferiore a quella originariamente richiesta dal creditore.

Le Motivazioni Giuridiche

La motivazione della Corte si fonda su due pilastri normativi. Il primo è l’articolo 1224 del codice civile, che disciplina gli interessi nelle obbligazioni pecuniarie, facendoli decorrere dalla messa in mora. La domanda giudiziale è l’atto di messa in mora per eccellenza, essendo un atto recettizio che porta a conoscenza del debitore la pretesa del creditore in modo formale.
Il secondo pilastro è il quarto comma dell’articolo 1284 del codice civile. La Corte ha specificato che, ratione temporis (trattandosi di un giudizio avviato nel 2020), a questi crediti si applica il tasso di interesse maggiorato, pari a quello previsto dalla legislazione speciale sui ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali. L’ordinanza impugnata è stata quindi cassata perché ha errato sia nello stabilire la decorrenza degli interessi (dalla pubblicazione anziché dalla domanda) sia nel non specificare l’applicazione di questo tasso legale maggiorato.

Conclusioni

Questa pronuncia della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche. Conferma che il professionista che agisce per il recupero dei propri crediti ha diritto agli interessi fin dal momento in cui formalizza la sua richiesta di pagamento in sede giudiziale. Non deve attendere i tempi, spesso lunghi, della giustizia per vedere il proprio credito iniziare a produrre frutti. Inoltre, il riconoscimento del tasso di interesse previsto per le transazioni commerciali funge da deterrente per i clienti morosi, incentivando un adempimento più tempestivo. La decisione, quindi, non solo corregge un errore di diritto, ma rafforza concretamente la posizione creditoria degli avvocati e degli altri professionisti.

Da quale momento decorrono gli interessi sui compensi professionali di un avvocato?
Secondo l’ordinanza, gli interessi decorrono dalla data della messa in mora, che coincide con la proposizione della domanda giudiziale (o con una richiesta stragiudiziale di pagamento), e non dalla data di pubblicazione del provvedimento che liquida il compenso.

Se il giudice liquida un importo inferiore a quello richiesto dall’avvocato, gli interessi sono comunque dovuti dalla domanda iniziale?
Sì. La Corte chiarisce che la mora del debitore non può essere esclusa solo perché la liquidazione giudiziale è stata effettuata in misura inferiore rispetto a quanto richiesto dal creditore.

Quale tasso di interesse si applica ai crediti per onorari professionali?
Per i giudizi introdotti nel periodo di vigenza della norma, si applica il tasso di interesse maggiorato previsto per i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali, come stabilito dal quarto comma dell’art. 1284 del codice civile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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